In questo studio Xavier Tilliette, colui che ha dato forma e legittimità alla cristologia filosofica, scandaglia con agilità estrema e sconfinata erudizione i fondali sterminati del romanticismo. L'ombra del Cristo errante accompagna gli scrittori romantici e nonostante i rintocchi funebri della morte di Dio, il Cristo rimane riferimento sorgivo e sopravvive con tratti molteplici nelle diverse forme della sensibilità romantica. In particolare la confessione a Cesarea di Filippo e soprattutto l'orto degli ulivi sono i due luoghi eminenti della cristologia romantica. Negli autori che si susseguono, da Jean Paul a Hölderlin, da Novalis a Schleiermacher, da Lamartine a Lamennais, da de Vigny a Musset e G. de Nerval, fino ai due romanzieri simbolo, Balzac e Dostoevski, e nella schiera innumerevole di epigoni e autori minori, l'autore rinviene costantemente la traccia di Colui del quale il romanticismo non è riuscito o non ha voluto liberarsi; fosse anche solo come il peso di un'assenza, la tristezza di un non esserci più, il Cristo continua ad albergare il cuore di ogni uomo anche nel secolo cosiddetto della morte di Dio.
Il saggio qui presentato è la traduzione italiana della voce Théologie, scritta da Congar tra il 1938 e il 1939. In essa, il teologo domenicano, si propone di elaborare la nozione di teologia raccogliendo le diverse definizioni che di essa sono state date nel corso delle diverse epoche cristiane.
Già tanti decenni prima del profilo inconfondibile che guadagna nel pensiero di H. de Lubac, la categoria del sovrannaturale risulta centrale nella teologia di Scheeben. Prendendo la distanza sia da un esagerato razionalismo teologico sia dal fideismo, essa propone l'ambito salvifico del mistero che diventa accessibile all'uomo per volontà di Dio. La dimensione personale di tale dinamica è presa in esame nelle profonde riflessioni sulle meraviglie della grazia. Si tratta di un manuale sul "De Gratia" che nonostante la sua struttura consolidata e classica, non mette da parte l'impatto con le problematiche esistenziali del credente. In quest'ottica trovano un convincente chiarimento, le questioni fondamentali della fede e della vita. Scheeben definisce prima di tutto - con vari riferimenti alla terminologia della Tradizione - la natura ossia l'essenza della grazia. Presentando quest'ultima come relazione, parla poi dei vari livelli dell'unione con Dio che essa comporta. Considerazioni sugli effetti interni ed esteriori conducono poi alla parte conclusiva nella quale sono dispiegate le implicazioni pratiche e spirituali di una vita che si sente animata dalla grazia