La filosofia non può sottrarsi ad una tensione intrinseca di natura operativa: essa è un’attività libera, gratuita, non subordinabile ad alcun fine diverso dall’amore per la sapienza, o per la conoscenza, ma chi la esercita non può fare a meno di supporre che essa non lasci indifferenti gli uomini, o gli animi intatti. Questo nuovo volume dei Quaderni di pratica filosofica propone riflessioni critiche, storiche e, soprattutto, filosoficamente fondate sulle nozioni di “cura” (in senso non terapeutico) e di “orientamento al valore”. Centrale risulta essere l’idea, sfaccettata e variamente suffragata dal punto di vista teorico, di pensiero caring, base di quella comune coscienza relazionale che determina la premura, la preoccupazione e l’affanno tanto nei confronti del Sé quanto dell’Altro da sé; e, più in generale, stimola l’attenzione nei confronti del Mondo, nel senso, appunto, del “prendersi cura”. La “cura” rappresenta un tema oggi ampiamente dibattuto nel panorama filosofico italiano e i contributi qui offerti, seguendo diversi filoni di ragionamento, provano sia a indicare delle prospettive di apertura che a tracciarne i limiti entro i quali è forse opportuno discuterne in seno alla filosofia.
Da qualche tempo si registrano frequentazioni della filosofia differenti rispetto al passato. Non è la filosofia che cambia, ma la richiesta dell'uomo nei suoi confronti. Oggi si chiede alla filosofia di tornare ad essere "pratica sociale", cioè attività pubblica, collegiale e democratica. Centrale in questo volume è la nozione di "comunità di ricerca", che si pone come luogo privilegiato di mediazione fra la filosofia e la politica, attraverso l'argomentazione etica, da un lato, e l'indagine esplorativo-conoscitiva, dall'altro. L'idea di base è che la pratica della filosofia in società possa condurre a stabilire un nesso indissolubile tra pensiero critico, condivisione di valori, costruzione dì conoscenza e attitudine democratica, libertaria e tollerante.