Non è possibile presentare in modo esaustivo in poche pagine la complessa attività di padre Virgilio Fantuzzi (1937-2019) come critico cinematografico de «La Civiltà Cattolica» in oltre quarant'anni di lavoro. Siamo davanti a un voluminoso impegno non limitabile agli articoli scritti: il cuore della sua attività può essere considerata la relazione personale e di amicizia con i più grandi maestri del cinema italiano. L'idea di queste pagine è dunque piuttosto quella di evocare, a partire da alcuni dei suoi articoli, due delle dimensioni centrali della pluridecennale missione di padre Virgilio come critico-gesuita. Da una parte, il tentativo di cogliere l'uomo dietro il regista, le sue intenzioni profonde, il suo afflato spirituale; dall'altra l'identificazione di frammenti di trascendenza nei film presentati, a prima vista nascosti da apparenti contraddizioni e tragicità. Sono tre le sezioni in cui sono stati suddivisi i sei articoli selezionati, rappresentativi del suo personalissimo modo di fare critica cinematografica: Virgilio e i grandi del cinema italiano presenta un articolo su Pier Paolo Pasolini e un'intervista a Roberto Rossellini; in Visioni d'oltralpe: incontri francesi vi è un testo estratto da un articolo dedicato ad André Bazin, critico cinematografico francese e fondatore della rivista «Cahiers du cinéma», e alcuni estratti di un lungo pezzo dedicato al regista francese Éric Rohmer; Uno sguardo ai registi di oggi raccoglie due articoli dedicati rispettivamente al film Le Onde del destino di Lars Von Trier e ad alcune opere di Steve McQueen. Questa è solo una incompleta presentazione del lavoro di un gesuita artefice di feconde connessioni tra spiritualità, teologia e cinema. Perché non lasciarsi ispirare per rinnovare il proprio sguardo nella visione dei grandi film di ieri, oggi e domani?
"Il potere dei servi" si propone di ricostruire l'immaginario teologico-politico del cinema italiano. Da "Roma città aperta" a "Habemus Papam" e "The New Pope", il presente studio indaga in che modo il cinema, attraverso il confronto con il dispositivo cattolico del potere, ha raccontato il processo di costruzione dell'identità italiana. Una storia controluce, che fa emergere, attraverso le vicende dei partigiani durante l'occupazione nazista, dei fraticelli francescani, dei diseredati di Pasolini, delle vittime della cecità rivoluzionaria, dei dubbi di intellettuali scettici o dei papi, una lotta contro i meccanismi sacrificali di esclusione e i loro orizzonti ideologici. Queste storie di liberazione indagano la tensione antinomica tra le scelte del potere e l'urgenza messianica di una forma di vita imperniata sulla povertà e la letizia. In tale tensione si specchia il cinema italiano, in grado di liberare il proprio sguardo per arrivare, al di là di interessi economici o di propaganda politica, alle cose nella loro "complessa povertà".
La collana "Lo Spirito del cinema" che Fondazione Ente dello Spettacolo battezza con questo testo del cardinale Gianfranco Ravasi si propone di indagare la testimonianza cinematografica nel suo rapporto con l'esperienza del Sacro. È una vena ricca e generosa che caratterizza da sempre la produzione filmica: a volte è marcatamente visibile, più spesso - ed è fonte di maggiore interesse - scorre e anima dall'interno un'opera: l'autore la narra con le sue storie e la offre alla risonanza della vita dello spettatore più accorto. È alla sensibilità umana, alla competenza teorica, alla ricchezza di sguardo di teologi, filosofi e maestri di estetica che chiederemo saggi brevi per offrire mappe e percorsi di navigazione per incamminarsi sulle tracce del Sacro nel cinema. Iniziamo l'inedito cammino fondando la condizione di possibilità di questo percorso. «Nelle Scritture cristiane e nella Tradizione - scrive nel libro il Cardinale Gianfranco Ravasi - la domanda di fondo sulla rappresentabilità del sacro è subito evasa in senso favorevole, non solo perché il linguaggio teologico è di sua natura simbolico e analogico, ma anche perché il cristianesimo ha nel suo cuore l'Incarnazione che vede nel volto umano di Gesù di Nazareth una eikôn, un'icona, un'immagine del Dio invisibile». Ogni pubblicazione si interrogherà sullo statuto teologico del cinema proponendo due vie per avvicinare questa alta vetta: il sentiero dell'analisi filmica e quello delle diverse discipline della riflessione credente.
Il "Rapporto Cinema 2018", rinnovato nella visione complessiva, è dedicato agli spettatori, agli scenari e alla progettazione strategica. Ad aprire il volume sono due approfondite analisi sul pubblico: la prima è una ricerca a cura dell'Osservatorio Giovani dell'Istituto Toniolo sui consumi culturali e sulla fruizione da parte della generazione dei "Millennials" per guardare al futuro del cinema; la seconda, condotta dall'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è un'indagine pilota sul rapporto fra terza età e cinema, che monitora la presenza in sala della popolazione "over 60". Alle opportunità di finanziamento per il comparto cinema è invece dedicata la seconda parte del testo. La partecipazione a un bando rappresenta infatti una duplice occasione per una organizzazione culturale o un'azienda: non è solo alle risorse economiche che bisogna guardare, ma alla possibilità di ripensare la propria strategia e di incidere sulla vita culturale del Paese. Chiude il volume un capitolo sugli scenari presenti e prossimi, con contributi di studiosi del settore che disegnano un quadro estremamente ricco e diversificato, che parla di sviluppo e potenziali ricadute positive sull'intero "sistema Paese".
Il volume, un vero e proprio focus sul cinema di Jane Campion, prende in analisi l'intera filmografia della cineasta neozelandese autrice antipodean di ordalie esistenziali, sensibile agli aspetti formali del racconto filmico e dotata di un acuto sguardo antropologico. Il libro ricostruisce l'avventura cinematografica della regista neozelandese - dal background formativo (gli studi di antropologia, belle arti e cinema) alle molteplici influenze formali, culturali ed esperienziali rintracciabili nelle sue opere (letteratura, arti visive, fotografia, musica, fino al cinema stesso) -, ripercorrendo cronologicamente la sua opera e convocando per l'interpretazione le metodologie ermeneutiche elaborate sia dagli studi cinematografici (analisi testuale, semiotica, teorie femministe e di genere) sia da quelli culturalisti, letterari, postcoloniali e dell'antropologia visiva. Jane Campion esplora la relazione tra arte e vita indagando la qualità femminile nell'esperire il mondo, alla luce di una prospettiva anti-ideologica che delinea un immaginario femminile ribelle e autenticamente "altro". Alterità esibita in una visione tatti le delle cose e dei personaggi, seguiti nella loro vocazione nomadico-esperienziale, nella loro condizione di sradicamento e di esilio emozionale che sprigiona un'eversiva forza vitalistica.
Il libro 9/11, la 25a ora del cinema americano di Andrea Chimento parte dalla convinzione che l’11 settembre 2001 il cinema americano sia entrato in una nuova fase. Il fantasma dell’attentato ha agito in forme e stratificazioni diverse, modificando scelte narrative, formali e stilistiche.
Prendendo avvio dai film che hanno messo direttamente in scena le immagini della catastrofe, il testo si articola in due ampie sezioni: la prima impostata come una diretta sull’“evento”; la seconda incentrata sul periodo successivo all’accaduto.
Se da un lato, in quei film che lavorano per allegorie e simbologie dell’11 settembre è evidente il concetto di “ri-narrazione ossessiva”, dall’altro sono preponderanti nuovi modelli di raffigurazione dei cambiamenti, degli stati d’animo e delle (in)certezze da parte del cinema americano.
Quindici anni dopo l’immagine dello schianto è ancora impressa nei nostri occhi come nella storia del cinema americano.
Settima edizione del rapporto, in coedizione con il MiBACT, che offre una panoramica della situazione economica del settore cinematografica, analizzando a fondo i punti di forza e di debolezza del comparto, a partire dai numeri e dalle statistiche.
Dalla camminata in precario equilibrio di un funambolo alla passeggiata spaziale di un astronauta sospeso nello spazio siderale, questo libro offre un vertiginoso percorso nelle forme con cui il cinema contemporaneo coinvolge e sconvolge lo spettatore intensificando le sue percezioni e le sue emozioni. Per la prima volta nell'ambito degli studi sull'esperienza filmica, il paradigma della cognizione incorporata e l'ipotesi della simulazione incarnata vengono adottati per descrivere la relazione dello spettatore con i personaggi e con i mondi della finzione cinematografica, in un serrato dialogo fra teorie del cinema, estetica e neuroscienze cognitive. Acrobazia, caduta, impatto, capovolgimento, deriva sono le cinque tappe di questa esplorazione - quasi un unico movimento che scaturisce dalla capacità del film di attivare la mente e il corpo dello spettatore e che conduce quest'ultimo verso il senso più profondo e umano dell'atto di partecipare empaticamente alle azioni, alle emozioni e ai desideri del personaggio.
Seconda edizione del rapporto annuale sul mercato cinematografico.
Questo libro mira a costituire una lettura dell'opera di Aleksandr Sokurov con la volontà di metterne in rilievo i principi formali, i fondamenti nodali ed i concetti più stringenti, facendo emergere la particolare e proteiforme relazione che questo cinema rivela di avere con le altre arti e con le altre forme di linguaggio. Michail Bachtin riservò per Fëdor Dostoevskij la definizione di «grande polifonista», un'espressione che va a buon diritto allargata anche a Sokurov. Un polifonista in grado di addentrarsi attraverso il suo lavoro nei grandi quesiti dell?arte come dello spirito dell'uomo, rimarcando la propria attenzione a quell'idea di pneuma riferita tanto alla componente fisica dell'essere umano, quanto alla sua interiorità.