I profeti dell'arte si danno appuntamento, come per un mistero, all'inizio di ogni secolo: in quei frangenti, ecco uno scarto rispetto al passato che fa intravedere il futuro. Una profezia, appunto, che interpreta il presente, ma soprattutto anticipa la sensibilità popolare o più raffinata a venire. Vittorio Sgarbi parte da questo assunto e risponde a una serie di quesiti, scelti per elaborare un percorso tematico denso di sorprese. Il libro ripercorre così un millennio di storia e critica dell'arte, individuando dieci figure di artisti, minori, finanche sconosciuti, e maggiori, che hanno sovvertito la sensibilità di ogni secolo nascente. Così, accanto a Giotto e a Andy Warhol, troviamo Wiligelmo e Diego Velàzquez, Ercole de' Roberti, Masaccio e Pablo Picasso. Una lectio ricca di suggestioni e sorprese, gag e irriverenti digressioni artistico-politiche.
C'era una volta una grande tenda da circo, dove un giorno non si sentirono più i ruggiti dei leoni ma rumori di teatro: quel circo si era trasformato in un teatro tenda. Per lo spettacolo servivano un paio di pantaloni neri, una camicia bianca e una cassa che nel tempo si è riempita di personaggi e di storie e sonetti e novellacce, alcuni approdati sulla scena, altri rimasti nascosti nel camerino. A cominciare dalla grande rappresentazione sacra di Giubileo, passando da Gaetanaccio a Edmund Kean, Gigi Proietti, o meglio il dottor Divago, racconta in questo libro di mondi perduti e di altri vicinissimi a noi. Sono novellacce dietro le quinte, rubate tra una battuta di scena e l'altra, battibecchi fra le sarte e i giovani attori, ma anche squarci di cronaca come la decisione di quel sindaco che voleva cancellare S.P.Q.R. e sostituirlo con RoMe&You. E tra un racconto e l'altro fanno capolino molti sonetti e poesie, annotati di corsa dietro una scaletta, poco prima di cambiare l'abito e riaggiustare il trucco. Il risultato è un racconto nel racconto di pensieri arruffati, atti unici, odori, abitudini che segnano il ritorno di un grande affabulatore capace di far sorridere e commuovere con le sue cronache ad alto tasso di romanità. E non solo, perché questo diario-de-camerino è un'occasione per vedere il lavoro dell'attore da vicino, spiarne la meticolosità maniacale, l'incanto ossessivo che da finzione diviene realtà per ogni spettatore.
Alcuni numeri relativi all'immenso lavoro delle Poste durante la Grande guerra possono dare l'idea di quanto fosse grande il bisogno di comunicare di chi si trovava al fronte e di chi aveva visto partire una persona cara. Tuttavia, per comprendere il significato che ebbe la corrispondenza personale in quel difficile momento storico, bisogna immergersi nel contenuto delle migliaia di lettere e cartoline spedite e ricevute dai soldati. I sentimenti patriottici, la preoccupazione per l'andamento del lavoro nei campi, la spavalderia e il cameratismo, l'orrore della carneficina, la struggente lontananza e la preoccupazione di essere dimenticati... nelle parole dei soldati e dei loro familiari e amici c'è di tutto, un Paese diviso dagli eventi della Storia e tenuto assieme da un filo sottile fatto di inchiostro e di carta. Aspettata con ansia e poi conservata fra i tesori di famiglia, talvolta recuperata in maniera avventurosa dagli effetti personali di un caduto, preservata in archivi e biblioteche o acquistata per caso in un mercatino, la corrispondenza di guerra è oggi un documento storico inestimabile, che racchiude - ancora vive - le voci delle diverse classi sociali, provenienze geografiche e individualità che hanno fatto la storia dell'Italia.
La prima guida che illustra i significati simbolici e le curiosità degli affreschi della Cupola di Santa Maria del Fiore. Un ciclo pittorico di oltre 3600 mq eseguito per volere del Granduca da due degli artisti più rinomati di fine Cinquecento: Giorgio Vasari e Federico Zuccari. Oltre 700 figure dipinte di cui 248 angeli, 235 anime, 21 personificazioni, 102 personaggi religiosi, 35 dannati, 13 ritratti, 23 putti e 12 animali.
Complessa è la genesi letteraria di questa tragedia, scritta da Shakespeare nel 1602. Tra le opere ispiratrici si possono rintracciare sia il "Troilo e Criseide" di Geoffrey Chaucer sia il "Filostrato" di Boccaccio, oltre a lavori quasi contemporanei allo stesso Shakespeare quali quello scritto dallo scozzese Robert Henryson (1593). In realtà, la vicenda originaria non si trova nella mitologia greca quanto in quella medievale, in particolare nel "Roman de Troie" di Benoit de Saint-Maure. La trama è presto detta: nel corso della Guerra troiana Troilo, principe troiano (figlio di Priapo), amoreggia con Cressida, a cui giura eterno amore, poco prima che venga mandata nel campo acheo nel quadro di uno scambio di ostaggi e prigionieri. Desideroso di rivederla, Troilo si introduce di nascosto nel campo avverso e lì la vede amoreggiare con Diomede, il grande eroe acheo che avrebbe in seguito duellato con Enea. A quel punto Troilo la bolla come prostituta. La vicenda fornisce il quadro per una serie di digressioni sui temi della libertà sessuale e del pacifismo, cosa che rese per molti secoli l'opera irrappresentabile e mal digeribile dalla morale in vigore. Sarà solo nel Ventesimo secolo, in particolare a partire dagli anni Sessanta, che la tragedia andrà incontro a una più felice accoglienza da parte del pubblico. Non a caso è considerata, fra le tragedie di Shakespeare, una fra le più moderne.
"Cimbelino", rappresentato in vita dell'autore ma pubblicato solo postumo nel 1623, è un dramma romanzesco che curiosamente combina un episodio di storia britannica all'epoca della dominazione romana con una novella del Decamerone. Protagonista del dramma è la bella e innocente figlia di Cimbelino, Imogene, che si trova al centro di una complessa rete di forze che vorrebbero imporle le nozze con il figlio della matrigna. Solo dopo un'innumerevole serie di equivoci, travestimenti e colpi di scena, Imogene riuscirà a riabbracciare il marito segreto Postumo, a ricongiungersi con il padre e a propiziare una nuova alleanza tra romani e britanni. Introduzione di Nemi D'Agostino.
Se dovessimo raccontare la Storia dell'umanità utilizzando dieci immagini, una di queste sarebbe certamente la Basilica di San Pietro: non solo è un luogo simbolo della cristianità, ma rappresenta la suprema sintesi di duemila anni di arte e scienza, creatività e potere. È un'immagine per noi talmente familiare che spesso non ci domandiamo nemmeno quali papi e artisti l'abbiano voluta, progettata e costruita, né come sia diventata quell'incredibile scrigno di capolavori che, nella sua magnificenza, ogni anno torna ad affascinare sette milioni di visitatori. Eppure seguire l'evoluzione di San Pietro nel tempo, come ci dimostra Alberto Angela in questo libro che abbina illustrazioni a un racconto, è un viaggio senza pari nella Storia che svela anche vicende poco note e curiosità inedite. Tutto comincia nel I secolo d.C. quando l'apostolo Pietro viene crocifisso a testa in giù sul Vaticanum: qui c'era il circo di Nerone e, accanto, si stava sviluppando una vasta necropoli che sarebbe rimasta sepolta per secoli prima di tornare alla luce nel 1939. Come fu possibile? Nel IV secolo Costantino decise di costruire una grande basilica sul luogo del martirio di Pietro e... interrò la necropoli: nasceva così la chiesa più importante della cristianità, ricca di tesori e teatro per secoli di ogni genere di eventi come l'incoronazione di Carlo Magno.
"Sono cresciuta con la regola del niente. Niente giocattoli. Niente bambole. Niente regali. Niente ricorrenze. Niente di niente." È così che può iniziare una vita, in fuga da una stanza senza quadri alle pareti, da una casa senza dolcezza, senza amore, senza infanzia. E allora la voglia di libertà diventa più forte di tutto, più forte del ricatto e di qualsiasi convenzione. Così cominciano le bravate di chi è costretto a rompere le regole con l'esagerazione, gli anni del terzetto Loredana, Mimì e Renato in perenne scorribanda per Roma, in fuga dagli alberghi, calandosi dalla finestra con le lenzuola annodate perché i soldi per pagare il conto non c'erano. Finché arriveranno, inaspettati, i primi successi, "Sei bellissima" e "Non sono una signora", gli incontri straordinari, l'America di Andy Warhol e ritorno. Il grande amore per un bel tennista svedese e il disastro di un altro sogno infranto. Sempre in guerra, sempre in cerca di altri voli. Ma quale musica leggera! Il palco più difficile è quello di Sanremo, nel 1997, quando Loredana salirà per cantare "Luna", per urlare all'Italia la rabbia e il dolore per la morte di Mimì, la sorella maggiore che aveva cercato di proteggerla dall'inferno dell'infanzia e che nessuno era stato in grado di proteggere dalla vita. Sono gli anni del buio, della solitudine che fa più paura, del dolore che spezza il fiato.
Questo libro nasce dallo speciale fascino che nel tempo i labirinti hanno esercitato su Franco Maria Ricci. Pagina dopo pagina, grazie a una ricchissima ricognizione illustrata nell'arte, nel mito e nella storia, ne sfilano numerosi: nella forma delle conchiglie, nei mosaici pavimentali o incisi sulle monete, dipinti in miniature o in progetti di architettura e per giardini. Una ricca e raffinata collezione che segna l'atteso ritorno di Franco Maria Ricci all'editoria, curata con la stessa attenzione al dettaglio e alla qualità che ha segnato per cinquant'anni la sua attività. Un libro tributo a un luogo dalla storia millenaria in cui siamo invitati a perderci. Introduzione di Umberto Eco.
Da quando ha iniziato a scrivere, Rick Moody si è sempre occupato di musica: questo libro raccoglie i suoi testi sul tema, da leggere come un'appassionata dichiarazione d'amore per il mondo delle note. Moody passa dal jazz degli anni '40, quando la parola cool evocava vibrazioni finalmente positive dopo la guerra, ai progetti dei Wilco o di Pete Townshend, passando in rassegna il meglio della musica: la delicatezza di Otis Redding, l'estasi dei Velvet Underground, le collaborazioni con Meredith Monk, fino alla sperimentazione estrema di Arvo Part. "Musica celestiale" è una guida all'ascolto che invita a immergersi nella musica come ha fatto il suo autore, per scoprire suoni nuovi e sorprendenti.
Dopo il primo volume dedicato alle Tragedie, questo nuovo tomo, il secondo dei quattro previsti per completare "Tutte le opere" di Shakespeare raccoglie le Commedie: dieci testi, considerati capolavori universali, nell'originale inglese in edizione critica, con traduzione a fronte e con un ricco apparato di introduzioni e commenti (I due gentiluomini di Verona; La bisbetica domata; La commedia degli errori; Pene d'amor perdute; Sogno di una notte di mezza estate; Le allegre comari di Windsor; Molto rumore per nulla; Come vi piace; La dodicesima notte; I due nobili congiunti). In queste pièces Shakespeare realizza la sublime interazione di pratiche e linguaggi teatrali eterogenei: il decoro dei classici si unisce alla vivacità e alla sregolatezza della festa popolare, la tradizione orale vivacizza quella scritta, lo spirito comico si accompagna al tragico, la riflessione del saggio alla libertà del sognatore, l'illusorietà della favola al ritmo magistrale della rappresentazione. È questa l'essenza stessa del comico, che allinea queste celebri opere alle maggiori creazioni del genere, da Rabelais a Cervantes e oltre. Ma uniche e irripetibili sono le figure caratteristiche della Commedia shakespeariana. Tra queste, quella del Matto: colui che chiede di "godere di una libertà illimitata, come il vento che può soffiare su chi vuole e quelli a cui più brucerà la sua follia, dovranno riderne di più"...
I monumenti e le opere d'arte custodite fra le strade e le sale dei musei romani raccontano l'eternità della capitale, la sua storia, le sue tappe dalla fondazione ai giorni d'oggi. Ilaria Beltramme, ripercorre i periodi salienti della città eterna attraverso le opere che meglio li hanno rappresentati e ne hanno espresso lo spirito. Dalla Roma degli etruschi e i suoi simboli, per passare a quella di Cesare, di Augusto e delle gens; e poi ancora, il Medioevo romano e la città papalina, il Rinascimento e le gesta dei papi del tempo, per arrivare alla Roma barocca, quella di Caravaggio e dei Barberini, e poi alla Roma settecentesca dei grandi architetti; per concludere poi con la Roma novecentesca e fascista e chiudere con l'età contemporanea, in cui parti della città sono in piena evoluzione, attraversando un peculiare momento di rinascita. Dalla Lupa capitolina alla Piramide Cestia, dalla Domus Aurea alla basilica di San Clemente, dai dipinti di Caravaggio all'opera di Borromini e Bernini, ripercorrendo i secoli fino ai nostri giorni, fatti di street art, di contaminazioni artistiche e di risveglio delle periferie.