Martha è una ragazza etiope abbandonata da bambina e adottata da una famiglia italiana. Nonostante la fortuna di crescere in un ambiente amorevole e protetto, Martha è costretta a scontrarsi con i problemi che la sua “diversità” genera in chi non è pronto ad accogliere l’altro. Dalla prima infanzia alla scuola, dai primi amori alla maturità, questo volume ripercorre tutta la sua vita fino ai 19 anni e al viaggio in Etiopia alla riscoperta delle radici.
Domani è il gran giorno, domani finalmente parto, portando con me diciannove anni di domande, verità cercate e negate, dubbi e sicurezze, amore e solitudine. Da domani cercherò un senso alla mia vita, un senso alla mia diversità, un senso alla mia strada.
Destinatari
Un amplio pubblico
Autrice
Silvia Rolando, nata a Cuneo nel 1978, è laureata in Lettere Medievali. Ha insegnato Lettere nelle scuole medie e superiori, quindi si è dedicata all’insegnamento privato, approfondendo con ulteriori studi e un master la didattica e i processi di apprendimento dei ragazzi. Appassionata lettrice di storie di donne del mondo, studia le tematiche femminili. Nel dicembre 2008 pubblica una raccolta di racconti: Fiore di donna: racconti di migrazione al femminile (Kimerik). La storia di Martha è il suo primo romanzo.
Punti forti
La tematica edificante.
Una storia narrata con molta leggiadria.
La storia di Martha, una bambina etiope adottata in Italia. Un viaggio alla scoperta della propria identità.
Questo libro nasce da una profonda devozione verso la Santa di Roccaporena. La storia è narrata in prima persona, come se fosse stata lei stessa a scriverla durante gli ultimi giorni di vita, nel mese di maggio del 1457. Il testo, che si rifà a quanto è noto della Santa dalle cronache del tempo, passa in rapida rassegna quelle che sono state le vicende che hanno segnato la vita della Santa, fino a farla universalmente conoscere come la Santa degli impossibili.
Destinari
Un ampio pubblico di credenti.
Autore
Aligi Fiore Pisapia, poeta e scrittore, vive a Viareggio, Lucca. Ha pubblicato apprezzati libri di poesia e biografie incentrati sulle persone comuni. Da sempre affascinato dalla vita dei Santi, racconta Santa Rita in una versione originale e inedita.
Punti forti
La figura, sempre amata, di Santa Rita da Cascia. Un volume narrato in prima persona, che aiuta il lettore a immedesimarsi con la Santa. Particolarmente adatto a chi vuol svolgere un pellegrinaggio nei luoghi di Santa Rita.
«Monsignor Valentino Lazzari svolse un’intensa attività, con fondazione di scuole, ospedali, lebbrosari e strutture pastorali. Sua unica preoccupazione fu quella di prendere le parti dei più deboli, difendendone le istanze e i diritti contro la prepotenza di ricchi o criminali dediti solo al raggiungimento dei propri interessi. Purtroppo questa sua posizione lo esponeva al rischio della stessa vita e così avvenne: le cause della sua morte sono ancora avvolte nel mistero, ma concreta risulta la probabilità che sia stato brutalmente malmenato: da ciò la morte per le ferite conseguite.
Egli ebbe dalla natura e dalla Grazia divina doni preziosi: bontà, cordialità, allegria contagiante, disponibilità ad aiutare e a servire gli altri in ogni circostanza».
Dalla Prefazione di Stefano Arnoldi
Destinatari
Un libro dedicato a chi desidera accostarsi alla figura di padre Valentino Lazzari. La scrittura immediata e la narrazione in grado di unire il grottesco con il dramma e la malinconia affascinerà un pubblico eterogeneo e vasto.
L'autore
Valentino lazzari (Cologno al Serio, 19251983) entrò nell’ordine dei Frati Minori Cappuccini nel 1936. Ordinato sacerdote il 4 marzo 1950, fu destinato a Roma dove conseguì la laurea in Teologia presso la Gregoriana. Nel 1954 andò in missione in Brasile.Assegnato allo studentato teologico di Parnaíba e di Fortaleza, rivelò subito le sue rare doti di intelligenza. All’impegno della scuola seppe unire lo zelo sacerdotale, tra i lebbrosi del “suo lebbrosario” di Carpína e nella predicazione di ritiri a sacerdoti e religiosi. Nominato Vescovo Prelato di Grajaú, fu consacrato solennemente nella chiesa parrocchiale di Cologno al Serio il 25 luglio 1971.
Qualche anno fa Francesco e l’infinitamente Piccolo rivelò ai lettori un grande scrittore. Ora Bobin ritorna con questo libro breve ma intenso, scritto per l’amica strappata al suo affetto.
«La morte, come la vita, ha i suoi ritornelli, le sue stagioni e le sue crescite. Oggi siamo alle soglie della primavera. Domani lillà e ciliegi saranno in festa. Se mi volto a guardarti nella tua morte recente, Ghislaine [...], in questi giorni di ultimi geli e di prime fioriture bianche, ti vedo come una giovane donna che scoppia a ridere sotto gli acquazzoni. Mi manca il tuo riso. Nella mancanza ci si può lasciar andare. Ma si può anche trovare un sovrappiù di vita. L’autunno e l’inverno successivi alla tua morte li ho spesi a dissodare per te questo piccolo giardino d’inchiostro. Per entrarvi, due porte – un canto e una storia. Il canto è il mio. Della storia non sono che il narratore. La offro ai tuoi figli, i tuoi uccelli del paradiso, le tue tre vite eterne».
Destinatari
Un libro per il grande pubblico.
L’autore
Christian Bobin è nato nel 1951 a Le Creusot, città della Francia centro-orientale. Poeta di grande originalità artistica, è autore tra l’altro di Francesco e l’infinitamente Piccolo (Edizioni San Paolo, 2004), vincitore in Francia di diversi premi letterari.
Il libro vuole essere una guida alla preghiera e alla meditazione della Parola di Dio nella quotidianità. Carretto, piccolo fratello di Gesù, sulle orme di Charles de Foucauld ha vissuto dieci anni nel Sahara,per imparare a pregare e a ricercare, nella solitudine del deserto, l’intimità con Dio. Ma, come l’autore ripete spesso, il “deserto” è ben di più di un luogo geografico, è una dimensione fondamentale della nostra esistenza. Si può fare il “deserto” anche nella città: ricavarsi una nicchia di silenzio e di solitudine, nella frenesia della nostra vita quotidiana,in cui pregare e mettersi all’ascolto di Dio.Deserto non significa assenza di uomini,ma presenza di Dio. L’opera,rispetto alle precedenti edizioni nella collana “Nuovi fermenti”,si è arricchita di una Prefazione di Giorgio Gonella, piccolo fratello che dal 1971 vive nella fraternità di New York e che nel 1968, da studente, ha trascorso un mese con Carlo Carretto nel Sahara,a Beni Abbès.
AUTORE Carlo Carrettoè nato nel 1910 e morto nel 1988.Nel 1954 è entrato nella congregazione dei Piccoli Fratelli di Gesù e per 10 anni è vissuto nel Sahara.Rientrato in Italia nel 1964,si è ritirato in un eremo a Spello,vicino ad Assisi, dove fino alla morte ha animato un centro di spiritualità.Tra le sue opere:Lettere dal deserto (La Scuola),Ciò che conta è amare(Ave),Al di là delle cose (Cittadella), Il Dio che viene (Città Nuova), Padre mio mi abbandono a te (Città Nuova),Beata te che hai creduto (San Paolo).
Maria Manuela nasce nell'ottobre del 1961 a Modena e muore dopo poco più di un anno per una cardiopatia congenita all'epoca incurabile. In forma di diario, la mamma Gilda rievoca il breve tratto di strada percorso con la figlioletta fino alla sua ultima, atroce crisi respiratoria e al prematuro commiato. Manuela è il dono tanto atteso da una famiglia di intensi sentimenti religiosi. La mamma insegnante, il papà, l'ingegner Uberto Mori, e gli altri due figli bambini si stringono attorno al piccolo essere che sembra affrontare la vita sotto i più fausti auspici. Ma ben presto l'occhio esperto di una pediatra annuncia il dramma, che metterà a dura prova le preghiere di tutti i membri della famiglia, la loro schietta e inerme speranza nella misericordia di Dio. Legati da incrollabili vincoli di amore, i membri del piccolo gruppo attraversano il loro Getsemani, conoscono la notte di un autentico itinerario mistico ed escono infine alla luce quando si rassegnano ad abbandonare nelle mani di Dio il dono da Dio ricevuto, la promessa di un'umanissima gioia domestica, di una quieta normalità. Una storia di sofferenza autentica alla quale occorre avvicinarsi con il più grande rispetto.
Il titolo richiama un precedente romanzo di V. Gheorghiu, La venticinquesima ora. Siamo in Romania verso la fine della seconda guerra mondiale, l'invasione sovietica è alle porte. Il povero sacerdote rumeno, padre del protagonista del romanzo, è accusato di eresia ed è sospeso dal suo ministero. Chiede aiuto al figlio, che lavora come giornalista nella capitale, ma tornando a casa rischia di essere fucilato. Il figlio non saprà più nulla di lui né della sua parrocchia. Attraverso questa figura paterna, è però tutta la storia religiosa di un popolo che si affaccia al lettore: liturgia, teologia, spiritualità, storia, geografia della Romania cristiana. Il romanzo ha una finale sorprendente.
Il contesto è il quartiere Brancaccio di Palermo, segnato dall'insidia mafiosa, ma oggi reso famoso per la forza di antidoto ivi innescata dalla presenza di un prete silenzioso ma forte, che predica parole evangeliche, prega molto, sfida il male con chiarezza, vive poveramente, sa sorridere di sé e della vita. Ma soprattutto semina speranza. A cominciare dal cuore dei ragazzini. È Padre Pino Puglisi. Il famoso "3 P", come argutamente lo chiamavano i suoi collaboratori. Questo libro è scritto proprio da suor Carolina, che narra la storia di tanti di quei ragazzi. Con i loro nomi e le loro storie.
Jean Bernard venne arrestato in Lussemburgo il 6 gennaio 1941 dalla Gestapo, la Polizia segreta di Stato tedesca, e dopo interrogatori senza esito venne trasferito nel campo di concentramento di Dachau, che in quel momento annoverava circa 12.500 detenuti. L'allora trentaquattrenne sacerdote rappresentava per i nazisti un personaggio scomodo, perché non approvava l'annessione del suo paese fatta da Hitler. Era il numero 25487 e, in quanto sacerdote cattolico, venne assegnato al cosiddetto "Pfarrerblock" ("Reparto preti"). Quando Jean Bernard pensava di avere chiuso ormai la sua vita terrena, all'improvviso venne rilasciato, probabilmente grazie all'influsso dell'amministrazione militare tedesca di Parigi. Scrisse allora queste pagine che si leggono come un diario. Nella loro semplicità soltanto raccontano avvenimenti che non possono e non devono essere dimenticati. Jean Bernard nacque nel 1907 in Lussemburgo. Studiò filosofia e teologia dapprima all'Università di Lovanio, poi nel Seminario di Lussemburgo e infine si laureò in filosofia a Lovanio dopo la sua ordinazione sacerdotale (1933). Nel 1970 fu elevato da papa Paolo VI al titolo di prelato onorifico. È morto nel 1994.