«La carità non può avere le mani legate»: all'insegna di questo slogan suor Dulce (1914-1992), la suora simbolo del Brasile, soprannominata «l'angelo buono della Bahia», dedicò la sua attività instancabile all'apostolato sociale nei quartieri poveri di Salvador di Bahia. Anziani, poveri delle favelas, ammalati, operai, meninos de rua furono i soggetti ai quali suor Dulce cercò di dare assistenza e aiuto. Con la fondazione delle Opere Sociali suor Dulce, che portano avanti il suo ideale di Amare e Servire il prossimo, ha lasciato in eredità il più grande complesso ospedaliero della Bahia, che eroga ogni assistenza gratuita attraverso venti nuclei operativi per patologie cliniche e chirurgiche con un migliaio di posti letto, e un Centro di recupero per ragazzi e adolescenti in situazioni di vulnerabilità sociale con l'avvio allo studio e ai mestieri. Suor Dulce sarà canonizzata a ottobre 2019 da papa Francesco a San Pietro.
Nella Calabria di inizio Novecento, terra di padroni e contadini, di palazzi e catapecchie, martoriata dalla miseria e dall'emigrazione, fiorisce a Longobardi, tra Paola e Amantea, in provincia di Cosenza, Elisa Miceli. Nata nel 1904 da una famiglia di notabili, educata a Roma ma con un forte richiamo ai bisogni umani, sociali e religiosi della sua gente, donna Lisetta si connota per una forte personalità, sintesi di differenti carismi. Coadiuvata nell'opera di apostolato dal fratello sacerdote don Francesco (don Ciccio), fondò le Catechiste rurali e fu promotrice dei circoli di Azione Cattolica e della Settimana campestre. Amante dell'arte e, a suo modo, artista, seppe coniugare l'amore per il Creatore con quello per le creature puntando sì su azioni concrete, ispirate alla pietas cristiana, ma anche sulla forza emancipatrice, derivante da percorsi di formazione che liberano da situazioni di subalternità. L'incisiva azione nel tessuto sociale e umano di una parte della Calabria marginale e l'attività pionieristica in ambito politico e sociale (fu eletta vice-sindaco nel 1946, quando ancora alle donne erano riservati i soliti e tradizionali spazi e compiti familiari) la rendono esempio di dedizione e voce autorevole nel difficile dopoguerra. Per la sua forza morale e religiosa fu soprannominata «l'intrepida». Personaggio affascinante e moderno, vissuto in un'epoca che stentava ancora a trovare il giusto equilibrio tra tradizione e cambiamento.
Gaetana Sterni nasce a Cassola (Vicenza) il 26 giugno 1827 e vive a Bassano del Grappa. Non ancora sedicenne sposa Liberale Conte, vedovo con tre figli in tenera età. Dopo otto mesi di matrimonio felice, mentre è in attesa di un figlio, le muore il marito. Perde anche il bambino a tre giorni dalla nascita. Per interesse, è ingiustamente separata dagli orfani, a lei affezionatissimi, e privata della sua casa. Nel 1847 la propensione alla famiglia sembra spingerla a nuove nozze, ma Gaetana, affascinata da Dio, si affida decisamente a Lui che vuole essere «l'unico sposo dell'anima sua». Per questo entra nel convento delle Suore Canossiane di Bassano. La pace e l'intimità con Dio l'appagano, tuttavia dopo appena quattro mesi, per la morte della madre, deve lasciare il convento e assumersi la responsabilità della famiglia, composta solo di minori. A ventisei anni, finalmente libera da ogni impegno, quando fa progetti per realizzare il suo ideale di vita claustrale, «solo per fare la volontà di Dio» entra nel Ricovero di Bassano, dove impegna tutta se stessa nel servizio dei poveri e degli ammalati. Fra tante contraddizioni e difficoltà, Gaetana trova il suo punto di equilibrio e di forza nell'aspirazione profonda a «compiacere il Signore» facendo la Sua volontà, che intuisce come volontà di bene verso tutti. Si abbandona «come debole strumento» nelle mani di Dio e questa umile disponibilità la conduce, quasi senza che se ne avveda, a dar vita alla Congregazione delle Suore della Divina Volontà. Gaetana muore a Bassano il 26 novembre 1889. È proclamata beata da Giovanni Paolo ii il 4 novembre 2001.
Odete Vidal Cardoso (1930-1939) appartenne a una delle più ricche famiglie di Rio de Janeiro. Nessuno però la ricorda per questo: la sua tomba nella Basilica della Immacolata Concezione è costantemente ricoperta di fiori da persone di ogni ceto sociale.
«Ciò che più mi impressionava in quella straordinaria bambina era il suo ardente desiderio, fin da quando ebbe l’uso della ragione, di farsi santa. Per lei farsi santa significava amare infinitamente Nostro Signore, desiderio che manifestò in ogni momento della sua vita. Il Signore, secondo il Suo misterioso disegno, manifestò in questa bambina, dopo i suoi tre anni, la sua predilezione e Odetinha corrispose a quel che Dio aveva prestabilito. Chiedeva alla madre, che quotidianamente partecipava alla Santa Messa, di portarla con lei, anche se fosse di mattina presto, per potersi stringere a lei dopo che aveva ricevuto la Santa Comunione, perché diceva che in questo modo poteva abbracciare Gesù». Così ha raccontato monsignor Alfir Barreto Araújo, che ha frequentato la famiglia di Odette sin dal 1934, prima come giovane seminarista e poi come sacerdote.
Cosa c’era in quella bambina da renderla tanto speciale da poterla annoverare tra le piccole mistiche dei nostri tempi?
La biografia di Odetinha, come veniva chiamata, ne ricostruisce l’esistenza terrena, basandosi su testimonianze di quanti l’hanno conosciuta, e ci restituisce la singolare figura di bambina precoce nella fede. Infatti come nelle varie arti sono esistiti, ed esistono, i bambini precoci, i piccoli geni, così è avvenuto, e avviene, per la fede. Dimostrò nella breve vita una maturità che la portò a ripetere, sul letto di morte: «Mio Gesù, mio Amore, mia vita, mio tutto!».
Il card. Orani João Tempesta, arcivescovo di Rio de Janeiro, ha dichiarato che Odetinha «è un segno per rendersi conto che in ogni epoca dell’umanità e in ogni momento della nostra vita si ha l’opportunità di santificarsi».
Donizetti Tavares de Lima nacque a Cássia (Minas Gerais, Brasile) il 3 gennaio 1882 in seno a una famiglia amante della musica, tale che i figli ebbero per nome il cognome di grandi compositori (Donizetti, Rossini, Bellini, Mozart, Verdi). Ognuno di loro divenne valente musicista anche se avviato a una professione diversa. Donizetti pianista e organista si mantenne agli studi dando lezioni di musica in seminario e suonando l'organo in chiesa. Scoperta la vocazione, fu ordinato sacerdote il 12 luglio 1908. Svolse il servizio pastorale a San Gaetano, Jaguary, Vargem Grande do Sul per essere poi nominato parroco, nel 1926, a Tambaú (nello Stato di San Paolo). Svolse un intenso apostolato ed esercitò un notevole influsso sulla vita sociale della città. Si spese per i poveri, gli anziani, i malati, i bambini. La sua dedizione e focosità contro i soprusi che, in molti casi, lo ha reso simile a Don Camillo di Giovanni Guareschi. Casualmente la gente scoprì il suo potere taumaturgico del solo gesto di benedizione e, tra la fine del 1954 e i primi quattro mesi del 1955, si recarono a Tambaú circa tre milioni di persone. Fu egli stesso a stroncare il fanatismo popolare e a porre fine ai pellegrinaggi con l'ultima benedizione impartita il 30 maggio 1955. Morì santamente a Tambaú il 6 giugno 1961.