"Andrea Volpe e le Bestie di Satana: il truce fatto di cronaca trova qui, per forza di scrittura, lo spessore di un vero romanzo" (Walter Siti). Non ricorda niente. Lo chalet, Mariangela, la videocassetta. La notte che sta sfumando in un'alba di neve è un buco nero in testa, una voragine su cui incombe una luna incendiaria. Andrea Volpe non dorme da giorni, e ha perso il conto delle droghe che ha in corpo, ma una consapevolezza improvvisa lo attraversa come un brivido quando la sua Honda termina la corsa, sul ponte del canale Villoresi: è tutto finito. È il 24 gennaio 2004, sembra la fine di un incubo, ma in realtà è solo l'inizio per quel ragazzo con gli occhi da folle e i lunghi capelli corvini. A Somma Lombardo si apre l'indagine sulle Bestie di Satana, uno dei casi di omicidi più sconvolgenti del Dopoguerra italiano, come lo ha definito la BBC. Andrea ha ventisette anni, una vita già spezzata prima che le sue dichiarazioni ai carabinieri lo consegnino alla cronaca come il mostro, prima che la giustizia faccia il suo corso e arrivi la condanna definitiva per quattro omicidi. A vent'anni di distanza dai fatti, Gianluca Herold ricostruisce la storia di Andrea Volpe, che si racconta per la prima volta in queste pagine con la fiducia e la sfrontatezza di chi prova finalmente a togliersi la maschera. Il risultato è un romanzo di scavo, che ci restituisce l'itinerario brutale di un uomo che ha abitato l'abisso, e lo fa attraverso la sua voce e quella di chi ne ha incrociato il destino. Un viaggio nel male assoluto che ci interroga con sguardo lucido e una scrittura tagliente sulla possibilità di voltare pagina.
In "Quella volta" Gerry Scotti riannoda il filo invisibile dei suoi, dei nostri anni passati. Quanti ricordi si nascondono nelle pieghe della memoria? Momenti fugaci, emozioni intense, persone e oggetti che hanno lasciato un segno indelebile nel cuore, sono come piccoli frammenti di un puzzle che, messi insieme, compongono il mosaico della nostra vita. I ricordi sono un tesoro prezioso che portiamo con noi per tutta la vita. Tutti noi, infatti, ricordiamo con nostalgia le lunghe giornate estive dell'infanzia, i giochi all'aperto con gli amici, i primi giorni di scuola, l'emozione di ricevere un regalo, la paura del buio... E poi le prime infatuazioni, le amicizie profonde dell'adolescenza, ma anche le insicurezze, i dubbi, la ricerca di una propria identità. I primi lavori, le vacanze e i viaggi avventurosi, le notti insonni passate a studiare. E le delusioni, le difficoltà, le scelte difficili da affrontare. Con l'età adulta sono poi arrivati i momenti di riflessione, il bilancio di quanto abbiamo fatto e di quanto ci manca ancora da fare. Ricordiamo i successi professionali, le relazioni affettive, le gioie e i dolori della vita. Senza però dimenticare i rimpianti, le occasioni mancate, i sogni rimasti nel cassetto. Tutti questi attimi, legati nella nostra memoria ai grandi eventi della Storia, quelli che tutti ci ricordiamo, sono un tesoro prezioso che portiamo con noi per tutta la vita. Ci permettono di rivivere emozioni uniche, di imparare dagli errori del passato, di apprezzare il presente e di guardare al futuro con speranza. Sono un ponte tra il passato e il futuro. Un ponte che percorriamo, pagina dopo pagina, insieme con l'autore, divertendoci e commuovendoci di fronte ai suoi, ai nostri ricordi.
Quando parliamo di intelligenza cognitiva ed emotiva, tutti sappiamo intuitivamente a cosa ci stiamo riferendo: la prima è sicuramente quella che utilizziamo di più nella vita di tutti i giorni, per conoscere il mondo e agire in esso; la seconda, diventata celebre grazie al lavoro dello psicologo statunitense Daniel Goleman, ci permette di leggere le nostre emozioni, così da poter distinguere, affrontare e abitare anche le emozioni degli altri. Ma non possiamo allenare l'intelligenza umana al suo massimo potenziale se non prendiamo in considerazione anche l'intelligenza spirituale, un vero e proprio collante relazionale che permette di tenere insieme quella cognitiva e quella emotiva. In questo libro la teologa e spiritual counselor Barbara Marchica ci insegna così a capire come possiamo concretamente costruire e intrecciare relazioni di autentico valore con gli altri, e con noi stessi, proprio a partire dalla nostra spiritualità, che ci rende sempre consapevoli della differenza tra il bene e il male, lasciandoci liberi di scegliere. Partendo dai principi del Vangelo, che vede nell'esperienza universale della fragilità una strada privilegiata per conoscere davvero noi stessi, Marchica ci accompagna in un percorso di miglioramento spirituale integrando i precetti della fede cristiana con la teologia, la psicologia e le pratiche del counseling. Un vero e proprio viaggio, in grado di attivare un processo interiore capace di metterci in pace con noi stessi e darci la forza di migliorare noi, i nostri rapporti e il mondo che ci circonda. Prefazione di monsignor Luca Bressan.
"I grandi libri hanno il potere di leggerci, ci forniscono una chiave per decifrare la nostra vita. Tra di essi alcuni hanno una valenza maggiore che sfora in un territorio superiore e in un certo senso più pericoloso. Mi riferisco a quei testi ritenuti sacri. Pericolo che è dato dalla straordinaria potenza che essi hanno. Se usate male, infatti, le motivazioni spirituali possono armare guerre, perché fanno appello a una potenza di senso che è più grande di una semplice convinzione. Ma quando lo spirituale diventa potenza distruttiva, in realtà ha smesso di essere spirituale e si è pervertito in ideologia. La vera spiritualità unifica la persona, e ne crea i presupposti per una fondamentale relazionalità." "La forza della mitezza" nasce proprio dal desiderio di offrire una chiave di lettura profonda della realtà e dell'animo umano che crei connessione tra persone anche apparentemente molto lontane tra loro per credo, convinzioni e cultura. Per farlo Luigi Maria Epicoco ci accompagna attraverso le pagine del Vangelo di Matteo così da lasciare che il tentativo primordiale dell'evangelista riaccada anche nella nostra vita: riannodare il passato con il presente e mostrare come l'attributo più divino di Cristo sta nella sua mitezza e nella sua umanità. Come Mosè nei racconti dell'Antico Testamento sale sul monte per ricevere la Legge da parte di Dio, così Gesù sale sul monte per donarne una nuova: quella delle beatitudini. Passo dopo passo il lettore è accompagnato a rileggere la propria esistenza entrando in una dimensione spirituale che tocca alla radice i grandi interrogativi umani, che accomunano credenti e non credenti.
«Beati gli ultimi perché saranno i primi. A sorridere della spudoratezza di Dio». È la vecchia storia della maglia nera che c'è stata al Giro d'Italia dal 1946 al 1951: a indossarla, e dunque a vincerla, era colui che si classificava ultimo. Era, chiaramente, l'esatto opposto della maglia rosa, quella indossata dal primo arrivato. Valeva tanto quanto. Uno che se ne intendeva era Luigi Malabrocca, famoso proprio per aver indossato una maglia così epica e strana. Non è mai entusiasmante, nel mondo degli uomini, arrivare ultimi. Quando, però, incontri un ultimo diventato primo, è l'attimo nel quale ti si svela l'evidenza di quell'apparente assurdità architettata dal Cristo: «Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti» (Mc 10,44). Il Cristo che, quando voleva deteriorare alla base le verità dei presunti santi, insospettiva con creanza e savoir-faire: «Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi» (10,31). Detto e fatto. Detto e rifatto. Con lo stile dissacrante e profondo che ormai gli è proprio, il parroco del carcere di Padova, vicino da sempre a Papa Francesco, segue il Vangelo di Luca per andare in gita dentro le sue provocanti immagini, in un cammino mai prevedibile come quello di Gesù, per ritornarsene poi nella vita di tutti i giorni con un'evidenza più luminosa. Come se, specchiandosi nelle pagine dei Vangeli, la vita - quella che, sovente, fatichiamo a leggere nei minimi dettagli - si ripresentasse ai suoi occhi in alta definizione. È la magia di parole, quelle evangeliche, che non hanno mai finito di raccontare tutto ciò che sognano di raccontare ai loro innumerevoli lettori.
La Generazione Z è la prima ad aver attraversato la pubertà con in tasca un portale verso una realtà alternativa eccitante, ma pericolosa. È la prima ad aver sperimentato la transizione da un'infanzia basata sul gioco a un'infanzia basata sul telefonino, ma anche da un'infanzia libera a una ipercontrollata: mentre gli adulti hanno infatti iniziato a proteggere eccessivamente i bambini nel mondo reale, li hanno lasciati privi di sorveglianza in quello online. Attingendo alle ricerche più recenti, Haidt mostra come questa "riconfigurazione" ha interferito con lo sviluppo di bambini e adolescenti causando ansia, privazione del sonno, frammentazione dell'attenzione, dipendenza, paura del confronto sociale. E mentre ne espone le disastrose conseguenze chiama alle armi genitori, insegnanti, aziende tecnologiche e governi affinché salvino la salute mentale dei più giovani.
Negli anni incandescenti del Sessantotto, gli impetuosi venti di cambiamento che agitano la società si insinuano anche tra le fila del «movimento» di Gioventù Studentesca, sorto più di dieci anni prima al Liceo Berchet di Milano: un migliaio di liceali e alcune centinaia di universitari se ne allontanano per aderire al Movimento studentesco. È lo «scossone più grosso» mai subìto dall'esperienza di Gioventù Studentesca, come dirà in seguito il suo fondatore, don Luigi Giussani. Dopo aver lasciato la guida di GS, in quegli stessi anni don Giussani frequenta con assiduità il Centro Culturale Charles Péguy. Fondato nel 1964 a Milano da un gruppo di laureandi, laureati e assistenti universitari, di fatto rappresenterà la prosecuzione dell'esperienza iniziata nelle aule del Liceo Berchet e, al contempo, l'inizio di quella realtà che di lì a poco assumerà definitivamente il nome di «Comunione e Liberazione». Questo volume raccoglie per la prima volta le trascrizioni delle lezioni tenute da don Giussani presso il Centro Culturale Charles Péguy dal 1968 al 1970, nell'arco di tre anni di incontri e riflessioni intorno a una intuizione che sarà gravida di conseguenze: solo nella comunione cristiana possiamo sperimentare la liberazione, cioè l'avvento di un mondo più umano. Attento osservatore della società, Don Giussani guarda al sommovimento politico, sociale e culturale portato dal Sessantotto cogliendo l'istanza profonda che sta alla base del fenomeno - il risveglio del desiderio di autenticità nella vita e di cambiamento nel mondo - e leggendo gli anni della contestazione giovanile come il crinale di un «cambiamento d'epoca» che si stava preparando già da tempo. E la forza della proposta di don Giussani si rivela intatta, se non ancora più dirompente, al giorno d'oggi, in una società segnata dall'individualismo, da un tessuto sociale sempre più logoro e da nuove tecnologie che invece di avvicinarci, nella comunione che il sacerdote auspicava, ci allontanano inesorabilmente gli uni dagli altri.
"La civiltà in cui viviamo si sviluppa attraverso una trama che si dipana tra due grandi capitali del mondo antico: Gerusalemme e Roma. Si tratta di una vicenda ricca di tradimenti, enigmi, assassinii, colpi di scena, perfetti ingredienti per una serie tv. Io però ti offro di entrare in questa storia non come spettatore, ma in un'altra maniera: da testimone. Mettendoti in cammino insieme a me in un pellegrinaggio." Dall'arrivo di san Paolo e di san Pietro a Roma all'incendio che brucerà la città e di cui saranno accusati i due Apostoli prima di essere condannati a morte, Alessandro Sortino ci accompagna attraverso lo spazio e il tempo alla scoperta delle piazze, dei monumenti e delle case in cui è nata la Chiesa cattolica. E lo fa raccontando le vite dei protagonisti dell'epoca e le tracce che hanno lasciato, arrivate incredibilmente ancora intatte fino a noi. Il "Dio nuovo" è la storia di come una piccola comunità di uomini e di donne ha conquistato senza armi il cuore dell'impero più potente dell'antichità, ma è anche un cammino alla ricerca del cristianesimo delle origini, un pellegrinaggio che l'autore ci invita a compiere con lui. La città di Roma diventa, tra le pagine, un labirinto fatto di strade che partono nel presente, si perdono nel passato e sbucano nel futuro. Questo libro è un viaggio che, un passo dopo l'altro, ci condurrà fino al sepolcro degli Apostoli e attraverso la Porta Santa, un'occasione per interrogarsi sui valori su cui fondiamo la nostra vita e su quanto ci impegniamo a coltivarli e trasmetterli.
Francesco ha diciannove anni e vive in provincia di Siena, ha frequentato il liceo senza troppi problemi ed è uno scout entusiasta. Adora la sua piccola città, i giri in motorino per le campagne, i tramonti di fuoco oltre le colline, ma nel suo cuore c’è anche altro, c’è il desiderio assoluto di fare musica. E, per questo sogno, la provincia è troppo stretta. Così Francesco si trasferisce a Milano, in cambio della promessa fatta ai genitori di iscriversi all’università e di alloggiare in una stanza messa a disposizione da una parrocchia, in zona Navigli. Ed è qui che conosce don Andrea, giovane sacerdote anche lui appena arrivato dalla provincia, e Filippo, altro ospite della struttura, violinista tutto ripiegato nel suo mondo eppure capace di intuizioni folgoranti. Non solo musicali. Milano per Francesco sembra inizialmente l’habitat naturale, il luogo dove tutto è possibile, tanto che riesce a mettere piede nel mondo discografico e a pubblicare il suo primo singolo di successo. Lo aiutano la sua determinazione e anche una serie di coincidenze, a cominciare dall’incontro con Linda durante un concerto. Ma la metropoli è anche un mondo nuovo, grande, caotico, di “persone, locali, luci, discorsi, brindisi, ragazze, sguardi, vestiti, gente che pippa, musica a palla, risse, applausi, champagne, vodka, sponsorizzazioni, selfie, svapo, autisti, buttafuori, risate… flash che non hanno tempo di sedimentare perché un giorno sì e l’altro pure ne sopraggiungono di nuovi”. Riuscirà a non perdere il filo di se stesso e dei suoi sogni, a capire che “nessuno si salva da solo, neanche quando è grande”? Dopo la festa è una storia d’amore e di amicizia, un libro pieno di musica, su cosa significa restarsi accanto quando le luci si spengono e ci si incammina verso casa.
Centinaia di incontri dedicati a introdurre i giovani alla lettura di alcuni capolavori della letteratura cristiana e non, uno scambio continuo di conoscenze ed esperienze per capire, appassionarsi, condividere: su questo si reggeva la missione educativa condotta da don Fabio Baroncini nell’alveo degli insegnamenti di don Luigi Giussani. Sullo slancio di quanto lo stesso Giussani aveva fatto con il volume Le mie letture, questo libro raccoglie e sintetizza le introduzioni alla lettura con cui don Fabio faceva nascere nei ragazzi non solo una passione letteraria ma anche un metodo conoscitivo. Abelardo, Manzoni, Claudel, Dostoevskij, Lagerkvist, Bardy, Péguy, Martindale, Eliot e Dante sono alcuni degli autori scelti per introdurre le proprie riflessioni, per generare un dibattito con i giovani e trovare quelle pietre di paragone tra l’arte letteraria e le proprie esperienze di vita: una ricerca continua, originale e sempre viva perché alimentata dalla passione per la conoscenza e da un infaticabile impegno educativo.