Come esseri umani finiti, noi siamo limitati, situati, dipendenti, vulnerabili, imperfetti. La nostra comprensione di noi stessi e del mondo si trova costantemente ad affrontare limiti e restrizioni. Come cogliere queste diverse dimensioni della finitezza (e le sue ambiguità) nell'ambito dell'antropologia teologica? Lo studio di Henriksen analizza le diverse interpretazioni del ruolo della finitezza nella vita umana e spiega perché possono giovare all'antropologia teologica. L'Autore fornisce infatti una mappatura della finitezza aperta sull'Infinito. E lo fa con la guida di filosofi come Merleau-Ponty, Heidegger, Ricoeur, Levinas, Marion, Jonas, Derrida; di filosofi della religione come Shults, Westphal, Neville, van Huyssteen; e di teologi come Pannenberg e Tillich.
Preghiera fondamentale dei cristiani, il Padre nostro ci indica che cosa significa essere e diventare cristiani. Ci ricorda che cosa sollecita e anima i seguaci di Cristo. Ci dice quale è la speranza visionaria che ricolma il loro animo e, mettendoli in cammino, li spinge a “investire” se stessi in quel progetto.
Spiegando le parole e le domande del Padre nostro, senza evitare le sfide che esse pongono oggi come ieri a chi le fa proprie, Jürgen Werbick introduce alla preghiera e alla fede cristiana: dischiude la realtà personale-sovrapersonale di Dio, la cui volontà buona può diventare sperimentabile per gli esseri umani come compito e promessa della loro vita.
Il Padre nostro ci introduce infatti nel desiderio della salvezza, nella speranza orante, e ci insegna a vivere “in Dio” con uno stile corrispondente a tale speranza. I figli adottivi di quel Padre celeste si sanno davvero al sicuro nella potenza vitale e amorosa, creativa e inesauribile, di Dio.