Questo volume si presenta come una summa del pensiero di Alasdair MacIntyre. Il punto di partenza della riflessione etica è la situazione pratica del soggetto agente, nella quale si rivela la direzionalità verso un fine ultimo, un telos che si incarna parzialmente nell'esercizio delle virtù morali e razionali ed è comprensibile solo narrativamente. A un'analisi fenomenologica più approfondita l'esercizio delle virtù appare come attuazione della legge naturale. Tale esercizio tuttavia si rivela impossibile senza il possesso di un bene comune fondamentale, quello dell'amicizia, la quale fornisce all'agente quella distanza dai propri desideri necessaria per ordinare i beni nelle situazioni particolari. Il desiderio, in altri termini, non è un dato positivo immodificabile ma, in quanto proprium del soggetto, ne rivela l'intima natura appetitiva (e quindi teleologica) e razionale. Un proprium paradossale in quanto necessita dell'altro per potersi determinare in modo non reificante.
Muovendo da un'analisi del senso della storia e dell'ambivalenza di cui sono portatrici le azioni umane, Sartre ricerca le origini della violenza e dell'oppressione come momenti strutturali della storia, descrivendo - nel corso di questo studio ontologico, antropologico e fenomenologico - una serie di "figure" della libertà e dell'oppressione che richiamano l'andamento della fenomenologia dello spirito hegeliana. L'analisi, complessa e ricchissima, porta il lettore alle soglie di una "conversione morale", il cui compito sarebbe quello di superare l'inferno delle relazioni interpersonali descritto ne "L'essere e il nulla", la figura della "generosità" rappresenta un nuovo, fragile paradigma di relazione umana e azione storica.