San Vincenzo de' Paoli non è entrato - immeritatamente - nella storia della letteratura, neanche religiosa, per le "conferenze" alle Figlie della Carità. È entrato però nella storia della Chiesa per quello che esse hanno sortito: la struttura spirituale delle Figlie della Carità e la diaconia della carità resa possibile anche al genio femminile. Difficile pensare a san Vincenzo come a un maestro di metodo o di comunicazione; eppure le sue "conferenze" corrispondono alle più moderne metodologie di comunicazione oggi attuate in ambiti diversi. Esse hanno radici lontane, rinvenibili in tradizioni patristiche o monastiche, ma del tutto originali nel loro genere per la concretezza e il coinvolgimento dei destinatari. A tali "conferenze" o incontri, che si svolgevano a Parigi presso la Casa Madre delle Figlie della Carità, le partecipanti venivano preparate, magari con appunti, conoscendo in anticipo il soggetto della conferenza stessa. Al termine veniva fatto un lavoro redazionale, sottoposto alla revisione dello stesso Vincenzo. Quanto ai contenuti, emergono i temi tipici della spiritualità vincenziana: l'incontro come dato provvidenziale; la vita come vocazione; l'amore di Dio e il conseguente amore del prossimo; l'amore affettivo e quello effettivo; il servizio spirituale e materiale; l'umiltà, la semplicità e la carità come virtù basilari; la vita di comunione e di consacrazione. (Prefazione di Richard Mc. Cullen)
Siamo di fronte ad un classico della "sipiritualità cristiana" del '900. Catherine de Hueck Doherty è una figura che per l'impegno sociale e la profondità spirituale si accompagna a Madre Teresa, Dorothy Day e Suor Emmanuelle. Ma Catherine ci lascia anche un'opera, Pustinia, che è divenuta appunto un classico contemporaneo di riferimento per lo spirito di carità e per la dimensione mistica. Pustinia, in russo, significa deserto, e proprio al deserto richiama l'esperienza delle pustinie create da Catherine, prima in una casa di campagna dove sperimentare nel silenzio, nel digiuno e con solo una bibbia sul tavolo, il rapporto con Cristo, poi anche in città. In questo libro Catherine ci spiega il paradosso e l'esperienza concreta dei deserti nelle metropoli odierne, ci spiega come vivere il silenzio e l'accoglienza nell'assordante mondo contemporaneo.
L'autobiografia di una grande protagonista del XX secolo
«Quando queste pagine verranno lette, io avrò trovato una nuova nascita in Dio».
Suor Emmanuelle ha redatto queste Confessioni di una religiosa in un arco di tempo di circa vent’anni, motivo per cui questo può essere considerato il primo e l’ultimo libro che ha scritto. Il primo, perché lo ha iniziato prima di tutti gli altri, quando era ancora in Egitto. Vi è tornata poi su a più riprese, fino agli ultimi mesi di vita, per riprenderlo, correggerlo, arricchirlo. L’ultimo, perché lo ha voluto postumo, per confidarvi cose che mai aveva detto prima - per pudore, naturalmente, ma anche per il desiderio di rimanere sempre libera. Qual è il suo significato? Possiamo dire che si tratta di una ricerca di verità. Suor Emmanuelle ha voluto capire il cammino della sua vita attraverso le scelte che ha fatto, le persone che ha incontrato, il suo rapporto con un Dio di cui ha amato appassionatamente la povertà e la vulnerabilità. Ella ha voluto ritrovare, secondo la sua caratteristica espressione, la «nudità» della persona che è stata, nelle sue attese, nei suoi insuccessi, nelle sue lotte. «Quando si dice la nuda verità sull’uomo, in filigrana appare sempre Dio. In questo libro io voglio, per l’ultima volta, confessare la fede nell’uomo e la fede in Dio che hanno sostenuto tutta la mia vita... Ne sono convinta: dal crogiolo della morte, scaturisce la resurrezione».
Dopo un’infanzia trascorsa tra i più poveri, una convinzione è sempre stata presente in padre Joseph Wresinski: al cuore del cristianesimo vi è lo sguardo rivolto verso il più miserabile; la Chiesa sono i poveri, letteralmente. Laddove il più disprezzato tra gli uomini è dimenticato, l’umanità è annullata, la Chiesa assente, Cristo schernito. Questo libro-intervista realizzato da Gilles Anouil ben illustra come il messaggio di padre Joseph, la sua vita personale nonché la fondazione del movimento ATD Quarto Mondo - oggi diffuso in 116 paesi - siano stati intimamente legati. Allo stesso tempo fa toccare con mano fino a che punto sia possibile, nel cosiddetto primo mondo, ignorare l’esistenza e le dimensioni del fenomeno della miseria. Michel Serres dice a proposito del libro: «Non ho conosciuto padre Joseph, ma ho letto con molta attenzione i suoi scritti e sono stato colpito, come filosofo, dal rigore del suo pensiero. Quando si è molto lontani da ciò che tocca fisicamente la miseria, ci si aspetta un discorso pressoché convenzionale, quello che in gergo giornalistico viene definito caritativo. E mi aspettavo, come tutti, questo genere di discorso. Ebbene, per niente! Ho ritrovato nei suoi scritti un pensiero che interrogava, con una vivacità sorprendente e un vigore straordinario di cui avevo proprio bisogno, la storia, le scienze umane, la sociologia, l’etnologia stessa, l’economia, la politica, la cultura, la prassi e che le interrogava in una maniera tale che ormai consiglio ai miei studenti la lettura degli scritti di padre Joseph».
P. Antonio Maria Sicari ci dona questo Undicesimo libro dei Ritratti di Santi, da lui scritto non per «insistenza professionale», ma perché i Ritratti segnano le tappe di un «itinerario quaresimale» che viene celebrato ormai da ventidue anni. E sono molte le comunità cristiane che lo seguono con desiderio di conoscere sempre nuovi profili di amici di Dio. Il volume si apre con il lungo ritratto dedicato alla vocazione e alla missione di san Paolo, l’Apostolo delle genti, nel secondo millennio dalla nascita. L’autore si sofferma poi sull’immensa «opera contemplativa» compiuta da santa Giovanna Francesca di Chantal, nella Francia lacerata dalle guerre di religione. Delinea due profili di «santi della carità» (il veronese san Giovanni Calabria e il tedesco-russo servo di Dio Friedrich Joseph Haass), diversissimi tra loro ma accesi dalla stessa passione per l’ecumenismo della misericordia e della santità. Racconta due appassionanti e gloriose vicende di martirio, una nella Germania nazista (il beato Franz Jägerstätter) e una nel Vietnam comunista (il servo di Dio F.-X. Nguyen Van Thuan): un giovane padre di famiglia e un vescovo, segnati dalla stessa irremovibile dedizione a Cristo e alla sua Chiesa. E «sorprende» col lungo ritratto di una «venerabile» di sei anni e mezzo: la piccola Nennolina (Antonietta Meo), che si abbracciò alla Croce di Gesù così intimamente e con tanto cuore da maturare anche nell’intelligenza della fede: una «prodigiosa esistenza teologica», realizzata da quel Padre celeste che «si compiace di rivelarsi ai piccoli». Infine ci restituisce il volto luminoso di Giovanni Paolo I, il Papa chiamato a mostrare, sia pure fugacemente, la dolcezza del cuore della Chiesa, quando ella si sofferma sul suo compito originario, quello di essere madre ed educatrice dell’umanità. In soli trentatré giorni di pontificato, Papa Luciani ci ha mostrato il sorriso della santità: la santità che sorride e il sorriso che ci fa santi. Così continua l’itinerario alla scoperta del volto di Cristo, che si riflette in quello di tutti i suoi santi, senza che mai si possa esaurirne l’Unica Bellezza.
«Mi ha fatto piacere che poco fa abbiate citato una bambina, Antonia Meo, detta Nennolina. Proprio tre giorni fa ho decretato il riconoscimento delle sue virtù eroiche e spero che la sua causa di beatificazione possa presto concludersi felicemente.
Che esempio luminoso ha lasciato questa vostra piccola coetanea! Nennolina, bambina romana, nella sua brevissima vita - solo sei anni e mezzo - ha dimostrato una fede, una speranza, una carità speciali, e così anche le altre virtù cristiane. Pur essendo una fragile fanciulla, è riuscita a dare una testimonianza forte e robusta al Vangelo e ha lasciato un segno profondo nella Comunità diocesana di Roma».
Discorso di Sua Santità Benedetto XVI ai ragazzi e ragazze di Azione Cattolica Italiana, giovedì, 20 dicembre 2007.
Questa nuova edizione delle lettere di Antonietta Meo, per lo più da lei dettate alla madre e conosciute ormai come le «Letterine» di Nennolina, è corredata da brevi presentazioni che ne introducono il contesto storico e il senso spirituale e teologico da parte di uomini di Chiesa e di studiosi.