Adela e Sonja: due figure di donna e due destini che non si potrebbero immaginare più diversi. La prima, negli anni Trenta, conduce un'agiata esistenza accanto ai genitori nella loro villa in riva al fiume, intrecciando con un insigne poeta un ingenuo e appassionato carteggio sull'arte, la musica, la bellezza; la seconda, ai giorni nostri, lavora nella stessa casa come badante al servizio di un vecchio signore dispotico. Ma non è stato un caso a condurla lì, perché Adela e Sonja sono madre e figlia; e tra le loro vicende, come tragica cesura e insieme incancellabile trait d'union, è intervenuta la catastrofe della guerra e delle persecuzioni razziali. La memoria storica e quella famigliare si intrecciano nel lungo cammino che Sonja deve compiere alla ricerca del proprio passato, e le lettere della madre, intercalate alla cronaca delle sue giornate, scandiscono il lento precipitare dalla normalità all'incubo. Mentre si prende cura del padrone accompagnandone il progressivo regredire verso l'infanzia, Sonja apprende da queste lettere il destino della madre: la deportazione in un campo di sterminio, la "salvezza" pagata con i servigi prestati in un'altra casa, dalle imposte perennemente chiuse, che gli aguzzini definiscono con atroce ironia "la casa della gioia", l'impossibile ritorno, dopo quella degradazione estrema, alla normalità di una vita borghese... se esiste una speranza di riscatto, è affidata alla memoria e alla compassione di chi viene dopo o forse...
Qual è la storia preferita da ogni lettore? Una storia d'amore, naturalmente, una storia che commuova fino alle lacrime. "Amori miei e altri animali" non è però una vera e propria storia d'amore, bensì una storia "di amori", quegli amori che sono come pietre miliari lungo il percorso dell'esistenza, dalla prima infanzia alla vecchiaia: gatti e cani, per intenderci, con l'aggiunta di qualche altro animaletto. Così, in una serie di episodi della vita dell'autore, dal lontano passato fino ad oggi, legati alla presenza, a volte discreta a volte invadente, e spesso davvero coinvolgente, di questi insostituibili compagni di viaggio, Paolo Maurensig si racconta in un modo del tutto inedito. Un apprendistato alla vita che avviene passo passo anche attraverso l'avvicendarsi di questi compagni di strada: un gatto birmano, un golden retriever, il micio Felix, Dalmazia la combina guai e tanti altri simpatici cuccioli. Un libro delicato che offre parecchi spunti di riflessione sul senso dell'esistenza e che ci aiuta a capire come la relazione con gli animali sia ragione di arricchimento. Ed esercizio di rispetto verso tutti gli esseri viventi, umani e non.
Simonetta Agnello arriva sola a Londra nel settembre 1963 - a tre ore da Palermo, è in un altro mondo. La città le appare subito come un luogo di riti e di magie: la coda nella fila degli aliens al controllo passaporti; l'autostrada sopraelevata diventa un tappeto volante. La paura di non capire e di non essere accettata forza impietosa il passaggio dall'adolescenza alla maturità. Diventa Mrs. Hornby. Ha due figli. Tutta una vita come inglese e come siciliana. Ora Simonetta Agnello Hornby può riannodare i fili della memoria e accompagnare il lettore nei piccoli musei poco noti, a passeggio nei parchi, nella amatissima casa di Dulwich, nel fascinoso appartamento di Westminster, nella City e a Brixton, dove lei ha esercitato la professione di avvocato; al contempo, cattura l'anima della sua Londra, profondamente tollerante e democratica, che offre a gente di tutte le etnie la possibilità di lavorare. Racconto di racconti e personalissima guida alla città, questo libro è un inno a una Londra che continua a crescere e cambiare: ogni marea del Tamigi porta qualcosa o qualcuno di nuovo per farci pensare e ripensare. Gioca in tal senso un ruolo formidabile la scoperta di Samuel Johnson, un intellettuale che vi arrivò a piedi, ventisettenne, alla ricerca di lavoro; compilò il primo dizionario inglese ed è considerato il padre dell'illuminismo inglese.
A Srebrenica l'unico modo per restare innocenti era morire. Marco Magini era un ragazzino durante i terribili fatti della ex Jugoslavia, li conosceva solo dai telegiornali. Ma quando da studente si imbatte nella storia di Drazen quella vicenda diventa un'ossessione. Quella storia raccontava di un ventenne costretto a combattere una guerra voluta da un'altra generazione e messo davanti a decisioni che nella loro eccezionalità mostrano a nudo l'animo umano come in un antico dramma greco. La rievocazione del massacro e del successivo processo presso il Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia è affidata a tre voci che si alternano in una partitura ben scandita. La voce del magistrato spagnolo Romeo González che rievoca lo svolgersi del processo, evidenziando le motivazioni non sempre etiche e limpide che determinano una sentenza. Nell'eterno dibattersi tra ubbidire a leggi fratricide o ribellarsi appellandosi ai diritti inviolabili dell'uomo, viene fuori solo un'immagine povera e burocratica dell'esercizio della legge. Al giudice González si affiancano le voci di Dirk, casco blu olandese di stanza a Srebrenica, rappresentante del contingente Onu colpevole di non avere impedito la strage, e quella del soldato serbo-croato Drazen Erdemovic, vero protagonista della storia, volontario nell'esercito serbo, che fu l'unico a confessare di avere partecipato al massacro, l'unico processato e condannato.
Cosa fare quando la persona che ci è più cara si ammala, lottare fino all'ultimo, sognare addirittura di sconfiggere la malattia, o accettare che il distacco è un destino ineluttabile, e che la vita continua? ''Perdutamente'' è un romanzo basato su una storia vera che si svolge in una Napoli convulsa e surreale, un inquietante modello di degenerazione metropolitana. E' la storia di una famiglia - tanto allargata quanto scombinata - che si trova ad affrontare una delle emergenze più frequenti della vita di oggi: assistere l'anziana madre e nonna che si sta ammalando di Alzheimer. Tutto comincia con un viaggio che la donna ha cercato di intraprendere in segreto. Viene recuperata alla stazione, in stato confusionale, e nessuno riesce a capire dove volesse andare o da chi. E' un piccolo enigma, reso più oscuro da una misteriosa lettera-testamento scomparsa, sul quale si favoleggia: vecchi amanti, luoghi sacri del passato... La malattia si aggrava, la convivenza con la donna - che dentro la sua mente è tornata bambina ai tempi del fascismo - si fa ingestibile, ma i suoi stravaganti familiari vogliono scoprire la destinazione di quel viaggio, e decidono di resistere. E' l'occasione per un confronto struggente, eppure dai risvolti esilaranti, che penetra nei lati più riposti del rapporto tra genitori e figli. Ma i figli di oggi, sono davvero capaci di essere genitori o sono ''figli per sempre''? Tra latitanza e inefficienza dello Stato, mentre si consuma una delirante battaglia burocratica per ottenere la pensione d'invalidità.
Genere ambiguo e sfuggente, che lega desiderio e soggettività, discorso amoroso e pulsione di morte, il melodramma è presente nel cinema italiano fin dagli albori, seppure con modi e intensità differenti. Invasivo, magniloquente e a tratti silenzioso, si attesta in modo stabile nella produzione nazionale con riprese d'autore, infiltrazioni nel tessuto della modernità, recenti ritorni di maniera e riflessioni che consapevolmente guardano alla realtà contemporanea.
Attraverso una serie di puntuali analisi filmiche, il volume offre una singolare cartografia del melodramma cinematografico italiano, tratteggiando un paesaggio franto e diseguale dove si alternano apici di alta e dirompente popolarità, e momenti di esistenza più discreta ed episodica.
Sul set di un film che non si farà, un Calvario dove Cristo non muore davvero e quindi non risorge, va in scena la storia dei destini incrociati di due donne, un'attrice giovane non protagonista e una matura giornalista free lance, inconsapevoli interpreti di una sceneggiatura in cerca d'autore e di un lieto fine. In una sola giornata, scopriranno sorte e ragione delle loro sofferenze interiori, dovute come da copione a figure maschili indifferenti e ciniche, secondo le regole inesorabili di una partita a quattro dove più si truccano le carte e meglio ci si avvicina a una vittoria apparente. I nodi e i dolori delle due figure femminili si risolvono nel duello finale, ai piedi di una metaforica croce della Passione, per l'evocazione memorabile di una grottesca e geniale apocalisse, popolata di figure simboliche e di fantasmi, necessario preludio alla riscossa dell'Amore. Perché l'amore vince sempre insieme al coraggio delle donne di attraversare indenni il fuoco dei sentimenti e degli abbandoni per risalire alla vita e alla speranza.
In queste due storie - "La comunista" e "L'occhio del Vesuvio" - Ermanno Rea riprende a tessere la sua appassionata tela narrativa dedicata a Napoli. Una città-abisso. Una città-nostalgia. Una città-rimpianto. Si salverà Napoli? Si salverà - risponde "la Comunista" - se uomini e donne sapranno abbandonarsi all'entusiasmo dell'impossibile, a progettare e vivere una propria utopia.
Nell'ambito del cinema italiano, la commedia è ancora il genere "nazional-popolare" per eccellenza. Il grande successo di pubblico è legato alla capacità del genere di rappresentare in modo efficace gli stili di vita e le forme dell'immaginario dell'Italia contemporanea. Attraverso un metodo che fonde l'analisi del film con più prospettive teoriche, questo libro individua i tratti maggiormente significativi delle commedie degli ultimi venti anni, con un'attenzione particolare alla questione dell'identità. La seconda parte del volume è dedicata all'analisi di otto film particolarmente rappresentativi, affrontati ciascuno in relazione a uno specifico punto di vista: "Mediterraneo" e l'orientalismo; "Figli di Annibale" e l'identità molteplice; "Tano da morire" e il camp/kitsch; "Chiedimi se sono felice" e l'intermedialità; "Notte prima degli esami" e i processi di formazione dell'identità; "Tutta la vita davanti" e il postmoderno; "Basilicata coast to coaste" l'estetica del "pittoresco"; "Manuale d'amore 1, 2, 3" e le dinamiche di genere.