"Forse in nessun autore del Novecento il rapporto fra l'opera e la vita, il «vissuto» e il «poetato» è così stretto e, insieme, inafferrabile come in Walter Benjamin. La raccolta esaustiva di tutti i suoi testi di carattere autobiografico che questo libro propone (dai curricula vitae ai diari, dagli appunti di viaggio ai testi narrativi come Cronaca berlinese) è, per questo, tanto più indispensabile quanto più sembra lasciarci inappagati, quasi che il velo che l'autore ha inteso stendere sulla sua biografia s'infittisse nella misura esatta in cui egli prova a raccontarcela nei suoi più minuti particolari. Nel prologo a Infanzia berlinese, Benjamin ci informa che, richiamando alla memoria i suoi ricordi infantili, ha voluto servirsene come una vaccinazione contro la nostalgia. I tratti biografici si ritirano così nell'ombra e lasciano il posto alle «immagini in cui l'esperienza della grande città si sedimenta in un bambino della classe media». I ricordi più intimi e personali, i sogni, la ricorrente tentazione del suicidio, le amicizie, gli amori sono così lo specchio in cui si riflette il ritratto di un'intera epoca e di un'intera società. E forse da nessuna parte Benjamin ci ha lasciato il suo autoritratto come in un appunto della metà degli anni trenta: «Soluzione dell'enigma: perché non riconosco nessuno, perché confondo tra di loro le persone? Perché io stesso non voglio essere riconosciuto, perché io stesso voglio essere confuso con altri»." (Giorgio Agamben)
Questo libro, che raccoglie le lezioni di Adorno all'Università di Francoforte nel semestre estivo del 1965, si connette strettamente alla sua opera maggiore, la "Dialettica negativa". L'ultima parte del corso ripercorre, infatti, i temi che saranno svolti, a un livello di maggiore complessità stilistica ed espressiva, in quella parte della "Dialettica" che s'intitola "Meditazioni sulla metafisica". Nel corso sulla metafisica Adorno affronta le questioni ultime alle quali la filosofia non può sottrarsi: la difficoltà di pensare dopo Auschwitz, il modo in cui questo evento trasforma l'interrogazione sul senso e rende obsoleta ogni filosofia affermativa, le domande radicali sulla morte e sulla finitezza del singolo, la natura paradossale della trascendenza, che non si lascia né affermare né negare. Nelle lezioni qui pubblicate, però, emerge anche un altro aspetto della riflessione adorniana: il confronto diretto e puntuale con il pensiero di Aristotele, inteso come l'originario momento fondativo della tradizione metafisica dell'Occidente. Nell'interpretazione dei concetti cardine della metafisica aristotelica (universale e particolare, forma e materia, potenza e atto, movimento e motore immobile) emerge l'acume critico del pensatore francofortese, che lo colloca a pieno titolo tra i grandi maestri del Novecento.