L'Hospice dell'ospedale Luigi Sacco di Milano è una struttura sanitaria esemplare, specializzata nell'assistenza ai malati oncologici in fase avanzata. Oltre che alla terapia del dolore, gli operatori si dedicano con particolare impegno al sostegno psicologico, religioso e sociale. Le pagine di questo libro nascono dalle esperienze vissute in dieci anni di lavoro e raccolgono storie di pazienti e di chi - medici, infermieri, operatori sanitari - li accompagna. I racconti degli uni si specchiano in quelli degli altri e testimoniano l'importanza di un approccio medico fondato sulla persona e sulla relazione umana, prima ancora che sulla patologia, che permetta ai malati di far emergere la propria personalità e il proprio vissuto. E non è la morte, come ci si potrebbe aspettare, ad avere l'ultima parola. Tra le pieghe di queste vicende, è la vita che vuole essere narrata nelle sue infinite manifestazioni. "Non accompagniamo nessuno alla morte. Sino a quando si vive, si accompagna alla vita", ripetono le volontarie dell'Hospice. Il loro esempio sarà utile a chiunque operi in campo sanitario e nel sociale, là dove il confronto con la malattia genera spesso sconforto e rinuncia, ma sfida anche ciascuno di noi a un duro confronto sul significato dell'esistenza. Prefazione di Aldo Trento.
"Questo libro raccoglie alcune riflessioni che ero solito inserire nel bollettino della parrocchia e che poi ogni domenica durante la Messa delle 8.30, la Messa dei bambini, commentavo usando esempi tratti dalla loro vita. Tuttavia, con il tempo, mi sono reso conto che anche gli adulti desideravano che parlassi loro nello stesso modo. Perché questa pedagogia, questo modo di presentare il cristianesimo? La fede ha bisogno di essere verificata nella vita, perché solo così acquisisce consistenza e crea una nuova civiltà. Che cosa fece san Benedetto, che cosa fecero i gesuiti quando giunsero in questi luoghi? Dimostrarono come l'incontro con Cristo cambi il cuore e definisca un nuovo criterio per vivere, trasformando la vita e rendendola più umana. Che cos'è la vita senza tutti quei dettagli che la realtà ci chiama a vivere ogni giorno? Il bagno, la cucina, la sala da pranzo o la camera da letto fanno parte della realtà, e se Cristo non cambia anche la maniera di usare il bagno o di mangiare, significa che è puro moralismo. Come ha affermato Benedetto XVI: 'Il contributo dei cristiani è decisivo solo se l'intelligenza della fede diventa intelligenza della realtà." (Aldo Trento)
Emilia Vergani (Carate Brianza, 6 novembre 1949 - Asunción, 30 ottobre 2000) è stata «un’operaia di carità». Moglie di Giancarlo Cesana, ha aderito sin dalla giovinezza al movimento di Comunione e Liberazione, dalla cui esperienza ha tratto un originale metodo di intervento nel campo dell’assistenza sociale e della lotta all’abbandono scolastico. Dalla sua passione educativa è nato nel 1997 il Centro In-Presa, dove, attraverso il lavoro, si indica ai giovani una strada per scoprire che la vita ha un senso e che la realtà è positiva. Sviluppando le intuizioni della sua fondatrice, In-Presa ha proseguito e allargato negli anni le sue attività (oggi si occupa di formazione professionale, alternanza scuola-lavoro, inserimento lavorativo, aiuto pomeridiano allo studio, ed è anche un circolo ricreativo serale), muovendosi sempre all’interno di un percorso pedagogico che trae linfa da una profonda esperienza di fede. «I ragazzi di In-Presa meritano di più. C’è da fargli provare di più della bellezza della vita. Non è che mi metto ad amare di più, ma è che il mio bisogno è essere amata di più. Tutto il mio comportamento, anche quello di cui mi vergogno, è la ricerca di questo: “Una piaga incurabile che non vuole guarire”. È una continua inquietudine soprattutto se l’amore totale te lo aspetti da chi non lo può dare» (dal Diario di Emilia).