A quindici anni, Mariam non è mai stata a Herat. Dalla sua kolba di legno in cima alla collina, osserva i minareti in lontananza e attende con ansia l'arrivo del giovedì, il giorno in cui il padre le fa visita e le parla di poeti e giardini meravigliosi, di razzi che atterrano sulla luna e dei film che proietta nel suo cinema. Mariam vorrebbe avere le ali per raggiungere la casa di Herat, dove il padre non la porterà mai perché lei è una harami, una bastarda, e sarebbe un'umiliazione per le sue tre mogli e i dieci figli legittimi ospitarla sotto lo stesso tetto. Vorrebbe anche andare a scuola, ma sarebbe inutile, le dice sua madre, come lucidare una sputacchiera. L'unica cosa che deve imparare è la sopportazione. Laila è nata a Kabul la notte della rivoluzione, nell'aprile del 1978. Aveva solo due anni quando i suoi fratelli si sono arruolati nella jihad. Per questo, il giorno del funerale, le è difficile piangere. Per Laila, il vero fratello è Tariq, il bambino dei vicini, che ha perso una gamba su una mina antiuomo ma sa difenderla dai dispetti dei coetanei; il compagno di giochi che le insegna le parolacce in pashto e ogni sera le da la buonanotte con segnali luminosi dalla finestra. Mariam e Laila non potrebbero essere più diverse, ma la guerra le farà incontrare in modo imprevedibile. Dall'intreccio di due destini, una storia indimenticabile che ripercorre la Storia di un paese in cerca di pace, dove l'amicizia e l'amore sembrano ancora l'unica salvezza.
Barbara Monestier oggi ha ventisette anni. A quattro anni venne adottata da uan famiglia francese, a ventuno è tornata in Cile, suo paese d'origine, ed è riuscita a incontrare la sua madre biologica. Questo è il suo libro testimonianza che racconta il dramma dell'adozione dal punto di vista del bambino e non da quello dei genitori e che ha suscitata grande dibattito sui media francesi
Si dice che il tempo guarisca ogni ferita. Ma, per Amir, il passato è una bestia dai lunghi artigli, pronta a riacciuffarlo quando meno se lo aspetta. Sono trascorsi molti anni dal giorno in cui la vita del suo amico Hassan è cambiata per sempre in un vicolo di Kabul. Quel giorno, Amir ha commesso una colpa terribile. Così, quando una telefonata inattesa lo raggiunge nella sua casa di San Francisco, capisce di non avere scelta: deve tornare a casa, per trovare il figlio di Hassan e saldare i conti con i propri errori mai espiati. Ma ad attenderlo, a Kabul, non ci sono solo i fantasmi della sua coscienza. C'è una scoperta sconvolgente, in un mondo violento e sinistro dove le donne sono invisibili, la bellezza è fuorilegge e gli aquiloni non volano più.
A 16 anni, Kevin ha preso l'arco con cui si esercitava da tempo e ha ucciso sistematicamente, nella palestra della scuola che frequentava, sette compagni, un inserviente e l'insegnante di algebra. Uccidere, nella sua logica distorta, era il mezzo per uscire dalla massa indistinta e diventare protagonista. E ora lo è, nel carcere minorile in cui è rinchiuso, temuto e rispettato dagli altri giovani reclusi. A raccontarcelo è la madre, Eva Katchadourian, newyorkese di successo, in una serie di lettere al marito assente. Attraverso le sue parole si snoda la storia della famiglia e dei suoi componenti: Eva, con il suo rapporto ambivalente nei confronti della maternità, il marito Frank, sempre pronto a giustificare il figlio in totale contrasto con lei, e lo stesso Kevin, un piccolo genio del male da quando ha aperto gli occhi sul mondo. Lettera dopo lettera, è un susseguirsi di fatti e di episodi che scavano nella vita familiare e ci restituiscono un quadro lacerante, sofferto, filtrato dalla lucida intelligenza e dalla profonda umanità di Eva, che non smette di chiedersi se non sia anche sua, e del rapporto di malcelata ostilità con il figlio, la colpa di quanto è successo.
Francesco Soria è un musicista. Scrive colonne sonore per il cinema e ha un certo successo. Una sera, mentre sta cercando di telefonare a Roma, la comunicazione viene interrotta da un'interferenza. All'altro capo una voce di donna. Sta parlando con qualcuno che Soria non può sentire ma che, dal tono della conversazione, deve essere un amante. E una storia finita, ma lei gli chiede un ultimo incontro «a quel ponte di legno, alla solita ora». Forse è la nota di rimpianto nelle parole della donna a scatenare in lui un'irrefrenabile curiosità. Deve conoscerla, deve dare un corpo a quella voce. È l'inizio di congetture e appostamenti, che lo portano a identificare la sconosciuta. È Frederika, una giovane di grande bellezza, sposata con un nobile tedesco, che frequenta Venezia di tanto in tanto. Quando il conte Andrea dal Fumo, uomo affascinante e grande seduttore, viene trovato morto, Francesco si convince che sia lui l'uomo della telefonata e che sia stata Frederika a ucciderlo. Evidentemente anche la polizia la pensa allo stesso modo, perché la giovane viene incriminata. Ma le cose non sono come sembrano e l'autore, trasportandoci in un dedalo che assomiglia a un intrico di calli veneziane, ci condurrà lentamente a scoprire l'impensabile verità.
Leningrado, 1941. I nazisti stringono d'assedio la città, ridotta alla fame e terrorizzata dai bombardamenti. Marina è molto giovane, e il suo lavoro consiste nell'accompagnare i visitatori all'interno del museo dell'Ermitage, spiegare loro i quadri, parlare dei pittori che li hanno dipinti. Il suo amore per l'arte e la bellezza non conosce confini ed è eguagliato solo da quello per Dimitri, un giovane soldato che fa parte dell'esercito posto a protezione della città. Quando la direzione del museo decide di rimuovere tutti i quadri per spedirli in un luogo sicuro, Marina se li imprime uno per uno nella memoria; i nudi femminili, le scene campestri, le preziose Madonne, costruendo nella sua mente una sorta di museo personale, un luogo virtuale dove rifugiarsi per sfuggire alla fame, al terrore, alla morte incombente. Ora che sono passati molti anni e che, per effetto dell'età, la sua presa sul presente sta svanendo, il ricordo di quei giorni lontani le torna prepotente alla memoria. E sono le immagini vive di una città sconvolta dalla guerra, le pulsioni di un amore rubato, ma soprattutto la bellezza di quei capolavori in cui Marina cerca la salvezza.
È l'alba di un giorno festivo al parco dei Grandi Orsi Bruni, in località non svelata per esigenze di privacy. Un'orda di visitatori binocolodotati sta per riversarsi tra i sentieri per cogliere il fremito della vera vita selvaggia e vedere gli orsi allo stato brado. È l'alba dello stesso giorno, nello stesso parco, in una comoda tana dotata di tutti i comfort e Anatole e Adalbert, due esemplari della specie su menzionata, sono un po' accigliati. Sempre a loro tocca il Festino del miele selvatico. Lasciare il letto caldo, togliersi i vestiti, camminare a quattro zampe, senza scarpe sull'erba umidiccia, emettere quegli orribili versi da orsi preistorici. Per non dire della messinscena della caccia al miele, zampe impiastricciate, finta rissa, finte api.
Zadie Roberts, trentenne insegnante di Los Angeles, ha chiuso con gli uomini. E con i matrimoni. Perché da quando è stata lasciata all'altare dal suo fidanzato, famoso attore di soap, anche solo sentire la parola "abito da sposa" le fa venire l'orticaria. Per fortuna c'è Grey, suo migliore amico, l'unico che riesca a consolarla. Ma quando Grey, all'improvviso, le annuncia che sta per sposarsi con sua cugina, insopportabilmente perfetta, e per di più bionda, il mondo le crolla addosso. Perché il matrimonio di Grey non può che significare due cose: lui non avrà più tempo libero da dedicarle, e lei, Zadie, sarà sempre più sola, mentre il ticchettio del suo orologio biologico si farà sempre più pressante.
Nel corso di uno scavo in una grotta di Betania, il villaggio sul fiume Giordano dove fu battezzato Gesù, padre Matteo scopre una serie di scheletri affiancati che portano al collo un collare di ferro simile a quello degli schiavi, ornato da oscure incisioni. All'inizio Matteo, preso dai molti compiti del suo ruolo di Custode e preoccupato per l'insorgere di una serie di malesseri che gli procurano forti dolori, e che si riveleranno per i primi sintomi del morbo di Burger, sottovaluta la scoperta. Ma quando padre Vidigal gli rivela che le incisioni rappresentano lo stemma di Federico Il, e attorno a lui cominciano a verificarsi strani fatti, Matteo capisce di aver messo le mani su qualcosa che scotta.
Un enorme mazzo di rose rosse, acquistate dal miglior fiorista della Fifth Avenue e una semplice presentazione: da un cronista italiano che desidera incontrarla. È così che il giovane giornalista Nantas Salvalaggio riesce a ottenere un'intervista dalla bionda più chiacchierata e amata di Hollywood, Marilyn Monroe. L'intervista, pubblicata il giorno dopo su Epoca, è il primo ritratto della diva ribelle, approdata all'Actor's Studio dopo la fuga dagli odiati studi di Hollywood. Quello con Marilyn Monroe è uno dei tanti incontri che attraversano le pagine di questo libro dove Nantas Salvalaggio ripercorre luoghi e personaggi della sua lunga carriera di giornalista.
Una lettera inattesa cambia radicalmente il destino di Carson Alden. Trentenne, newyorkese, abituato alla confusione della metropoli, si ritrova di colpo proprietario di una casa in un paesino di campagna, Turner Junction. Quasi controvoglia, decide di andare a controllare di persona ed è un colpo di fulmine: per il luogo, per la casa, ma soprattutto per la bellissima Lauren, proprietaria della agenzia immobiliare locale. Ma la leggenda vuole che Turner Junction non sia un luogo propizio per gli amori, troppi sono finiti in maniera tragica, compreso quello tra i suoi genitori, morti entrambi quando lui era bambino. Carson, quindi, decide di scavare nel passato per capire quanto ci sia di vero nella maledizione che sembra incombere sul luogo.
Gli anni di piombo e la lotta armata ripercorsi attraverso gli occhi di un ragazzo della periferia romana. La Storia con la maiuscola e le storie private si intrecciano nel ritratto di un'adolescenza che vive alla stessa stregua le prime esperienze sessuali e l'adesione a un gruppo politico, le canne e la morte di un amico. Tra innocenza e violenza, rabbia e indignazione, questa è la testimonianza di una lunga estate feroce. Nato a Roma nel 1961, Duccio Cimatti si è laureato in sociologia e ha lavorato per due anni all'Ufficio Stampa del PCI. Ha fatto un corso da programmista regista. Nel cinema ha lavorato prima come assistente operatore cinematografico e poi come operatore di macchina e direttore della fotografia.
Karen ha ventinove anni e sta per morire. Ex prostituta e omosessuale, ha contratto l'HIV, ma la cosa non fa molta differenza dato che è rinchiusa nel braccio della morte di un carcere di massima sicurezza. Se non la ucciderà l'AIDS, morirà comunque in base alle leggi del Texas. Anche Celia vive in Texas. Era felice fino al giorno in cui il marito è uscito per comprare una birra e non è più tornato. È stato ucciso, e di lui ora restano solo ricordi dolorosi e il nome della sua assassina, che attende in carcere di essere giustiziata. Franny ha un fidanzato che la adora e davanti a sé una brillante carriera come medico, ma deciderà di mollare tutto per prestare assistenza alle carcerate nel braccio della morte. Tre donne, tre vite unite dal destino.
A Venezia, in un'antica palazzina, Schultz, editore e tipografo di discreta fama locale, è intento alla ricerca di un manoscritto scomparso, finito chissà come in cima a un armadio. Ma tra polvere e vecchie lettere, ecco emergere un libro misterioso, privo di titolo e nome dell'autore. Gli basta dare un'occhiata alle pagine scure e ammuffite per essere trascinato in un mondo antico, fatto di intrighi, duelli, amori e tradimenti. La storia che si snoda davanti ai suoi occhi è ambientata a Londra quasi due secoli addietro e ha per protagonista Jacob Flint, un giovane gentiluomo inglese con la passione per le mogli altrui. Tuttavia Schultz vi avverte inquietanti analogie con la propria vita, come se il testo scritto tanto tempo prima parlasse di lui.
Uno scambio accidentale di indirizzi, un errore burocratico e Kathy Lazaro si ritrova ad annaspare in un incubo. È mattina, e lei sta facendo la doccia quando bussano alla porta. È un funzionario dell'ufficio imposte, venuto a consegnarle un'ordinanza del tribunale: Kathy ha poche ore per fare i bagagli e lasciare la sua casa di Bisgrove Street, nei sobborghi di San Francisco, espropriata dalla contea per evasione fiscale. Si tratta di uno sbaglio, Kathy non ha dubbi, ma la macchina della legge si è messa in moto, e lei non può fare nulla per arrestarla, se non cercarsi un buon avvocato. Quando la casa viene messa all'asta, ad aggiudicarsela è Massoud Behrani, ex colonnello dello scià di Persia fuggito negli Stati Uniti ai tempi della rivoluzione.