Questo libro racconta una delle quattro carriere dell'autore, divenuto diplomatico "per caso" a Parigi alla fine degli anni Cinquanta; "carte verte", immunità e altri privilegi, membro di una élite sopranazionale sulla base di regole, per l'Europa, risalenti al Congresso di Vienna del 1815 e di Aix-la-Chapelle del 1818, estese poi a tutti i Paesi. Ma il libro non si occupa, naturalmente, della storia e neppure delle norme internazionali che governano questa illustre istituzione, stranamente quasi mai chiamata in causa per il lamentevole stato degli attuali rapporti internazionali. Si dice "Ambasciator non porta pena", d'accordo. Ma qual è l'apporto positivo specifico della diplomazia? Nell'epoca della comunicazione elettronicamente assistita è ancora necessaria? Non disdegnando minimi aneddoti, il libro si occupa della vita quotidiana delle grandi organizzazioni diplomatiche e cerca di offrire al lettore curioso un'idea realistica di ciò che accade dietro la facciata, nei sontuosi uffici e nei palazzi, gettando un'occhiata, talvolta indiscreta, all'interno della quotidianità di queste istituzioni.