Questa concezione aristocratica ed esclusiva della ricerca è vista in altro modo da Laura Ortolani Serafini. Già nell'avvio con il doveroso, ma quanto infrequente, riconoscimento di copaternità e comaternità del lavoro alle tante persone che con lei hanno lavorato per anni. Poi per il terreno in cui si è insediato e sviluppato il suo Laboratorio: quello della scuola. E infine per l'orizzonte planetario di attività che ne ha costituito e ne costituisce la sostanza. Il lavoro di gruppo: anche questo modo di operare, così spesso tedioso e burocraticamente applicato per insabbiare idee ed iniziative, viene da Laura, nel tempo, esteso a persone ed esperienze diverse si da diventare coinvolgimento di risorse umane ed intellettuali tese al fare anziché al non-fare; all'ideare, al pensare, al proporre e soprattutto al realizzare. È questa forse una visione meno olimpica del valore spesso trasmesso nei giovani per cui l'importante sarebbe partecipare; ma è invece quello più solido e robusto per cui oltre a partecipare, e senza necessariamente dover vincere, l'importante è anche conseguire risultati e progresso.
Molti si sono avventurati nella rappresentazione storiografica degli avvenimenti successivi alla Crocifissione del Cristo: la richiesta del corpo al tiranno romano, il penoso rito della sepoltura, la meraviglia della resurrezione. Nessuno mai ha descritto tali avvenimenti scrutando nell'animo delle persone coinvolte: gli Apostoli, Nicodemo, Giuseppe D'Arimatea, Pilato. La narrazione è in "Dolce Stil Novo", il più nobile e raffinato linguaggio che la cultura letteraria italiana abbia mai prodotto.
La globalizzazione è un prodotto della modernità occidentale, la conseguenza di un processo cumulativo e trasformativo scatenato dagli spettacolari sviluppi delle comunicazioni, della liberalizzazione economico-finanziaria e dell'apertura delle frontiere. Ormai la globalizzazione è un processo sociale irreversibile. Ogni Paese deve fare la sua parte nel mantenere sani i "fondamentali" dell'economia, nel migliorare le scuole, rispettare la legalità internazionale. La globalizzazione ha bisogno di una effettiva governance globale. Non di un utopico "stato mondiale", ma della cooperazione internazionale e della vasta rete di contatti tra individui e aziende, emersa negli ultimi venti anni. La leadership politica dovrebbe sentirsi attratta dall'opportunità di riformare le attuali istituzioni multilaterali (o di definire i contorni di istituzioni nuove) e aprire al mondo una nuova era di prosperità nella libertà e nella sicurezza. Una sfida intellettuale paragonabile a quella che si trovarono di fronte i padri fondatori degli Stati Uniti, quando vennero chiamati a disegnare le istituzioni per governare uno spazio senza frontiere e costruire una nazione "a pluribus unum": l'unità nella diversità della popolazione americana.