L'incontro tra la cultura occidentale e quella orientale assume all'interno delle dinamiche relazionali contemporanee i connotati di un evento ormai inevitabile. La società odierna si articola seguendo leggi di prossimità che sollecitano la conoscenza reciproca di due civiltà che, sebbene nate in contesti e circostanze dissimili, trovano oggi una possibilità, o forse una necessità, di dialogo. L'opera, come suggerisce il titolo, è una selezione di testi scritti da un uomo orientale, frutto dell'immaginazione dell'autore, che ha viaggiato in occidente e ha approfondito, ispirandosi al perfezionato apprendimento del nostro patrimonio culturale, lo studio dei due piani filosofici, offrendo uno stimolante spunto di riflessione al lettore.
L'età contemporanea ruota intorno all'ineluttabilità dell'apparire e poco conta se ciò che si mostra rispecchia effettivamente la propria natura: la coincidenza di sostanza e forma non è più priorità riconosciuta. Addirittura non esiste una coralità di intenti e ognuno si prende cura di se stesso, come un moderno Narciso, all'interno di una cornice autoreferenziale che ha smesso già da tempo di preoccuparsi dell'altro. Il soggetto ha smarrito quel senso di progettualità altruistica proprio della sua natura e continua a mentirsi inconsciamente attraverso rappresentazioni di un sé autonomo. L'autore analizza le patologie più significative di questo caotico pluralismo attraverso alcune categorie tra cui quelle del progresso e dell'economia che raccontano l'oggi e, sebbene l'intento non sia fornire un «ricettario su come cucinare bene il mondo», la sua riflessione conferma la possibilità di una via di fuga. Sembra ineludibile il riferimento a quei principi immutabili che si costituiscono collante della società e permettono un recupero della dimensione dialogica dell'umano.