Da diversi anni un gruppo di studiosi ha avviato un'indagine sul rapporto fra i linguaggi, intesi come sistemi di comunicazione fra gli individui, la storia delle idee e le pratiche culturali nell'età moderna. Questo progetto si è posto l'obiettivo di comprendere in che modo i diversi contesti culturali hanno potuto condizionare le forme di comunicazione verbale e non verbale, creando infine linguaggi tipici di un'epoca o di un determinato ambito sociale. L'attenzione si è concentrata sulla cultura europea della seconda metà del XVIII secolo nel momento in cui è stato possibile individuare nell'opera di Filangieri il laboratorio per la nascita di una modernità espressa anche nel rinnovamento del lessico comune europeo. La consapevolezza che il linguaggio del tardo Illuminismo non è costituito solo da parole e da concetti ma anche da segni linguistici più antichi, ha spinto anche l'attenzione verso lo studio di simboli i cui significati vennero ripresi e rielaborati nell'età dei Lumi per essere infine consegnati al Romanticismo e alla cultura contemporanea.
Che cosa possono offrire la storia alla linguistica e la linguistica alla storia? Questo volume nasce dall'incontro e dalla discussione fra storici e linguisti che si sono proposti di rispondere a queste domande. Ne emerge un quadro ampio, che spazia dal Cinquecento al Novecento, e che offre una prospettiva della storia delle parole, dei linguaggi e dei loro mutamenti attraverso fenomeni quali l'uso della grammatica nella cultura spagnola, le discussioni sull'idea di libertà in Olanda, l'invenzione dei concetti di lingua nazionale tra Seicento e Settecento e di linguaggio universale nell'epoca dei lumi, fino ai dibattiti sul rapporto tra lingue e politica nell'età dei nazionalismi e alle trasformazioni lessicali del XX secolo.