Nell’avvio di questo secolo le tematiche religiose paiono avere riguadagnato nel dibattito culturale una centralità a lungo smarrita. In questo scenario la conoscenza dell’Islam, i cui fedeli sono sempre più presenti in tutti gli angoli del Pianeta – e nel nostro Paese –, pare diventata un obbligo. A tal fine la lettura (o la rilettura) del Corano, il libro cui si rifanno oltre un miliardo di credenti, diviene quasi ineludibile. Non è una lettura semplice, né tanto meno a senso unico: l’interpretazione del libro sacro dei musulmani è stata opera di dotti per secoli. Malek Chebel ha inteso soccorrere l’esigenza di comprensione di qualsiasi lettore allestendo questo Dizionario enciclopedico del Corano, in cui passa in rassegna tutti i principali concetti su cui si fonda l’universo coranico che, grazie a una piana illustrazione, divengono largamente accessibili.
È raro che la stampa e i canali televisivi del nostro Paese, in genere così attenti ai fenomeni del terrorismo e dell’estremismo di matrice islamica, si occupino non superficialmente della vita culturale del mondo islamico, la cui storia straordinaria è di fatto ignorata in Occidente. Eppure la letteratura espressa dai Paesi di cultura araba ha donato al mondo i capolavori delle Mille e Una Notte, la raffinatezza delle maqâmât, l’avvincente narrativa di Naguib Mahfûz, premio Nobel per la letteratura nel 1988… L’invito alla scoperta della letteratura araba, che Argo rivolge con il presente saggio al pubblico italiano, non colma solo un vuoto editoriale, recupera importanti frammenti di storia, non solo letteraria, che ci sono assai meno estranei di quanto si creda. Attraverso le fresche pagine di Heidi Toelle e Katia Zakharia sfilano dinanzi ai nostri occhi poeti preislamici che cantavano gli avventurosi percorsi delle carovane, immaginifici poeti andalusi, audaci geografi, generosi cantori di storie che hanno incantato per secoli ascoltatori e lettori, infine gli scrittori contemporanei che nel loro impatto con la ‘modernità’ hanno re-incontrato l’Occidente.
Dallo spettacolo teatrale Danzare col ragno, interpretato da Brizio Montinaro con l'Ensemble Terra d'Otranto, il libro che propone un viaggio affascinante attraverso la letteratura e la musica che dal XV secolo ad oggi hanno segnato le tappe importanti di una delle tradizioni popolari più misteriose dell'area del Mediterraneo. Gli sguardi sul tarantismo di uomini di chiesa, medici, filosofi, viaggiatori, narratori, antropologi. Di volta in volta velenosi, sapienti, stupefatti, ironici, consapevoli. Le musiche antiche tutte certificate da testimoni come musiche veramente eseguite per il ballo delle tarantate: languide, malinconiche o variamente ritmate quelle del passato, scatenate fino al parossismo tragico quelle di oggi. L'iconografia della taranta dei secoli scorsi e le recenti foto "rubate" a Galatina da Brizio Montinaro durante il rito del tarantismo ormai in pieno disfacimento e declino. Le fonti con le partiture originali note, rare e inedite delle musiche italiane e spagnole usate per l'esorcismo della taranta. Il CD con la registrazione integrale dello spettacolo Danzare col ragno.
Il "Dizionario" di Lecouteux, fondandosi sulle saghe medioevali, su leggende e tradizioni popolari, consente di conoscere la mitologia germanica, o meglio la mitologia germanico-scandinava) in tutta la sua ricchezza. Un dizionario di dèi ma anche di fate, elfi, folletti, spiriti, nani e giganti.
"Roma era diventata grande molto in fretta, con una rapidità che i Romani non si stancarono mai d'ammirare, e non senza motivo. Certo, riconoscevano che all'inizio Romolo non si era fatto troppi scrupoli, ma è giusto mettere in discussione un politico quando prepara qualcosa di così grande come Roma?" Pierre Grimal avvia così il racconto dell'incredibile fortuna della Città: dalla sua mitica fondazione alla decadenza dell'Impero, passando attraverso la vita del regno e le grandi ore della Repubblica.
Dopo il crollo di quello che siamo abituati a chiamare l'impero romano d'Occidente, la civiltà romana ha continuato a vivere per circa un millennio nelle regioni orientali attorno alla splendida capitale rifondata da Costantino sulle rive del Bosforo. La fusione della cultura greca e della religione cristiana sul terreno della struttura statale romana fu la peculiarità dell'impero di Bizantino, cui va riconosciuto almeno il merito di avere ricevuto dalle mani vacillanti di Roma l'eredità del mondo antico proprio quando questo rischiava di scomparire nel flutto delle invasioni barbariche: un'eredità preziosa che per fortuna non è andata dispersa neppure dopo la caduta di Costantinopoli, sotto i colpi dei turchi di Maometto II.
Le premesse perché il mosaico di popoli balcanici divenisse "la polveriera d'Europa" vengono da molto lontano. Dai tempi in cui la penisola fu conquistata dai Turchi fino alla nascita, nell'Ottocento, degli Stati nazionali, allo scoppio della prima guerra mondiale fino al riordino seguito alla Seconda, imperniato sull'egemonia esercitata dall'Unione Sovietica e andato in frantumi insieme col muro di Berlino. Una storia di identità nazionali, di culture e religioni che lottano per la sopravvivenza, di minoranze irredentiste e di strumentalizzazioni politiche.