Il Credo può essere considerato il testamento spirituale di uno dei più grandi teologi del XX secolo. Hans Urs von Balthasar medita gli articoli di fede del Credo e in essi il mistero inesauribile del Dio uno e trino. La sua interpretazione testimonia di una limpida gioia della ricchezza e della bellezza del mistero trinitario. Scrive eloquentemente Balthasar «Ogni molteplicità proviene da qualcosa di semplice. Le molte membra dell'uomo, da un uovo fecondato. Le dodici enunciazioni del credo apostolico, anzitutto da queste tre domande particolari: Credi in Dio Padre, nel Figlio e nello Spirito santo? Ma anche queste tre formule sono espressione - ed e Gesù Cristo a fornircene la prova -, del fatto che l'unico Dio è, nella sua essenza, amore e donazione». I testi che qui ci vengono presentati, per la loro straordinaria densità e profondità, costituiscono una piccola «summa» della teologia di Balthasar.
"Teodrammatica" è la seconda parte della grande esposizione balthasariana della fede cattolica. Prendendo le mosse dagli attributi dell'essere (bello, buono, vero), egli ha trattato nella prima parte (Gloria) della bellezza del mondo e della gloria di Dio; nella seconda (Teodrammatica) della libertà finita e infinita e nella terza (Teologica) l'insieme delle questioni concernenti la verità creata, la verità divina, nonché il loro reciproco rapporto. Dopo il volume primo della "Teodrammatica", la Introduzione al dramma, il secondo è antropologico, il terzo cristologico, il quarto soteriologico; il quinto trinitario. In questo quarto volume si tratta di un'"azione" lungamente preparata. Nel primo è stata anzitutto elaborata una precomprensione della categoria del drammatico come introduzione alla comprensione della rivelazione (o "teologia"). Poi occorreva presentare i personaggi del dramma. Ma nella tensione tra la libertà riconosciuta della creatura davanti a Dio (vol. 2) e l'inclusione di questa libertà in Cristo, a partire dal quale soltanto si danno personaggi teodrammatici (vol. 3), c'era già l'esca di accensione per qualcosa di così esplosivo che non si poteva cominciare altrimenti che nel "segno dell'Apocalisse". Essa già indica che l'agire della libertà umana non può essere aggirato o sorvolato dal più vasto agire dell'"Agnello come immolato" e ridotto a fattore inoffensivo. Qui il discorso non è quello di una apocatastasi che inserisce l'impegno cristiano tra Dio e l'uomo in un panorama filosofico (alla maniera di Plotino o di Hegel) circa un'emersione e un rientro del mondo nella divinità. Giacché si dà un'insurrezione titanica degli uomini contro la loro inclusione nel mistero della croce. Fin dal tempo di Cristo esiste una passione anticristica: "Se io non fossi venuto e non avessi parlato loro, essi sarebbero senza peccato". Solo là dove si apre il cielo si spalanca anche l'inferno.
Teodrammatica è la seconda parte della grande esposizione balthasariana della fede cattolica. Prendendo le mosse dagli attributi dell'essere (bello, buono, vero), egli ha trattato nella prima parte (Gloria) della bellezza del mondo e della gloria di Dio; nella seconda (Teodrammatica) della libertà finita e infinita e nella terza (Teologica) l'insieme delle questioni concernenti la verità creata, la verità divina, nonché il loro reciproco rapporto. Dopo il volume primo della Teodrammatica, la Introduzione al dramma, il secondo è antropologico, il terzo cristologico, il quarto soteriologico; questo quinto è trinitario. Ciò che si può dire alla fine circa l'ultimo atto del dramma fra cielo e terra non sono che termini stupefatti e balbettanti, che girano intorno a questo mistero, termini che si appoggiano ad alcune lampeggianti parole ed allusioni della Scrittura. Si è tentato di andare fino al limite consentito dalla Scrittura, per alcuni forse un passo più avanti, ma di fermarsi rigorosamente là dove speculazioni apparentemente logiche hanno condotto soltanto in un vuoto astratto o davanti a superflue segnalazioni di divieto. Non è scientifico, neppure in campo teologico, parlare con esattezza di cose che non si possono sapere (per esempio dello stato intermedio). Conforme all'avvertimento dell'Aquinate si è cercato di costruire della teologia sugli articoli di fede (e non inversamente) sulla Trinità, sull'Incarnazione del Figlio, sulla sua vicarietà per noi in croce e nella resurrezione, sulla sua missione dello Spirito a noi nella Chiesa apostolica e nella Communio Sanctorum la quale teologia è la sola chance per il fatto che anche oggi e in futuro si possa attuare una testimonianza di vita (e di morte) per "il supremo dono di Dio", che solo così diviene irreversibile e insuperabile
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In questo volume, pur non esplicitando ancora quanto presente nel processo trinitario in cui tutto si realizza tramite Cristo, il lavoro teologico ne presenta la persona e la missione. Ne conseguono i chiamati e gli inviati e la grande risposta della donna, di Maria. Ne consegue la risposta della Chiesa, a partire da Cristo e da Maria. Chiesa come sposa e come istituzione, Chiesa di ebrei e di pagani, Chiesa come abbraccio unificante. Comunione e missione, ma anche esperienza e significato del singolo nel mondo. Tramite Gesù, il figlio di Dio, si giunge allo spirito e alla presenza trinitaria nel dramma del mondo. Trascendenza e immanenza: il dramma entra nella pienezza.
Balthasar svolge come in un teatro il dramma dell'uomo di fronte al rivelarsi del trascendente, confrontandosi con i maggiori filosofi e letterati nel rappresentare il teatro del mondo e nel discernere gli elementi del dramma che portano alla lotta per il bene. Straordinario il suo excursus su Shakespeare e il perdono.
Un'azione teodrammatica può esistere se ci sono dei soggetti in relazione, se ci sono dei personaggi che mettono in atto l'azione stessa. Chi vuole introdursi al dramma prima che si alzi il sipario scorre la lista dei personaggi. Questo secondo volume della Teodrammatica, così come lo sarà il terzo, è dedicato ai personaggi del dramma, cioè ai soggetti dell'azione. In queste pagine è nel rapporto uomo-Dio che Balthasar indica il fondamento di una creatura libera, elemento capitale per l'antropologia cristiana. Quanto descritto in questo volume, che ha un excursus topico nel paragrafo "Immagine e somiglianza di Dio", così come quanto descritto nel volume successivo avranno la piena esplicitazione nei volumi finali riguardanti la via della salvezza e la trinità.
"Verità del mondo" è il primo volume di Teologica, la terza anta della trilogia di Balthasar che vede prima Gloria (l'Estetica) e Teodrammatica. Come nell'Estetica sono messe in relazione bellezza del mondo e gloria di Dio, e come nella Teodrammatica la libertà finita e divinamente infinita, così nella Teologica si riflette sulla relazione tra la struttura della verità creata e di quella divina. «Il presente volume, Verità del Mondo, procede prevalentemente per via filosofica. L'essere finito viene indagato nelle sue strutture di verità [...]. In questa indagine il lettore incontrerà forse qualcosa di meno solito, qualcosa di impercettibilmente uscito di vista a cominciare dall'antichità ed anche dalla patristica, ma che si può senz'altro giustificare in retrospettiva sulla grande tradizione. [...] Solo nel capitolo finale diverrà tematico il rinvio delle strutture intramondane da noi indagate a un divino Logos trascendente». «L'unità indissolubile della verità terrena con il movimento del bene e del bello indica con sufficiente chiarezza in direzione del significato di questo mistero dell'essere, che deve consistere nell'assoluto accrescimento e adempimento del mistero di Dio stesso: mistero della dedizione senza perché, alla quale dev'essere ricondotto tutto ciò che si deve capire come alla causa che fonda sé stessa. [...] Ma che ci sia in genere verità ed eterna verità ha il suo fondamento nell'amore. Se la verità è la cosa più estrema in Dio, allora noi potremmo guardare con gli occhi aperti nei suoi abissi, abbacinati forse da tanta luce, ma non impediti nella spinta del nostro desiderio di verità».
"Stili ecclesiastici" è il secondo volume di "Gloria. Una estetica teologica", prima parte dell'esposizione balthasariana della fede cattolica racchiusa nella trilogia Gloria, TeoDrammatica, Teologica. Qui l'autore prende in esame il pensiero di alcuni grandi teologi e Padri della Chiesa, scelti - a prescindere dall'elevatezza di rango - per la loro efficacia storica. Le immagini da loro evocate sono irradiazioni della gloria, ed in virtù di tale qualità hanno potuto gettare una luca chiarificatrice e formativa sui secoli della civiltà cristiana. Vi sono immagini più interiori, che non sono segretamente meno splendenti, né hanno minore forza teologica - immagini di preghiere e sacrifici mistici, nascosti, che non hanno conseguito alcuna efficacia storica esteriore ed accertabile. Nell'eone della morte e dell'occultezza questo è possibile, né contrasta con ciò che è reso evidente. D'altra parte non v'è, nel tempo della chiesa, alcuna teologia storicamente efficace che non sia essa stessa riflesso della gloria di Dio; soltanto una teologia bella, vale a dire soltanto una teologia che, afferrata dalla gloria Dei, riesce a sua volta a farla risplendere, ha la possibilità di incidere nella storia degli uomini imprimendovisi e trasformandola.
"Stili laicali" è il terzo volume di "Gloria. Una estetica teologia", prima parte della grande esposizione balthasariana della fede cattolica nella trilogia Gloria, TeoDrammatica, TeoLogica. L'autore sceglie in questa sezione di approcciare la dimensione religiosa dell'uomo muovendo dalla percezione della bellezza. Se, come sostiene l'antropologia religiosa, una delle prime percezioni di cui facciamo esperienza è la meraviglia di fronte al creato, la medesima meraviglia compare e approfondisce il nostro vissuto della dimensione estetica di fronte alle opere dell'ingegno umano e in specie, fra queste, i capolavori della letteratura. "Stili laicali" è un libro dedicato a un'analisi profonda di opere e autori cui è possibile avvicinarsi con animo laico, affascinanti in virtù della loro stessa forza letteraria. È proprio questo attento esame di testi e immagini letterarie a disvelare percorsi complessi, inattesi, conducendoci sino ai vertici della poesia, della musica, della profezia, dell'abbraccio amoroso, delle domande esistenziali e dell'apocalittica.
In questo quarto volume si tratta di un'«azione» lungamente preparata. Nel primo è stata anzitutto elaborata una precomprensione della categoria del drammatico come introduzione alla comprensione della rivelazione (o «teologia»). Poi occorreva presentare i personaggi del dramma. Ma nella tensione tra la libertà riconosciuta della creatura davanti a Dio (vol. due) e l'inclusione di questa libertà in Cristo, a partire dal quale soltanto si danno personaggi teodrammatici (vol. tre), c'era già l'esca di accensione per qualcosa di così esplosivo che non si poteva cominciare altrimenti che nel «segno dell'Apocalisse». Essa già indica che l'agire della libertà umana non può essere aggirato o sorvolato dal più vasto agire dell'«Agnello come immolato» e ridotto a fattore inoffensivo. Qui il discorso non è quello di una apocatastasi che inserisce l'impegno cristiano tra Dio e l'uomo in un panorama filosofico (alla maniera di Plotino o di Hegel) circa un'emersione e un rientro del mondo nella divinità. Giacché si dà un'insurrezione titanica degli uomini contro la loro inclusione nel mistero della croce. Fin dal tempo di Cristo esiste una passione anticristica: «Se io non fossi venuto e non avessi parlato loro, essi sarebbero senza peccato». Solo là dove si apre il cielo si spalanca anche l'inferno.
"'Gloria' è la prima parte della grande esposizione balthasariana della fede cattolica. Prendendo le mosse dagli attributi dell'essere (bello, buono, vero), Balthasar ha trattato in questa prima parte della "bellezza" del mondo e della "gloria" di Dio, nella seconda ( Teodrammatica) della libertà finita e infinita, e nella terza (Teologica) l'insieme delle questioni concernenti la verità creata, la verità divina, nonché il loro reciproco rapporto. Gli scribi e i farisei della nostra epoca, i quali trasformano la bibbia in fredde chiacchiere che uccidono lo spirito e 0 cuore, io non li voglio certo a testimoni della mia fede intima e viva. So bene come costoro sono arrivati a questo punto, e poiché Dio perdona loro di aver ucciso Cristo peggio dei giudei, perché riducono la sua parola a lettera morta e riducono lui, il vivente, a vuota immagine idolatrica, poiché Dio perdona loro, perdono loro anch'io. Solo vorrei esporre me e il mio cuore non là dove viene frainteso, e perciò sto zitto davanti ai teologi di professione... altrettanto volentieri quanto davanti a quelli che non vogliono più saperne di tutto questo per la ragione che, cresciuti fin dall'infanzia nella fede della morta lettera e del terrore, hanno perduto la voglia di ogni religione che pure è il primo e il supremo bisogno dell'uomo... Era necessario che tutto ciò si verificasse nel modo come ora è ovunque e in particolare nella religione, e quanto alla religione le cose stanno quasi al modo come stavano quando Cristo venne al mondo. Ma proprio come dopo l'inverno succede la primavera, è sempre venuta dopo la morte dello spirito nuova vita, e la realtà santa è sempre santa, anche se gli uomini non lo avvertono. E c'è pure qualcuno che nel suo cuore è più religioso di quanto egli voglia o possa dire, e forse anche qualche nostro predicatore dice di più di quanto altri suppongono, perché le parole da lui adoperate vengono comunemente e in mille maniere fraintese." (Hölderlin)
Gloria è la prima parte della grande esposizione balthasariana della fede cattolica. Prendendo le mosse dagli attributi dell'essere (bello, buono, vero), Balthasar ha trattato in questa prima parte della "bellezza" del mondo e della "gloria" di Dio, nella seconda (Teodrammatica) della libertà finita ed infinita, e nella terza (Teologica) l'insieme delle questioni concernenti la verità creata, la verità divina, nonché il loro reciproco rapporto.
"Il volume 'Sponsa Verbi', che raccoglie quindici saggi teologici (scritti da Hans Urs von Balthasar tra il 1939 e il 1961), fu pubblicato da Johannes Verlag proprio mentre fervevano i preparativi per la celebrazione del Concilio Ecumenico Vaticano II, che papa Giovanni XXIII aveva annunciato nel gennaio del 1959. La chiave di lettura autorevole e autorizzata per individuare il cuore di questi saggi (raggruppati in tre parti) sta nell'intenzione dichiarata dall'autore di voler offrire soltanto delle 'pietre di costruzione per una futura ecclesiologia sistematica'. Tuttavia, affinché esse non restassero disperse e slegate tra loro, l'autore si preoccupava subito che venisse prestata un'attenzione sistematica, senza distrazioni, al 'mistero del centro'. Per Hans Urs von Balthasar ogni questione era soltanto una finestra (e sapeva bene che 'si aprono molte finestre'), da cui 'gettare uno sguardo sul centro, che tuttavia resta celato nel recesso più segreto. Nella fede ne abbiamo notizia e siamo indirizzati a interpretare quanto nella Chiesa è manifesto con la luce che proviene da là. Ciò, sotto molti rispetti, dà il risultato di un'immagine della Chiesa diversa da quella che oggi è moderna e in uso'." (Dalla prefazione di Antonio Maria Sicari)
Il presente volume ha il pregio di riunire due tra i più famosi scritti di von Balthasar, che l'autore stesso definiva programmatici. Il primo, "Abbattere i bastioni", venne pubblicato in tedesco nel 1952. A distanza di dieci anni seguì "Solo l'amore è credibile", pubblicato mentre era in pieno svolgimento il Vaticano II. Il concilio, dunque, è come lo spartiacque che separa le due parti di un'unica composizione. La prima vuole contribuire ad abbattere i bastioni, ogni artificiosa costruzione che impedisce la visione della fonte dell'amore. La seconda lascia intravedere le origine divine, remote e tuttavia possenti, che ancora possono estinguere la sete dell'uomo alla ricerca di Dio e di se stesso. Pur con accenti diversi, le due opere formano un unico proemio alla grande costruzione di Gloria, Teodrammatica, Teologica. Di qui la decisione di pub blicarle insieme come possibilità offerta al lettore di leggere in continuità i prodromi del grande affresco balthasariano.
Gloria è la prima parte della grande esposizione balthasariana della fede cattolica. Prendendo le mosse dagli attributi dell'essere (bello, buono, vero), Balthasar ha trattato in questa prima parte della "bellezza" del mondo e della "gloria" di Dio, nella seconda (Teodrammatica) della libertà finita e infinita e nella terza (Teologica) dell'insieme delle questioni concernenti la verità creata, la verità divina, nonché il loro reciproco rapporto.
Lo Spirito della Verità è il terzo volume di Teologica, la terza anta della trilogia di Balthasar che vede prima Gloria (l'Estetica) e Teodrammatica.
Come nellEstetica sono messe in relazione bellezza del mondo e gloria di Dio, e come nella Teodrammatica la libertà finita e divinamente infinita, così nella Teologica si riflette sulla relazione tra la struttura della verità creata e di quella divina.
Gloria è la prima parte della grande esposizione balthasariana della fede cattolica. Prendendo le mosse dagli attributi dell'essere (bello, buono, vero), Balthasar ha trattato in questa prima parte della "bellezza" del mondo e della "gloria" di Dio, nella seconda (Teodrammatica) della libertà finita e infinita e nella terza (Teologica) dell'insieme delle questioni concernenti la verità creata, la verità divina, nonché il loro reciproco rapporto.
Verità del Mondo è il primo volume di Teologica, la terza anta della trilogia di Balthasar che vede prima Gloria (l’Estetica) e Teodrammatica. Come nell’Estetica sono messe in relazione bellezza del mondo e gloria di Dio, e come nella Teodrammatica la libertà finita e divinamente infinita, così nella Teologica si riflette sulla relazione tra la struttura della verità creata e di quella divina.
«Il presente volume, Verità del Mondo, procede prevalentemente per via filosofica. L’essere finito viene indagato nelle sue strutture di verità [...]. In questa indagine il lettore incontrerà forse qualcosa di meno solito, qualcosa di impercettibilmente uscito di vista a cominciare dall’antichità ed anche dalla patristica, ma che si può senz’altro giustificare in retrospettiva sulla grande tradizione. [...] Solo nel capitolo finale diverrà tematico il rinvio delle strutture intramondane da noi indagate a un divino Logos trascendente».
«L’unità indissolubile della verità terrena con il movimento del bene e del bello indica con sufficiente chiarezza in direzione del significato di questo mistero dell’essere, che deve consistere nell’assoluto accrescimento e adempimento del mistero di Dio stesso: mistero della dedizione senza perché, alla quale dev’essere ricondotto tutto ciò che si deve capire come alla causa che fonda se stessa. [...] Ma che ci sia in genere verità ed eterna verità ha il suo fondamento nell’amore. Se la verità è la cosa più estrema in Dio, allora noi potremmo guardare con gli occhi aperti nei suoi abissi, abbacinati forse da tanta luce, ma non impediti nella spinta del nostro desiderio di verità».
Homo creatus est è l’ultimo e più recente dei 5 volumi dei Saggi Teologici di Hans Urs von Balthasar. Come suggerisce il titolo, l’opera presenta l’antropologia del grande teologo, la visione dell’uomo quale è stata fatta propria da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. Non a caso il libro è dedicato al cardinale Joseph Ratzinger. La visione dell’uomo, dunque. Ma non c’è da attendersi cedimento alcuno al pensiero contemporaneo, alla nuova scolastica o alle infinite correnti nate dalla dissoluzione della metafisica. Il punto di partenza di von Balthasar è da una parte il desiderium Dei presente nella creatura di cui parla sant’Agostino, dall’altra la considerazione dell’uomo de arriba (sant’Ignazio). Ne possono nascere due antropologie diverse: l’una ascendente, a partire dall’uomo che cerca il proprio compimento in Dio; l’altra discendente, di Dio che va incontro all’uomo portandolo così a salvezza e compimento. Le due opzioni possono trovare un punto d’incontro nell’amore originario di Dio, il quale crea l’uomo come libero partner dell’alleanza. L’uomo, di conseguenza, realizza se stesso, giunge alla sua pienezza nel momento stesso in cui si apre all’incontro con Dio. Una tematica di grande fecondità è quella legata all’eros, alla differenza sessuale, alla dignità della donna. Tre momenti strettamente uniti, come sottolinea, ad esempio, Mozart ne Il flauto magico. Sono vie della manifestazione dell’amore di Dio. Nello stesso tempo sono vie della più piena realizzazione dell’uomo. Creata da Dio, l’umanità è chiamata a innalzarsi a Dio, a vivere in Dio, visto che Dio è venuto e ha posto la sua tenda in mezzo a noi.
Tra i pensatori della prima metà del Novecento, Martin Buber occupa un posto di rilievo. A Buber von Balthasar si accostò in particolare per il pensiero dialogico (l'io prende coscienza di se stesso davanti al Tu di Dio) che è a fondamento della seconda parte della sua trilogia, la Teodrammatica. Nel presente volume, invece, il confronto è soprattutto con l'uomo di fede, con lo studioso che, anche approfondendo il chassidismo, osò trarre e rivitalizzare l'essenza dell'ebraismo. Questa consiste anzitutto nel principio del profetico ricercato nella sua origine, in Abramo e Mosè. Il profetico dà poi consistenza al principio sacramentale che è la negazione di ogni dualismo, per cui non vi può essere separazione tra terra e popolo, tra presente e vita eterna. La terra è il principio sacramentale di Israele, Israele è il sacramento dei popoli. Von Balthasar segue con attenta ammirazione il percorso di Buber, anche se il percorso del cristiano è come capovolto. Li dove Buber cerca a ritroso la fede pura nella missione e nella parola dei profeti, il cristiano guarda a Cristo come compimento di ogni promessa, lì dove il pensatore dialogico chiude ogni spiraglio all'apocalittica, e con essa alla vita eterna, l'autore di Gloria vuole sperare nella resurrezione di tutti.