"Il potere dei servi" si propone di ricostruire l'immaginario teologico-politico del cinema italiano. Da "Roma città aperta" a "Habemus Papam" e "The New Pope", il presente studio indaga in che modo il cinema, attraverso il confronto con il dispositivo cattolico del potere, ha raccontato il processo di costruzione dell'identità italiana. Una storia controluce, che fa emergere, attraverso le vicende dei partigiani durante l'occupazione nazista, dei fraticelli francescani, dei diseredati di Pasolini, delle vittime della cecità rivoluzionaria, dei dubbi di intellettuali scettici o dei papi, una lotta contro i meccanismi sacrificali di esclusione e i loro orizzonti ideologici. Queste storie di liberazione indagano la tensione antinomica tra le scelte del potere e l'urgenza messianica di una forma di vita imperniata sulla povertà e la letizia. In tale tensione si specchia il cinema italiano, in grado di liberare il proprio sguardo per arrivare, al di là di interessi economici o di propaganda politica, alle cose nella loro "complessa povertà".
Il volume, un vero e proprio focus sul cinema di Jane Campion, prende in analisi l'intera filmografia della cineasta neozelandese autrice antipodean di ordalie esistenziali, sensibile agli aspetti formali del racconto filmico e dotata di un acuto sguardo antropologico. Il libro ricostruisce l'avventura cinematografica della regista neozelandese - dal background formativo (gli studi di antropologia, belle arti e cinema) alle molteplici influenze formali, culturali ed esperienziali rintracciabili nelle sue opere (letteratura, arti visive, fotografia, musica, fino al cinema stesso) -, ripercorrendo cronologicamente la sua opera e convocando per l'interpretazione le metodologie ermeneutiche elaborate sia dagli studi cinematografici (analisi testuale, semiotica, teorie femministe e di genere) sia da quelli culturalisti, letterari, postcoloniali e dell'antropologia visiva. Jane Campion esplora la relazione tra arte e vita indagando la qualità femminile nell'esperire il mondo, alla luce di una prospettiva anti-ideologica che delinea un immaginario femminile ribelle e autenticamente "altro". Alterità esibita in una visione tatti le delle cose e dei personaggi, seguiti nella loro vocazione nomadico-esperienziale, nella loro condizione di sradicamento e di esilio emozionale che sprigiona un'eversiva forza vitalistica.
Il libro 9/11, la 25a ora del cinema americano di Andrea Chimento parte dalla convinzione che l’11 settembre 2001 il cinema americano sia entrato in una nuova fase. Il fantasma dell’attentato ha agito in forme e stratificazioni diverse, modificando scelte narrative, formali e stilistiche.
Prendendo avvio dai film che hanno messo direttamente in scena le immagini della catastrofe, il testo si articola in due ampie sezioni: la prima impostata come una diretta sull’“evento”; la seconda incentrata sul periodo successivo all’accaduto.
Se da un lato, in quei film che lavorano per allegorie e simbologie dell’11 settembre è evidente il concetto di “ri-narrazione ossessiva”, dall’altro sono preponderanti nuovi modelli di raffigurazione dei cambiamenti, degli stati d’animo e delle (in)certezze da parte del cinema americano.
Quindici anni dopo l’immagine dello schianto è ancora impressa nei nostri occhi come nella storia del cinema americano.
L’affermarsi del nuovo ecosistema digitale sta aprendo la strada a una moltiplicazione dei canali di distribuzione dei contenuti facilitando l’emergere di nuove forme di accesso e fruizione, personalizzate, flessibili e in mobilità. Il settore audiovisivo diventa sempre più il cuore pulsante della nuova filiera dei contenuti mentre cresce la pressione competitiva tra soggetti tradizionali e nuovi operatori globali: non esistono più rendite di posizione, il perimetro di gioco si estende a dismisura, e si assiste a una rapida ridefinizione dei modelli di business e a un riposizionamento dei vari player all’interno del mercato della produzione e distribuzione dei contenuti. Il nuovo panorama può offrire grandi opportunità al mondo della creatività e della produzione indipendente, tenendo conto che i volumi di consumo audiovisivo non hanno mai registrato tassi di crescita così elevati come in questi anni. D’altra parte, il complesso scenario in forte trasformazione descritto pone due importanti sfide: da un lato l’industria dei contenuti audiovisivi dovrà sperimentare con coraggio nuovi modelli commerciali e distributivi e strategie di ampliamento di un pubblico diversificato e sempre più esigente; dall’altro le istituzioni dovranno essere capaci di elaborare politiche pubbliche a livello regionale, nazionale ed europeo più appropriate al nuovo contesto per valorizzare la produzione originale e stimolare la creatività e l’innovazione dei linguaggi. Queste le premesse sui cui poggia l’impianto concettuale di questo lavoro, che tenta di fornire un contributo di riflessione e di approfondimento di natura trasversale sulle dinamiche evolutive del settore audiovisivo con l’intento di disegnare un quadro di insieme delle varie componenti della filiera e della domanda, quindi di declinarle sotto il profilo normativo, tecnologico ed economico e infine di proporre chiavi di lettura e di analisi capaci di interpretare i cambiamenti in atto.
Dalla camminata in precario equilibrio di un funambolo alla passeggiata spaziale di un astronauta sospeso nello spazio siderale, questo libro offre un vertiginoso percorso nelle forme con cui il cinema contemporaneo coinvolge e sconvolge lo spettatore intensificando le sue percezioni e le sue emozioni. Per la prima volta nell'ambito degli studi sull'esperienza filmica, il paradigma della cognizione incorporata e l'ipotesi della simulazione incarnata vengono adottati per descrivere la relazione dello spettatore con i personaggi e con i mondi della finzione cinematografica, in un serrato dialogo fra teorie del cinema, estetica e neuroscienze cognitive. Acrobazia, caduta, impatto, capovolgimento, deriva sono le cinque tappe di questa esplorazione - quasi un unico movimento che scaturisce dalla capacità del film di attivare la mente e il corpo dello spettatore e che conduce quest'ultimo verso il senso più profondo e umano dell'atto di partecipare empaticamente alle azioni, alle emozioni e ai desideri del personaggio.
Il libro offre un panorama ricco e articolato sul passato e sul futuro delle immagini (cinema, televisione, fotografia, arti visive).
Questo libro mira a costituire una lettura dell'opera di Aleksandr Sokurov con la volontà di metterne in rilievo i principi formali, i fondamenti nodali ed i concetti più stringenti, facendo emergere la particolare e proteiforme relazione che questo cinema rivela di avere con le altre arti e con le altre forme di linguaggio. Michail Bachtin riservò per Fëdor Dostoevskij la definizione di «grande polifonista», un'espressione che va a buon diritto allargata anche a Sokurov. Un polifonista in grado di addentrarsi attraverso il suo lavoro nei grandi quesiti dell?arte come dello spirito dell'uomo, rimarcando la propria attenzione a quell'idea di pneuma riferita tanto alla componente fisica dell'essere umano, quanto alla sua interiorità.
Un'ampia opera in tre volumi che descrive, nella prospettiva di una storia socio-culturale, il rapporto tra cinema e mondo cattolico dalle origini del medium ai nostri giorni.
52 incontri ravvicinati, o meglio 52 ritratti in Primissimo Piano.