Il volume propone un’attenta e articolata analisi delle posizioni che la rivista «Studium» assunse negli anni in cui Aldo Moro ne fu direttore, dal 1945 al 1948. Tale momento della vicenda politica ed intellettuale del giovane Moro, sinora poco esplorato, coincise con anni cruciali nella storia italiana, segnati dalla conclusione della guerra mondiale, dalla Costituente, dall’edificazione del nuovo Stato repubblicano. Animando un vivace dibattito tra intellettuali di grande prestigio, la rivista contribuì alla elaborazione e alla diffusione di una cultura democratica e cristiana e rappresentò un qualificato punto di riferimento anche all’interno della DC.
Il dialogo con la cultura e la modernità oggetto del presente studio fece emergere alcune tra le più originali proposte del cattolicesimo politico italiano del secondo dopoguerra.
Paolo Acanfora è dottore di ricerca in storia moderna e contemporanea. Ha svolto attività di docenza in università italiane e straniere e pubblicato numerosi studi su riviste specializzate nazionali ed internazionali. Nel 2010 è stato borsista presso la Fondazione Giulio Pastore. Attualmente collabora con l’Istituto Luigi Sturzo e con l’Accademia di Studi Storici Aldo Moro
"Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in noi" (1 Pt. 3, 15)
Nel nostro secolo, Pier Giorgio Frassati ha incarnato nella propria vita queste parole di San Pietro. è diventato, così, il testimone vivo e il difensore coraggioso di questa speranza a nome dei giovani cristiani del secolo ventesimo.
Certo, ad uno sguardo superficiale, lo stile di Pier Giorgio Frassati, un giovane moderno pieno di vita, non presenta granché di straordinario. Ma proprio questa è l'originalità della sua virtù, che invita a iflettere e che spinge all'imitazione.
In lui la fede e gli avvenimenti quotidiani si fondono armonicamente, tanto che l'adesione al Vangelo si traduce in attenzione amorosa ai poveri e ai bisognosi, in un crescendo continuo sino agli ultimi giorni della malattia che lo porterà alla morte.
Egli testimonia che la santità è possibile per tutti e che solo la rivoluzione della Carità può accendere nel cuore degli uomini la speranza di un futuro migliore. (Giovanni Paolo II)
«La Caritas in veritate, enciclica tanto attesa e significativamente indirizzata non solo ai vescovi, ai presbiteri, ai diaconi, alle persone consacrate ma anche ai fedeli laici, apre nuove prospettive sul piano ecclesiale e civile. Può essere considerata la magna charta dell’evangelizzazione del sociale di questo inizio di Terzo Millennio e della nuova presenza dei cattolici nella società, nelle istituzioni, nell’economia, nella politica, in una parola, nella famiglia umana, nell’attuale contesto di globalizzazione. […] Si desidera qui, in un primo momento, sottolinearne alcune dimensioni pastorali, dopo averne illustrato brevemente la continuità col precedente magistero sociale e dopo averne tratteggiato la valenza culturale.
Ci si ferma, poi, a presentare le linee portanti di alcune vie dell’impegno dei cattolici nella storia, così come emergono ad un primo approccio».
Dalla Premessa
S. Ecc. Mons. Mario Toso è Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. È stato Rettore Magnifico dell’Università Pontificia Salesiana ed è autore di diverse pubblicazioni, tra le quali si ricordano: Umanesimo sociale. Viaggio nella dottrina sociale e dintorni, Roma 20022; Welfare Society, Roma 20032; Democrazia e libertà, Roma 2006.
Il 2008 è stato l'anno in cui si è celebrato il 60° anniversario dell'entrata in vigore della Costituzione italiana ed anche l'occasione per approfondirne - in una serie di manifestazioni celebrative e di incontri di studio - le idee ispiratrici, l’influenza sulla vita politica, economica e sociale del Paese, i pregi e i difetti
In queste pagine l'autore affronta la materia in modo rapido ed agile, anche se non organico, partendo da una verifica del contributo dato dai cattolici impegnati in politica alla formazione di testo, non limitandosi, però, alla sola attività della sinistra dossettiana, m a allargando l'orizzonte a tutto il partito dei cattolici ed in particolare alla determinante funzione assunta da Alcide De Gasperi, mediata da giuristi e costituzionalisti come Gaspare Ambrosini, Egidio Tostato, Guido Gonella, Carmelo Caristia e Giovanni Leone.
Quella classe politica fu ispirata da grandi valori, che si imposero all'attenzione delle altre forze politiche e culturali del Paese e che nulla hanno perso della loro attualità. Si tratta di valori che ancora oggi possono (e forse debbono) essere tenuti presenti nel dibattito in atto sulle riforme istituzionali e che sopravvivono alle grandi innovazioni della fine del Novecento.
Damiano Nocilla è nato a Roma nel 1942 e si è formato nell'ambiente romano, prima al Liceo Virgilio e, poi, al 'Università «La Sapienza» sotto la guida dei grandi Maestri che in quella Facoltà di Giurisprudenza hanno insegnato Diritto costituzionale e Diritto amministrativo: Carlo Esposito, Vezio Crisafulli, Aldo Sandulli. Massimo Severo Giannini., Leopoldo Elia. Ha percorso tutte le tappe della carriera accademica fino alla vittoria nel 1980 nel percorso come professore ordinario (1a fascia) di Diritto costituzionale. Nel 1970 e entrato per concorso nell'Amministrazione del Senato, divenendo Vice Segretario generale nel (1986) e, quindi, Segretario generale (1992). Dal 2002 è Consigliere di Stato e professore a contratto presso la LUISS «Guido Carli». È stato Capo dell`Ufficio legislativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri (1982-83) e ha diretto il Dipartimento per le Riforme istituzionali della Presidenza del Consiglio (2006-2008). È l' autore di numerosi lavori scientifici e ha svolto relazioni e conferenze in Italia e all’estero.
Queste pagine offrono una efficace sintesi dell’esperienza formativa e culturale di Aldo Moro nel periodo in cui partecipò alle attività della Fuci. Renato Moro descrive i sentimenti, le attese e il pensiero del giovane studente pugliese dall’entrata nel circolo fucino di Bari nel 1935 sino alla nomina a presidente nazionale degli universitari cattolici nel 1939, alla vigilia della seconda guerra mondiale.
L’itinerario ripercorre la storia della Fuci, erede della tradizione di Giovanni Battista Montini e di Igino Righetti, negli anni travagliati del consenso e della progressiva stretta totalitaria del regime, con particolare riferimento alla collocazione della sua proposta intellettuale nel contesto ecclesiale del tempo.
Un accentuato richiamo alla vita interiore ed ai suoi valori e il primato attribuito alla dimensione dell’impegno in chiave religiosa furono i tratti salienti della personalità del nuovo presidente Moro, all’inizio sconosciuto a gran parte della Federazione ma sin da subito cosciente del ruolo della Fuci in un’ora buia della storia italiana.
Nel pensiero e nell’opera giovanile di Aldo Moro, tesi ad un serio lavoro di formazione delle coscienze e nello sforzo di vivere pienamente la vita di studenti cristiani, si rintracciano le radici di molti sviluppi futuri della sua biografia politica.
A metà degli anni Trenta, in Umanesimo integrale Jacques Maritain delineava I' «ideale storico concreto» di una «nuova cristianità»; un disegno che aveva radici nella storia del cattolicesimo europeo e chi ha inciso profondamente sulle energie cattoliche dei nostro paese nel secondo dopoguerra. Tuttavia, per una paradossale eterogenesi dei fini, mentre i cattolici si scontravano nelle piazze con la presenza comunista, considerata il pericolo maggiore per la fede degli italiani, o contestavano nello Stato i residui spazi del laicismo risorgimentale, il nemico vero è venuto alle spalle, silenzioso e a lungo inavvertito, nelle forme della società consumistica, destinata a corrodere in profondità la fede dei popolo italiano.
Questo volume, partendo da un'analisi storica su quel che è accaduto, approda ad una riflessione sulle condizioni di una rinnovata presenza cristiana nella società del nostro tempo. Una visione coraggiosa e spregiudicata della realtà della secolarizzazione, nel complesso quadro odierno della globalizzazione, è la condizione, per i cristiani, di un impegno attivo e responsabile nella società industriale e postindustriale. Una profonda sp iritualità è la garanzia dalle tentazioni opposte della fuga dal mondo o della caduta nel pragmatismo.
Adriano Ossicini offre in queste pagine una meditata riflessione sulla sua lunga esperienza politica e culturale. Il suo itinerario prende le mosse negli anni in cui il regime fascista cominciava a conoscere il suo lento, ma inesorabile declino. Egli matura, quindi, le sue scelte nel confronto con gli eventi del suo tempo, ma anche nel confronto con personalità di grande rilievo culturale, quali furono, fra gli altri, Giovanni Gentile, Guido Calogero e Don Giuseppe De Luca. Da Calogero, in particolare, egli sembra trovare conferma ai suoi orientamenti, all'idea che la laicità non sia "mancanza di fede, ma il modo di vivere una fede, un orientamento filosofico o ideale in termini non integralistici". La testimonianza ed il percorso politico documentati in queste pagine implicano, anche, un rifiuto delle ideologie, che l'autore interpreta come integralismi e come antitesi all'idea di laicità e di libertà. Egli conclude il suo itinerario sottolineando che la motivazione cristiana a fare politica mantiene ancora oggi un ruolo importante, perché legata ad una grande tradizione filosofica e politica, che si colloca al di sopra dei partiti.
L'autore del saggio è laureato in Filosofia, ha svolto attività seminariale presso la cattedra di estetica dell'Università degli Studi di Perugia, è docente nei Licei e autore di diversi articoli e saggi pubblicati su diverse riviste.