Testi di: Floriana Ferro, Luca Taddio, Silvia Capodivacca, Nicoletta Cusano, Floriana Ferro, Gabriele Giacomini, Jacopo Menghini, Massimo Durante, Francesco Tormen, Francesco Valagussa.
La cifra della "rivoluzione digitale" non sta semplicemente nel promuovere grandi cambiamenti, bensì nell'aprire a inedite concezioni del mondo e dell'essere umano. La sfida intellettuale e scientifica alla base di questo volume è, dunque, indagare le implicazioni delle attuali tecnologie digitali (reti telematiche, piattaforme, intelligenza artificiale, big data, Internet delle cose, realtà virtuale ecc.) adottando una prospettiva critica e globale. Ciò corrisponde a superare una visione "tecnocentrica", che troppo spesso si focalizza sul potenziale delle tecnologie sottovalutando il contesto culturale, sociale e politico, oltre che i valori e i modelli ideali degli individui e delle comunità con cui le innovazioni si devono necessariamente confrontare. I contributi all'interno di questo volume esaminano, con gli strumenti tipici delle discipline umanistiche, le diverse modalità in cui gli esseri umani possono rapportarsi al digitale, modificando se stessi e le tecnologie in un intreccio di azioni e retroazioni dinamiche e complesse.
Per quale motivo gli abitanti della Terra hanno da sempre avvertito la chiamata del Sacro? Qualsiasi nome sia stato assegnato a questo sentimento, si tratta di qualcosa di relativo alla volontà umana di conoscere. Una certa tradizione filosofica pare dirci che il compito dell’uomo è quello di ricercare la verticalità, mirando a spazi celesti, e lasciandosi alle spalle una processualità puramente orizzontale, la quale non può che spingerlo a lasciare lo spazio precedentemente occupato.
Donà, al contrario, invita il lettore a dubitare che il Sacro richiami l’uomo all’esteriorità, e a ipotizzare invece che esso lo chiami a partire dalle profondità di un mare incondizionato sul quale è sospesa la nostra fragile esistenza terrena. Soltanto il vero creatore, colui che è capace di portare il non essere all’essere, sarebbe dunque in grado di disvelare il carattere incondizionato proprio al Sacro.
Massimo Donà è docente ordinario di Filosofia Teoretica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute, San Raffaele di Milano, dove insegna Metafisica e Ontologia dell’arte. Da diversi anni è curatore, con Romano Gasparotti, dell’opera postuma di Andrea Emo. Tra le sue numerose pubblicazioni, segnaliamo: Sulla negazione, Milano 2004; Filosofia della musica, Milano 2006; Arte e filosofia, Milano 2007; I ritmi della creazione. Big Bum, Milano 2009; Santificare la festa, Bologna 2010; Filosofia. Un’avventura senza fine, Milano 2010. Con Mimesis ha pubblicato: Il mistero dell’esistere. Arte, verità e insignificanza nella riflessione teorica di René Magritte, 2006; L’aporia del fondamento, 2008; La “Resurrezione” di Piero della Francesca, 2009; Il tempo della verità, 2010; Abitare la soglia, 2011.
Luca Taddio è dottore di ricerca in Filosofia, insegna Estetica all’Università di Udine. Il suo interesse di ricerca prevalente è la filosofia della percezione e la teoria dell’immagine. È autore di numerosi racconti filosofici, per lo più raccolti nel volume Spazi immaginali (2004).
Salvatore Lavecchia è docente di Storia della Filosofia Antica presso l’Università degli Studi di Udine. Ha pubblicato studi sulla lirica greca di età arcaica e classica (Pindari Dithyramborum Fragmenta, Roma 2000), sulla storia della religione greca, su Platone (Una via che conduce al divino. La «homoiosis theo» nella filosofia di Platone).
La presente raccolta di saggi di Ortega y Gasset ruota attorno al più peculiare fenomeno dell'epoca contemporanea, ossia l'ingombrante e onnipervasiva presenza della tecnica. Più in particolare, essa mira a inserire la riflessione del filosofo iberico sulla tecnica nel più ampio contesto dell'antropologia filosofica di Ortega. Da una condizione iniziale di carenza e di dipendenza dall'ambiente circostante, l'uomo compie un atto inaudito: inventa la tecnica, cioè un'impresa che mira non tanto ad adattare l'individuo all'ambiente, ma piuttosto quest'ultimo all'individuo, finendo così letteralmente per "riformare" la natura. Lungi dall'essere un'aggiunta tardiva alla condizione umana, la tecnica è parte essenziale della nostra stessa natura, e ci distingue in modo netto da qualunque altro ente.