Nel Corpus Precolombiano che Jaca Book sta pubblicando e nella stessa produzione corrente in Messico mancava un volume di sintesi sulle culture del Golfo, che hanno avuto recenti importanti studi e valorizzazioni museali. Inserita nella porzione di territorio che separa l'Altopiano Centrale del Messico, culla della cultura azteca, dallo Yucatàn maya, la regione geografico-culturale del Veracruz rimane, ad oggi, un enorme giacimento di testimonianze, in gran parte inesplorato dalla ricerca storica e antropologica sulle civiltà della Mesoamerica precolombiana. Il volume include saggi scritti dai principali protagonisti dello studio archeologico su questo territorio, nei quali si individua una unità culturale che rimane evidente alla base di un ampio spettro di differenze stilistiche, molto probabilmente rispondenti a diversità etniche, all'interno di questa importantissima porzione del Golfo messicano. Il testo presenta lo sviluppo culturale che ha origine al tempo degli Olmechi, dal quale eredita caratteristiche specifiche, e che si modella secondo le varie condizioni ambientali: dall'aridità della regione delle "alias montanas" fino ai rigogliosi bassopiani costieri del Golfo. Il punto più alto di un simile sviluppo è evidente nella grande città di El Tajin, che manifesta, con la sua architettura, pittura e scultura, l'enorme livello di perfezionamento raggiunto da questa cultura.
La storia dell’architettura precolombiana andina si avventura in un viaggio millenario tra gli ecosistemi di costa, sierra e selva, alla ricerca del significato delle forme espresse dalle architetture cerimoniali a partire da un punto di vista andino. Imparare a leggere queste forme, sotto un punto di vista indigeno, sul proprio passato e comunicarle al mondo occidentale, è la sfida di quest’opera: l’autrice utilizza dati archeologici, etnografici ed antropologici per ricostruire una storia inedita e monumentale, dimostrando come la sua memoria sia giunta viva sino alla contemporaneità. Partendo dai siti più arcaici di recenti scoperte, come Ventarròn e Caral sulla costa, passando per i primi grandi centri cerimoniali della sierra, come Chavin de Huantar, il testo dimostra come le società andine possano prosperare generando complessi mondi estetici, senza passare attraverso il processo di secolarizzazione della città e mantenendo un costante equilibrio con le forze della natura.
Un definitivo volume di riferimento e insieme una accessibile introduzione per il grande pubblico
Questo volume intende offrire al lettore uno strumento di sintesi, aggiornato e riccamente illustrato, sull’architettura dei popoli precolombiani in Mesoamerica, dopo che, per decenni, il lavoro dell’archeologo messicano Ignacio Marquina ha costituito il fondamentale riferimento sul tema. A giustificare la nuova impresa editoriale che qui presentiamo non è stata semplicemente la necessità di mettere in valore le nuove e ricchissime scoperte archeologiche degli ultimi decenni. Si è trattato sì di svolgere un aggiornamento dello stato di conoscenze dell’architettura delle varie culture della Mesoamerica, ma anche di proporre finalmente l’architettura precolombiana all’interno della Storia dell’Arte Universale, con l’evidente ausilio dell’archeologia e dell’antropologia. Sotto la direzione di María Teresa Uriarte il volume inizia proprio col porre il problema storico-artistico dell’architettura precolombiana nella sua genesi, nel suo svolgimento e nelle conseguenze sull’architettura messicana sino all’età contemporanea. Altro elemento oggi fondamentale della storia dell’arte è l’individuazione del «contesto» antropologico da cui l’architettura è scaturita. Al legame cultura-architettura, sempre nell’ampia parte introduttiva che impegna i primi capitoli, viene affiancata l’identificazione delle tecniche. L’opera prosegue con la valutazione dell’evoluzione storica dell’architettura nelle varie zone e culture della Mesoamerica. Il libro possiede uno straordinario accompagnamento iconografico a colori che lo rende accessibile anche al largo pubblico. Inoltre gode di ampi apparati scientifici, planimetrie e disegni compresi, che lo rendono il primo reference attualmente disponibile sulla materia. Il direttore dell’opera, oltre a scrivere in prima persona, ha coinvolto alcuni tra i maggiori studiosi messicani e nordamericani a dare una sintesi interpretativa e attualizzata delle loro conoscenze sulle varie zone-culture della Mesoamerica.
ARTE PRECOLOMBIANA IN MESOAMERICA
Beatriz de la Fuente, già direttore dell’Istituto di ricerche estetiche dell’università del Messico, imposta – per la prima volta – una lettura ‘estetica’ dell’arte precolombiana. Non più solo documento antropo-archeologico, ma connessione, evoluzione e peculiarità di stili. Opere fondamentali per guardare a Aztechi, Maya, Toltechi, Olmechi, ecc. come creatori di opere artistiche. Segue una sintesi ordinata delle culture precolombiane e dei loro stili.
Il Messico settentrionale e il sud-ovest degli Usa furono storicamente omogenei rispecchiando l'aridità di clima e ambiente, la povertà delle economie praticabili nomadi o sedentarie. Le popolazioni vi hanno creato, in un largo arco cronologio qui rappresentato, varie forme espressive dalla rock art alle terracotte dipinte, dagli edifici in mattoni di fango essiccato a complessi insediamenti urbanistici.
L'Instituto de Investigaciones Esteticas dell'Università di Città del Messico con la direzione di Beatriz de la Fuente, porta a compimento la prima catalogazione della pittura parietale della Mesoamerica precolombiana. Alla fine di un'opera imponente di ricerca, viene alla luce questo volume. La pittura precolombiana è sopravvissuta al trascorrere del tempo in piccola quantità.
Con questo volume l'autore ha realizzato un panorama generale dell'arte delle popolazioni americane, fin dalle primissime forme documentate per arrivare alla soglia delle grandi civiltà del neolitico, attraverso una visione d'insieme di tutte le Americhe, dal Canada fino alle Ande meridionali e alla Patagonia. Si tratta di materiale fotografico raccolto e commentato dall'autore, di rilievi, disegni e ricostruzioni appositamente realizzati per quest'opera. Non soltanto le incisioni, ma anche l'uso complesso dei colori sono stati documentati a partire dai relativi supporti di osso, pietra, roccia e quindi di ceramica.
Il volume sceglie di approfondire le due città più importanti del periodo detto epiclassico, affidandosi agli autori che rispettivamente hanno studiato la loro realtà archeologica e storica. Si ha così la possibilità di penetrare i due insediamenti chiave per comprendere quanto avvenne prima dell'avvento degli aztechi nel secolo XIII, considerando la complessità storica e sociale di questi mondi.