Chi non conosce Pinocchio e le sue avventure? Quando e da chi uno le ha conosciute? Difficile la risposta. Pinocchio fa parte della memoria di tutti. Poche cose sono così radicate nella cultura popolare del nostro come di altri paesi. Ma questo significa che nel rimettersi a leggere, a capire le avventure di Pinocchio, si possono capire le esigenze più profonde di quella umanità che le ha fatte proprie. Le esigenze dell'uomo sono la grande strada per comprendere il suo senso della vita, il suo senso religioso. Questo spiega la nascita di un libro di teologia che, capitolo per capitolo, segue le avventure di Pinocchio. La differenza tra burattino e figlio, nolenti o volenti, resta la sintesi del dramma dell'uomo contemporaneo.
In "ChatGPT non pensa (e il cervello neppure)" Miguel Benasayag, che da decenni si occupa del rapporto tra la macchina e il vivente, dialoga con Ariel Pennisi. È un dialogo stimolato dalla recente diffusione di massa di ChatGPT-4, ma che viene da lontano, si intreccia con spazi di vita, ricerca scientifica e un impegno politico comune. Non si tratta di essere tecnofobi o tecnofili: «Mentre gli uni si ripiegano sulla nostalgia di una natura perduta, gli altri si gettano nel vortice del funzionamento totale, dove il corpo, la finitezza, i limiti immanenti dell'esperienza vitale e perfino i segni della storia non sono che un ostacolo per una volontà di efficienza che gira a vuoto». Un dialogo serrato, meditato e chiarificante che rivendica la necessità di pensiero e di pratiche contro le nuove forme pervasive di colonizzazione digitale e in favore della "singolarità del vivente", della «capacità di noi bestie di non funzionare, di vivere da inutili e di percepire tale condizione come la perfezione stessa». Ancora una volta, Benasayag ci invita a elaborare un modello di ibridazione tra la tecnica e gli organismi viventi che non si riduca a una brutale assimilazione.
Una sorprendente lettura femminista della storia biblica che culmina con la figura di Maria. Questo piccolo libro, che riscosse grande successo in Germania, è il risultato di tre conferenze tenute da Ratzinger poco prima della sua nomina a cardinale di Monaco. La lettura dell'Antico Testamento attraverso le figure di grandi donne, Eva, Sara, Rachele, Anna e Giuditta, prende concretezza con la promessa del messia. La mariologia secondo Ratzinger ha un proprio spazio nella teologia e non deve essere considerata un'imitazione, quasi un sottoprodotto della cristologia. Joseph Ratzinger nasce nel 1927 a Marktl am Inn, in Baviera, e diviene sacerdote nel 1951. Dopo la laurea in Teologia è docente presso le Università di Bonn, Münster e Tubinga. Giovane e influente perito al Concilio Vaticano II, nel 1977 è arcivescovo di Monaco di Baviera e riceve la dignità cardinalizia. Dal 1981 è prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Il 19 aprile 2005 viene eletto Papa con il nome di Benedetto XVI; si dimette l'11 febbraio 2013. Dall'elezione di papa Francesco assume il titolo di Pontefice Emerito.
Il Credo può essere considerato il testamento spirituale di uno dei più grandi teologi del XX secolo. Hans Urs von Balthasar medita gli articoli di fede del Credo e in essi il mistero inesauribile del Dio uno e trino. La sua interpretazione testimonia di una limpida gioia della ricchezza e della bellezza del mistero trinitario. Scrive eloquentemente Balthasar «Ogni molteplicità proviene da qualcosa di semplice. Le molte membra dell'uomo, da un uovo fecondato. Le dodici enunciazioni del credo apostolico, anzitutto da queste tre domande particolari: Credi in Dio Padre, nel Figlio e nello Spirito santo? Ma anche queste tre formule sono espressione - ed e Gesù Cristo a fornircene la prova -, del fatto che l'unico Dio è, nella sua essenza, amore e donazione». I testi che qui ci vengono presentati, per la loro straordinaria densità e profondità, costituiscono una piccola «summa» della teologia di Balthasar.
"I cristiani e l'Impero romano" della storica Marta Sordi ha mutato la percezione del rapporto fra i discepoli di una nuova religione e la Roma imperiale: il rapporto di incontro-scontro tra il cristianesimo e il potere politico viene colto qui in tutta la sua complessità. L'autrice dà vita a un'esauriente sintesi storica dei tre secoli circa che vanno dall'ingresso del cristianesimo nell'Impero romano alla conversione di Costantino. Il rapporto tra la nuova religione e il potere politico appare articolato e complesso: i cristiani furono spesso avvertiti come pericolo e fonte di instabilità per la pax romana, ma, ciononostante, il confronto e lo scontro tra le due culture diede vita a relazioni multiformi, intessute tanto di persecuzioni quanto di incontri costruttivi e possibilità di convivenza. Scrive Marta Sordi nella Prefazione: «Dopo la svolta neroniana del 62 le persecuzioni ci furono e i martiri furono numerosi, ma lo scontro non fu quasi mai a livello politico: né da parte dei Cristiani, che continuarono ad affermare, anche durante le persecuzioni, il loro lealismo verso l'impero e a proclamarsi buoni cittadini di esso, né da parte dell'impero, che non avvertì quasi mai nei Cristiani un pericolo per la sua sicurezza e che si ridusse spesso ad essere il braccio secolare del fanatismo religioso delle folle e di una cultura intollerante».
"Teodrammatica" è la seconda parte della grande esposizione balthasariana della fede cattolica. Prendendo le mosse dagli attributi dell'essere (bello, buono, vero), egli ha trattato nella prima parte (Gloria) della bellezza del mondo e della gloria di Dio; nella seconda (Teodrammatica) della libertà finita e infinita e nella terza (Teologica) l'insieme delle questioni concernenti la verità creata, la verità divina, nonché il loro reciproco rapporto. Dopo il volume primo della "Teodrammatica", la Introduzione al dramma, il secondo è antropologico, il terzo cristologico, il quarto soteriologico; il quinto trinitario. In questo quarto volume si tratta di un'"azione" lungamente preparata. Nel primo è stata anzitutto elaborata una precomprensione della categoria del drammatico come introduzione alla comprensione della rivelazione (o "teologia"). Poi occorreva presentare i personaggi del dramma. Ma nella tensione tra la libertà riconosciuta della creatura davanti a Dio (vol. 2) e l'inclusione di questa libertà in Cristo, a partire dal quale soltanto si danno personaggi teodrammatici (vol. 3), c'era già l'esca di accensione per qualcosa di così esplosivo che non si poteva cominciare altrimenti che nel "segno dell'Apocalisse". Essa già indica che l'agire della libertà umana non può essere aggirato o sorvolato dal più vasto agire dell'"Agnello come immolato" e ridotto a fattore inoffensivo. Qui il discorso non è quello di una apocatastasi che inserisce l'impegno cristiano tra Dio e l'uomo in un panorama filosofico (alla maniera di Plotino o di Hegel) circa un'emersione e un rientro del mondo nella divinità. Giacché si dà un'insurrezione titanica degli uomini contro la loro inclusione nel mistero della croce. Fin dal tempo di Cristo esiste una passione anticristica: "Se io non fossi venuto e non avessi parlato loro, essi sarebbero senza peccato". Solo là dove si apre il cielo si spalanca anche l'inferno.
Teodrammatica è la seconda parte della grande esposizione balthasariana della fede cattolica. Prendendo le mosse dagli attributi dell'essere (bello, buono, vero), egli ha trattato nella prima parte (Gloria) della bellezza del mondo e della gloria di Dio; nella seconda (Teodrammatica) della libertà finita e infinita e nella terza (Teologica) l'insieme delle questioni concernenti la verità creata, la verità divina, nonché il loro reciproco rapporto. Dopo il volume primo della Teodrammatica, la Introduzione al dramma, il secondo è antropologico, il terzo cristologico, il quarto soteriologico; questo quinto è trinitario. Ciò che si può dire alla fine circa l'ultimo atto del dramma fra cielo e terra non sono che termini stupefatti e balbettanti, che girano intorno a questo mistero, termini che si appoggiano ad alcune lampeggianti parole ed allusioni della Scrittura. Si è tentato di andare fino al limite consentito dalla Scrittura, per alcuni forse un passo più avanti, ma di fermarsi rigorosamente là dove speculazioni apparentemente logiche hanno condotto soltanto in un vuoto astratto o davanti a superflue segnalazioni di divieto. Non è scientifico, neppure in campo teologico, parlare con esattezza di cose che non si possono sapere (per esempio dello stato intermedio). Conforme all'avvertimento dell'Aquinate si è cercato di costruire della teologia sugli articoli di fede (e non inversamente) sulla Trinità, sull'Incarnazione del Figlio, sulla sua vicarietà per noi in croce e nella resurrezione, sulla sua missione dello Spirito a noi nella Chiesa apostolica e nella Communio Sanctorum la quale teologia è la sola chance per il fatto che anche oggi e in futuro si possa attuare una testimonianza di vita (e di morte) per "il supremo dono di Dio", che solo così diviene irreversibile e insuperabile
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In questo volume si analizzano la grande opera di Bernardo e la riforma cistercense e le città tornate a essere luogo di attrazione della vita sociale e culturale dei Paesi europei. La risposta della Chiesa alla rivoluzione cittadina sono gli ordini cosiddetti mendicanti, primi tra tutti francescani e domenicani. Di fronte ai gravi problemi sociali e alle nuove povertà, così come alle esigenze culturali, la Chiesa diviene il punto di riferimento e si può così parlare di una vera civitas medievale, con le grandi opere ospedaliere, le università e le cattedrali, lo sviluppo delle arti e della musica. Ma il periodo vede anche lo strappo con la Chiesa d'Oriente, il disastro della quarta crociata contro Bisanzio, l'Inquisizione contro i movimenti di riforma ed ereticali.
Dopo aver riconosciuto la libertà religiosa nel 1990, dal 1997 la Russia ha ricostituito un sistema confessionista che rispecchia quello zarista, rinnegando il separatismo proclamato nella Costituzione. Alla Chiesa di Stato viene assegnato un ruolo privilegiato e si ricostituisce la triade Ortodossia, Autocrazia e Spirito nazionale. Mosca si ripropone come Terza Roma, il cui territorio canonico esorbita dai confini dello Stato. Sorgono di conseguenza dei conflitti tra le Chiese ortodosse in Ucraina, Estonia e Moldavia. Il rapporto sinfonico che si è consolidato tra Kirill e Putin porta alla sacralizzazione dell'identità nazionale russa e alla conseguente discriminazione delle minoranze religiose. Nel saggio che conclude questo quarto e ultimo volume, Stefano Caprio mostra come la Russia di Putin sia un'incarnazione della Russia di sempre: un grande Paese dalla vocazione universale e incompiuta, un popolo messianico non per elezione divina, ma per conseguenze della storia, una terra senza confini in cerca di una nuova definizione. Dopo un secolo segnato dall'ateismo più sistematico e totalitario, l'Ortodossia russa è rinata come l'Uccello di Fuoco della mitologia slava. La guida suprema di questa rinascita, Vladimir Putin, ha sottomesso ogni possibile avversario e ha mostrato al mondo la volontà della Russia di tornare a essere la superpotenza di un tempo; la Chiesa del patriarca Kirill cerca di non rimanere succube del cesaropapismo, ma di guardare al terzo millennio come alla nuova era del cristianesimo universale, unica salvezza per un mondo sull'orlo della rovina. Il volume si completa con un saggio di Stefano Caprio.
Il colpo di stato del 1917 soffoca i fermenti di rinnovamento che dalla fine del XIX secolo si sviluppano nella società civile e nella chiesa e che trovano espressione nella legge sulla tolleranza religiosa del 1905 e nella convocazione, dopo anni di titubanze, del grande concilio del 1917-1918 che delibera la ricostituzione dell'istituto del patriarcato, abolito da Pietro il Grande nel 1721. Lo scontro del nuovo regime con la chiesa è segnato sin dall'inizio dalla violenza e dalla coercizione cruenta, che viene sospesa solo a seguito dell'invasione nazista, quando Stalin si rende conto che per aggregare la popolazione contro il nemico è necessario ricostituire l'antico legame tra ortodossia e patriottismo, concedendo alla chiesa uno spazio di libertà. Prende allora avvio la nep religiosa staliniana, la quale ha vita assai breve, lasciando il posto a una fase di asservimento del patriarcato di Mosca ai fini della politica sovietica, durante la quale si procede nell'Urss e nei paesi limitrofi alla soppressione violenta della chiesa greco-cattolica e alla sua forzata aggregazione all'ortodossia, nel dichiarato tentativo di dar vita a un Vaticano moscovita, finalizzato ad assegnare alla chiesa di Mosca, pienamente controllata dal regime, un ruolo di guida sul piano internazionale al servizio della politica estera comunista. Nel contempo riprende dal 1947 una nuova fase di intolleranza che trova il suo culmine con Chruscëv, il quale, avviando il processo di destalinizzazione, finisce inconsapevolmente col favorire la nascita del dissenso civile e religioso, che contribuirà in modo significativo al progressivo sfaldamento del sistema negli anni di Gorbacëv