L'incontro che gli educatori e gli operatori della cura vivono e realizzano con la fragilità, con la diversità, con la colpa, con lo smarrimento mette alla prova loro, le loro competenze e i loro saperi, le loro organizzazioni. E sta forse facendo emergere una nuova profondità nel sentire l'altro; una evidenza nuova del limite nell'esercizio di saperi e poteri; una pratica di inediti contesti comuni di relazione e di responsabilità; una costellazione di "cellule etiche" nella convivenza, nelle quali donne e uomini, portatori di bisogni o di capacità e responsabilità, sono chiamati ad agire come soggetti morali. La fraternità tra sconosciuti che qui è colta, sviluppata e serbata può divenire un orientamento per l'esercizio di saperi esperti, per l'uso di risorse e l'organizzazione di servizi, per il funzionamento delle istituzioni della convivenza e la definizione di un quadro di diritti e di obbligazioni, per la proposta e la formazione di un nuovo ethos civile.
Gli autori propongono agli studenti di compiere un itinerario di "orientamento al lavoro" di tipo riflessivo attraverso un confronto tra sé, la classe e gli insegnanti. I temi sono i valori, gli interessi, la prospettiva temporale, le strategie di coping e i livelli decisionali in vista di una consapevole e motivata scelta occupazionale. Lo scopo è attuare un comportamento di co-regolazione in cui il soggetto tiene conto di sé, del campione normativo (i coetanei), degli adulti significativi (genitori e insegnanti) e del contesto (le aziende). Questo percorso si costruisce come un modello sia perché insegnanti e alunni concorrono attraverso momenti di auto-osservazione a potenziare le proprie capacità, sia perché i promotori della ricerca hanno fatto valere ognuno le proprie esigenze istituzionali. Il volume si propone come una "buona pratica" di collaborazione tra università, azienda e istituzione regionale.