Il saggio che qui si presenta, "Écoute, mon ami", di Louis Jouvet, tradotto in italiano da Dina Saponaro e Lucia Torsello, con una nota di Franca Angelini, è di quelli che conciliano gli amateurs col teatro e confortano gli studiosi, di fronte allo smarrimento che la povertà teorica e innovativa del teatro di oggi può provocare. Perché siamo di fronte a un saggio non sistematico ma forse proprio per questo folgorante, col quale si penetra in quello che Jouvet chiama il "segreto" dell'attore, segreto da svelare, da testimoniare rivelandolo. Pubblicato postumo nel 1952, "Écoute, mon ami" apparve dopo appena due anni in traduzione italiana. A distanza di oltre cinquanta anni è sembrato opportuno ripensare con diversa consapevolezza critica a questo scritto. È nata così l'idea di una nuova traduzione, che ci auguriamo possa rendere più chiare al pubblico di oggi le intenzioni dell'autore nonché la musicalità, il movimento e la struttura del testo, la cui circolarità interlocutoria ed accattivante trasmette, chiarisce, ribadisce un nodo centrale del pensiero di Jouvet: l'importanza che per ogni comédien ha il pensare le proprie sensazioni nella costruzione della propria consapevolezza esistenziale ed artistica.