Se chiedete a un giornalista, affermato o meno, perché abbia scelto di scrivere per guadagnarsi da vivere, la risposta che vi darà, proverbialmente, sarà: «Fare il giornalista è sempre meglio che lavorare».
La realtà è che saper scrivere è ben più che un talento o una dote, e che per arrivare a lavorare in un giornale sono fondamentali sì l’abilità nel raccontare storie e la passione per la comunicazione ma soprattutto il costante aggiornamento personale e un continuo esercizio sulla scrittura.
Questo libro non è un semplice manuale di tecnica. È, piuttosto, un lungo viaggio compiuto “testi alla mano” attraverso tutti i generi giornalistici, analizzando per ciascuno di essi i pezzi più decisivi degli ultimi anni in una sorta di autopsia della struttura, della forma e delle tecniche più efficaci sperimentate da giornalisti e scrittori dei principali giornali italiani.
Obiettivo: insegnare al lettore che è possibile provare a scrivere come un reporter, un commentatore o un intervistatore sia per diletto che per esercitare la propria passione per la notizia o, più ambiziosamente, per imparare dalle grandi firme del passato e dai professionisti di oggi a raccontare “per mestiere” la società in cui viviamo.
"Non esiste opera d'arte senza sistema. Se la drammaturgia è un linguaggio, questo è retto da una grammatica, cioè da regole. E, come tutte le regole, esse devono essere imparate per poter essere poi trasgredite. Poiché la drammaturgia resta un'arte e non sarà mai una scienza esatta, la conoscenza delle regole non toglie nulla al talento, semmai consente di nutrirlo". "L'ABC della drammaturgia" è il primo manuale europeo di tecnica narrativa che fonde la pragmatica statunitense con la cultura e la tradizione francese e italiana. È un libro che sfida il tempo perché insegna i fondamentali del linguaggio drammaturgico, elementi di base che servono sia per i testi teatrali che per quelli cinematografici, televisivi o radiofonici.
"Non esiste opera d'arte senza sistema. Se la drammaturgia è un linguaggio, questo è retto da una grammatica, cioè da regole. E, come tutte le regole, esse devono essere imparate per poter essere poi trasgredite. Poiché la drammaturgia resta un'arte e non sarà mai una scienza esatta, la conoscenza delle regole non toglie nulla al talento, semmai consente di nutrirlo". "L'ABC della drammaturgia" è il primo manuale europeo di tecnica narrativa che fonde la pragmatica statunitense con la cultura e la tradizione francese e italiana. È un libro che sfida il tempo perché insegna i fondamentali del linguaggio drammaturgico, elementi di base che servono sia per i testi teatrali che per quelli cinematografici, televisivi o radiofonici.
"Una generazione nuova di lettori di televisione sta nascendo (nelle Università, nel mondo della Scuola, nelle comunità virtuali, tra gli spettatori più attenti). E chiede libri più agili, meno specialistici ma non meno scientifici. Ho scritto questo libro pensando a quello che avrei voluto leggere quando ho iniziato a fare Tv, trent'anni fa. Per chi non pensa che spiegando una cosa svanisce l'effetto. Per chi guarda la televisione con il piacere di smascherarla, senza astio o pregiudizio, ma con una certa complicità. L'ho scritto per chi guarda i programmi sognando di scriverli, o è a un passo dal farli. Ma si trova da tanti anni in un vicolo cieco, in redazione o dietro le telecamere, e si chiede che cos'hanno gli autori affermati di meglio e di più e si immagina di essere al loro posto" (Paolo Taggi).
Questo intende essere uno strumento per orientarsi nell'ambito delle opere cinematografiche realizzate sui ragazzi, con i ragazzi, per i ragazzi dai 6 ai 18 anni. Il volume è formato dalle analisi di film che sono parsi tra i più interessanti in senso culturale, artistico, storico, sociale, e in senso educativo-formativo. Si propone a genitori, insegnanti, educatori e operatori culturali, come mezzo per guidare figli e discenti a vedere i film in modo consapevole e maturo, a esplorare e sviscerare emozioni e riflessioni che dai film possono scaturire. Nell'ottica dell'educazione al cinema, all'immagine in movimento, genitori e educatori potranno porsi come intermediari tra il libro e i ragazzi, trarre percorsi e tracce per compiere con i ragazzi una riflessione che porti a pensare in modo attivo e creativo ai film, al loro contenuto e alla loro forma, ai temi che i film affrontano, al modo e al linguaggio con cui li affrontano. Ci sono i film che i ragazzi dovrebbero vedere (e si cerca allora di spiegare perché dovrebbero), e ci sono i film che i ragazzi vedono (e si cerca allora di spiegare perché li vedono). Il volume si basa sull'esperienza del Giffoni Film Festival, la storica manifestazione cinematografica dedicata al cinema per ragazzi. Il dizionario è strutturato secondo quattro fasce d'età: dai 6 anni; dai 9 anni; dai 12 anni e dai 15 anni. In appendice, quattro indici che elencano i temi e i generi ricorrenti trattati nelle analisi.
Questo libro si rivolge a chi si avvicina al giornalismo on air per la prima volta e agli addetti ai lavori desiderosi di approfondire la propria capacità di utilizzare al meglio i tempi e il parlato di una rubrica giornalistica. Il testo offre consigli teorici e pratici sull'intera attività della redazione radiofonica e fornisce informazioni tecniche sul lavoro quotidiano del cronista, del redattore e del conduttore. Come raccogliere le notizie e quale linguaggio usare nel presentarle "a strati", come costruire e condurre interviste, come strutturato un notiziario e come sfruttare al meglio lo studio e il palinsesto radiofonico per la diretta di news e rubriche giornalistiche.
In questo libro, ad una prima parte manualistica tesa a spiegare l'uso delle diverse tecnologie di ripresa segue una seconda parte che raccoglie il racconto e le riflessioni di famosi registi stranieri e italiani, di giovani filmaker e di direttori della fotografia che hanno fatto esperienza del mezzo. Le testimonianze sono state suddivise a seconda del tipo di macchina da presa usata, in modo che costituiscano una sorta di manuale d'uso coerente per i differenti tipi di fruitori.
Lajos Egri, ungherese trapiantato a New York negli anni Trenta, ha fatto parte di quella generazione di immigrati europei che hanno contribuito a fare grande il cinema americano. Scrittore e regista teatrale, fu il primo ad affrontare il problema di come analizzare e scrivere un copione in maniera strutturale ma senza regole né formule. Il libro, pubblicato nel 1942, divenne immediatamente un cult-book ed è un testo base ancora oggi nelle cattedre di scrittura creativa di tutte le principali università americane, da Yale a Harvard a Stanford, dalla Columbia di New York all'UCLA di Los Angeles. Nel 1965 era già stato tradotto in diciassette lingue e da allora, dopo la "Poetica" di Aristotele, è rimasto il libro più citato e apprezzato da tutti i grandi maestri della scrittura cinematografica, da Robert McKee a Linda Seger. Un classico di cui, nella prefazione americana del libro, il produttore teatrale Gilbert Miller scrisse: "È la prima volta che leggo un libro che mi dice perché un play non funzionerà in scena, e tutto questo molto tempo prima che io abbia firmato contratti con artisti ben pagati e che abbia messo in moto una produzione che mi costerà quanto una villa a Long Island. [...] La migliore delle molte cose che io posso dire su "The Art of Dramatic Writing" è che da ora in poi l'uomo comune, incluso me stesso, non avrà più scuse [...]. Leggendo il libro di Lajos Egri, saprete perché un romanzo, un film, un testo teatrale, un racconto vi risulta noioso. O appassionante".