Abbiamo qui il più ampio commento, non soltanto in lingua italiana, alla "Satira terza" di Giovenale. Questa è la sola nella quale il poeta abdichi al proprio ruolo di protagonista della scena satirica, cedendo la parola al personaggio fittizio di Umbricio che, in procinto di abbandonare definitivamente Roma per ritirarsi a Cuma, illustra le ragioni della sua decisione, dipingendo un vivace affresco della capitale imperiale tra I e II secolo. In un quadro segnatamente di storia linguistica e letteraria, vengono ora riesaminati i più importanti commenti a Giovenale, dall'Umanesimo in poi, ampio spazio riservando all'informazione storica ed antiquaria.
Questo libro cerca di colmare una lacuna nella bibliografia lucreziana ed epicurea. I contenuti rivoluzionari della filosofia del Giardino e del de rerum natura, che sostenevano l’indifferenza degli dei, la composizione atomistica del cosmo e l’infinità dei mondi, entrarono nel vivo del dibattito consumatosi tra Riforma protestante e Controriforma cattolica. Gli ingegni più vivaci di quel tempo conobbero non solo il Maestro ellenistico, ma anche l’autore della latinità, Lucrezio, che era considerato un modello di stile e un fisico della natura. Accolto nella formazione superiore dei discenti, il suo nome ricorre nelle opere esegetiche, teologiche e cosmologiche, ma non sempre in maniera prevedibile.