Attraverso le più significative vicende biografiche del sacerdote Divo Barsotti, l'autrice ricostruisce la tappe verso la scoperta della spiritualità dell'Oriente cristiano, sulle cui basi il mistico toscano fonda una Comunità di "monaci nel mondo", mentre intraprende un viaggio spirituale verso la Trasfigurazione in compagnia di San Serafino di Sarov, ma anche di San Francesco d'Assisi.
Per molto tempo, nella cultura teologica italiana, la dimensione liturgica, spirituale e mistica dell'esperienza protestante è stata lasciata sullo sfondo, se non del tutto trascurata, determinando in molti la convinzione di un'assenza di tali dimensioni nel vissuto evangelico. Questo saggio sopperisce a tale vuoto, mettendo in luce il patrimonio spirituale dei protestanti, espresso particolarmente nella tradizione luterana e riformata. Partendo dai principi fondamentali teologici, il testo ripercorre le riforme liturgiche di Lutero e Calvino, e apre un'ampia finestra sul profondo rinnovamento degli ultimi decenni. La ripresa dello spirito vitale dei riformatori rende oggi la celebrazione liturgica, centrata sulla Parola e la Santa Cena, espressione di una spiritualità protestante fortemente dinamica, che sta allargando il ventaglio delle sue manifestazioni sia personali che comunitarie. Lo dimostrano la riscoperta del canto e della musica, della ritualità e della gestualità, del culto familiare e della confessione privata, il ricorso alla preghiera, al silenzio e alla contemplazione personale, l'esperienza monacale, gli Esercizi e ritiri spirituali, la Liturgia delle Ore. Anche la valorizzazione del corpo e delle emozioni, in ambito liturgico e in incontri comunitari, evidenziano lo sforzo di coniugare in modo innovativo interiorizzazione e manifestazioni esterne, recuperando fortemente anche il senso della festa.
L'opera intende presentare in forma corale e sintetica le principali interpretazioni che il giudaismo ha dato della figura di Gesù di Nazareth in epoca moderna e contemporanea, ossia dal periodo rinascimentale fino a tutto il XX secolo. Si tratta di una carrellata affascinante che, a dispetto dei conflitti tra le due fedi e delle ondate di antisemitismo arrivate all'estremo della Shoà, mostra come la figura di Gesù sia stata studiata e approfondita da molti studiosi ebrei, sia rabbini sia liberi pensatori, accomunati dalla volontà di mostrare non solo l'ebraicità etnico- culturale del Nazareno ma anche la vicinanza religiosa dei suoi insegnamenti a tutta la grande tradizione rabbinica come si è espressa nel Talmud e nei midrashim.
La controversia nella letteratura rabbinica, presenta la controversia (in ebraico: machloqet) tra scuole e tra maestri come aspetto caratteristico dell’ebraismo post-biblico, rabbinico in particolare. La controversia caratterizza la vita di una comunità centrata sulla Torah in quanto testo ricevuto e trasmesso, ma soprattutto in quanto testo da interpretare. La Torah esige l’interpretazione (in ebraico: ha-Torah nidreshet). Essa è il perno di una comunità nata dai piedi del Sinai e concepita come comunità ermeneutica.
Tra i più autorevoli sociologi della religione del secondo dopoguerra, Peter L. Bergher (1929-2017) con i suoi scritti di sociologia della conoscenza e di sociologia della religione ha avuto ampia eco anche in Italia, ispirando numerose ricerche empiriche. Ciò che lo ha reso atipico tra gli scienziati sociali è l’aver sviluppato un parallelo interesse verso la teologia; con la pubblicazione di opere che si propongono di ridire la fede cristiana nella modernità, caratterizzata non tanto dalla secolarizzazione quanto da un sempre più diffuso pluralismo religioso e culturale che ha messo in discussione l’autorità di tutte le grandi tradizioni, per cui nessuna di esse vien più data per scontata. Nelle pagine di questo saggio si presentano e si discutono le sue tesi, elaborate in vari scritti e verificate nel commento analitico del Credo degli Apostoli, in vista del progetto di delineare i tratti di una “teologia scettica”, nella scia della tradizione del liberalismo protestante inaugurata da Friedrich Schleiermacher. Il suo ragionamento è scettico poiché «non presuppone la fede e non si sente vincolato da nessuna delle tradizionali autorità in materia di fede […] e prende sul serio le contingenze storiche che danno vita alle tradizioni religiose». E tuttavia il suo argomentare «sfocia in una professione di fede cristiana, per quanto eterodossa».
André Neher (1914-1988), esegeta e filosofo, è stato un grande protagonista dell'ebraismo francese del dopo-guerra. È una delle personalità più in vista dell'ebraismo tout court del ventesimo secolo. Ha animato i celebri colloqui degli intellettuali ebrei di lingua francese insieme ad altri illustri esponenti dell'ebraismo quali furono E. Lévinas e il rabbino L. Askénazi (Manitou). Ha insegnato Lingua e Letteratura ebraica presso l'Università di Strasburgo prima di lasciare la Francia per Israele al tempo della Guerra dei Sei giorni. La sua carriera accademica è poi proseguita in Israele presso l'Università Bar-Ilan. La sua cospicua opera abbraccia la tradizione religiosa ebraica e il suo pensiero percorre la storia del popolo ebraico dalla Bibbia alla Shoah. Egli è autore di molti libri, oltre venti, e di centinaia di articoli. Questo libro, che raccoglie una serie di studi in gran parte pubblicati in francese o inediti, getta luce su aspetti decisivi e originali dell'opera di Neher: la complessità del suo metodo ermeneutico, la prospettiva midrashica caratteristica della cosidetta scuola di Parigi, la centralità teologica della nozione di Alleanza, l'universalismo e il particolarismo dell'amore, la vertigine come dimensione del suo pensiero, la tensione tra umanesimo ed elezione, la paradossale condizione (vissuta e tematizzata) dell'identità ebraica, la relazione dialettica tra Diaspora e terra di Israele in prospettiva messianica.
Un libro nato da un confronto critico e un dialogo schietto tra due diverse esperienze spirituali – quella cristiana e quella buddhista – sul piano di quel “cuore” di ogni via religiosa che i cristiani chiamano “amore”, “carità”, “misericordia”, e i buddhisti chiamano “amicalità”, “in-nocenza”, “compassione”. Senza cedere a facili sincretismi, è rivolto a tutte le persone in ricerca di un incontro autentico tra due vie religiose: ai credenti cristiani e ai praticanti buddhisti che, come parte del proprio cammino, desiderano far dialogare in sé due diversi mondi spirituali; alle persone coinvolte a vario livello nel dialogo interreligioso.
La montagna simbolicamente riunisce il cielo alla terra, per questo in ogni mitologia e religione è considerata sacra, collocata al centro del mondo. Il libro rappresenta un'autentica spedizione, attraverso montagne sacre e cosmiche, che si svolge a tappe. Nella prima si seguono le linee essenziali del pensiero orientale invitanti all'ascesa del monte Meru, del Kailash, del Taishan, del Kunlun, del Koya, del Fuji. La seconda tappa è la ricerca degli influssi mesopotamici, persiani ed ellenici, con la ziqqurat, il picco di Hara, l'Olimpo, che confluiscono sulla cima del Nemrud Dagi. I grandi monoteismi si rivelano sul Sinai, sul Monte delle Beatitudini, sulla Montagna della Luce; aspirano al Qaf. Nella terza i sentieri reali, che non sono mai tali, scompaiono per lasciare spazio a mistiche salite interiori. Il fine dell'intero percorso è avvicinarsi al vuoto e al silenzio: peculiarità della montagna e cuore di ogni insegnamento profondo.
Col titolo tratto dall'espressione con cui Ghandi presentò la propria autobiografia, questo libro semplice e divulgativo vuole essere un avvio a conoscere Gandhi e il movimento da lui messo in moto nel Novecento: Il secolo più violento della storia è stato anche il secolo in cui è sorta la maggiore alternativa politica alla violenza. Gandhi è venuto al mondo nel momento opportuno a indicare la sola possibilità di futuro. Percorrendone la vita, incontriamo la sua personalità, il suo pensiero e le sue regole di lotta per la liberazione dalla violenza, il suo originale contributo sull'inseparabilità di politica e morale e sul legame tra fini e mezzi nell'azione, la sua testimonianza sulle religioni e la pace.
Israele, ed in particolare Gerusalemme, diventano luoghi fondamentali per la storia dell'umanità e Jerushalaim stessa è definita come la porta dei cieli e l'ombelico della terra anche se poi proprio perché è considerata centro dell'umanità è anche il punto nodale, come purtroppo sappiamo, dei problemi, dei conflitti spirituali degli uomini. Ma è anche vero che nel Salmo 122, uno dei canti dei gradini a proposito di Gerusalemme, si può leggere questa espressione: Gerusalemme costruita come una città unificata.
Le due tradizioni ebraica e cristiana a confronto sul tema dell'apertura all'"Altro" e sul concetto di identità.
Nel XXIII Colloquio ebraico-cristiano di Camaldoli abbiamo cercato di declinare il tema, racchiuso nel versetto di Lv 19,1 "Siate Santi", con "Siate diversi", insieme a qualche aggiunta di chiarimento ulteriore che suonasse più o meno così: "siate consapevoli della vostra diversità, della vostra rispettiva alterità, fondando questa vostra consapevolezza sul fatto che anche il Santo, Benedetto Egli sia, è Altro e Diverso rispetto a voi".
L'etica della Torah non cerca d'imporre all'uomo un ideale di rinuncia alla vita individuale e collettiva. Al contrario quest'etica è eminentemente sociale. Essa risveglia in ciascuno le responsabilità che spettano per il semplice fatto di essere un membro della società umana. Alla base di quest'etica collettiva c'è il mirabile comandamento dell'amore: "Amerai il prossimo tuo come te stesso", un comandamento senza limiti, che invita l'uomo ad amare non solo i propri simili, ma anche lo straniero, lo schiavo, il nemico.
L'incontro di Camaldoli del 2000 da parte delle Amicizie ebraico-cristiane d'Itralia ha avuto un occhio su tutto ciò che, attraverso immagini e simboli di ogni tipo, veicola convinzioni più o meno esplicite, che determinano poi il nostro comportamento, solidificandolo in pregiudizi assai difficili da individuare e dunque anche da superare o tanto meno da estirpare.
L'incontro annuale di Camaldoli da parte delle Amicizie ebraico-cristiane d'Italia, - nel 1999 si festeggiava il XX Colloquio -, si nutre della consapevolezza che la pace profonda tra fratelli è sempre, anzitutto, l'accoglienza di un dono che ci viene dato dall'alto. Anche dopo aver compiuto la "purificazione della memoria", la risposta è un balbettio da parte di chi sta cercando di "ritornare a Dio con tutto il cuore", mentre si abbandona con estrema fiducia fra le braccia di un proprio fratello in umanità, accettando persino il rischio che l'altro possa non tendere necessariamente le sue, come ci saremo aspettati.
Il presente volume - oltre a pubblicare gli Atti relativi al XIX Colloquio Ebraico-cristiano di Camaldoli - intende aiutare a riflettere sulla celebrazione del Giubileo. Di qui il titolo del Colloquio nel quale ogni relatore è stato invitato ad offrire una lettura personale - ma sempre dal punto di vista della propria rispettiva tradizione - delle tre parole-chiave di ogni cammino di riconciliazione con Dio e col prossimo, compreso quello giubilare: il peccato, inteso non solo come atto colpevole ma come allontanamento radicale da Dio, il pentimento/ritorno a Lui e il perdono, l'offerta gratuita di comunione col Dio clemente e misericordioso.
Nel 1997 l'Assemblea di Graz è stata un evento mediatico che ha segnato una tappa fondamentale nella storia dell'ecumenismo.
"Siamo consapevoli che riconciliazione è diventata una parola spesso abusata. È stata usata per abbellire rapporti biasimevoli e per stendere un mantello di acquiescente silenzio su eventi che avrebbero avuto bisogno di essere pubblicamente criticati. Ma una riconciliazione degna di questo nome non è possibile senza verità ed onestà?" Assemblea Ecumenica Europea di Graz.
I cambiamenti, in Europa, costituiscono una sfida per i politici, per gli economisti, ma soprattutto per la Chiesa. C'è tanta speranza di unità e di una pace duratura. Ma unità e amore sembrano ancora lontani. Siamo testimoni di una lotta per il potere, di una esplosione di odio. Nello stesso tempo le nazioni aspirano a una più grande unità, a una collaborazione politica, economica e militare, ad una società veramente europea. Il movimento ecumenico tra cristiani nacque e prese corpo dall'inizio del ventesimo secolo. I cristiani sono chiamati a dare un fondamento spirituale e religioso alla ricostruzione dell'unità tra le nazioni in Europa. Devono accettare la sfida in obbedienza alla fede comune in Cristo, data dallo Spirito creatore di pace e di unità.