Il popolo tributa grandi onori a san Giuseppe. Gesti, riti, fede che non sono frutto di spontanea e semplice fede popolare, ma diretta emanazione di un documento scritto, secondo il quale sarebbe stato proprio Gesù, che ama definirsi "il figlio prediletto" di Giuseppe, a dare indicazioni su come onorare degnamente la memoria del padre putativo. Un santo che, secondo l'apocrifo "Storia di Giuseppe il falegname", non morì il 19 marzo ma il 26 del mese di Epep, giorno della resurrezione di Osiride e capodanno per gli antichi Egizi, all'età di centoundici anni. Vecchiaia messa in dubbio da alcuni cristiani. Papa Giovanni Paolo II ne proclama la gioventù. In questo studio anche il testo integrale di S. Alfonso de' Liquori: Rosario dei sette dolori e allegrezze di San Giuseppe, la riduzione teosofica di eventi e numeri e alcune immagini votive della collezione di Giuseppe Pitrè.
Nel pensiero dell'autore il mito di fondazione del tempo rettilineo, dominato da un incipit e da un fine ultimo- da un dono o da una rivelazione finale- è fatto risalire ben oltre al giudaismo e al cristianesimo. È individuato nello stratagemma della tela con cui Penelope nell'Odissea ritarda il momento della scelta del successore al talamo nuziale. Da questo mitologema si dipana un complesso reticolo di analisi e riflessioni critiche, suggestioni pop e ricostruzioni tranchant degli eventi che hanno contribuito alla formazione del mito occidentale del progresso indefinito. Lo stile di scrittura dell'autore traghetta il lettore attraverso incursioni folgoranti e pause disincantate nelle fondamenta culturali che testimoniano della tragedia e della speranza di rinascita del nostro tempo. Alla fine della traiettoria nomadica, una sola possibilità emergerà come antidoto al veleno della storia: la rinuncia alle aspettative.
Fin dalla notte dei tempi in tutte le culture si riscontrano, in coincidenza con l'equinozio di primavera, riti di resurrezione di varie divinità. Rituali che contraddistinguono il passaggio che, dalla perdita di una determinata forma di vita, conduce all'acquisizione di una nuova. Rigenerazione e trasformazione accompagnate da celebrazioni presenti nelle varie culture nel segno del legame indissolubile tra natura, uomo e dio. Un dio che con la sua resurrezione, a prescindere dal credo religioso, dal tempo e dal luogo di adorazione, si fa segno tangibile della vittoria sulla morte, traslazione di speranza, convincimento di immortalità.
Il saggio, frutto di rigorosa sintesi storica sui Riti Egizi, nasce dall'esigenza di sfatare la tendenza a definire come misteriose e incerte le origini di un'aurea Tradizione italico-mediterranea. Fino ad ora sono stati pubblicati sull'argomento solo testi frammentari e partigiani, spesso apologetici di lignaggi zoppi o privi di regolarità iniziatica. Diversi sono coloro che hanno ritenuto lecito trattare dei Riti Egizi guardandoli esclusivamente dall'esterno. In queste pagine sono state raccolte e illustrate in modo chiaro e completo, con la riproduzione di documenti inediti e la cronologia delle successioni, più di duemila anni di vicende iniziatiche, dalle origini Egizio-elleniche, fino al recente ritorno sul suolo italico dell'autentico deposito conosciuto come "Arcana Arcanorum - Regime di Napoli".
Fino a pochi decenni fa i dolci si preparavano, quasi esclusivamente, in casa. Dolci come rito e ritualizzazione di eventi, e non solo. Nulla veniva lasciato al caso, nemmeno la loro forma, talvolta palese riferimento antropomorfo, altre volte, intima simbologia. Per tutto c'era una ragione, così scopriamo da dove trae origine l'uso delle tavolate di San Giuseppe, la forma fallica di alcuni dolci, la valenza esoterica dei biscotti pasquali e tanto altro ancora. Questo libro è un chiaro esempio di come dal micromondo familiare si possa risalire al macro, in quell'incessante ricerca di armonia tra l'uno e il tutto!