La solitudine dell’eremo, contiene la corrispondenza intercorsa tra Thomas Merton ed i diversi interlocutori, soprattutto Anselmo Giabbani, in riferimento all’idea e al desiderio del monaco trappista di un suo possibile “transitus” dall’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza alla Congregazione Camaldolese.
La corrispondenza si estende per un periodo di circa quattro anni (settembre 1952 – marzo 1956) per un totale di 36 lettere. La domanda centrale alla quale Merton cerca di dare una risposta, interpellando diversi personaggi ecclesiastici e del mondo monastico di quell’epoca, riguarda il desiderio di passaggio ad un ordine più “contemplativo” di quello in cui si trova.
I dubbi, i desideri, le delusioni, i tentativi di trovare una soluzione, i sogni e le varie risposte di coloro che cercano di aiutare l’animo tormentato di Merton convergono verso una soluzione diversa dal desiderio nascente del monaco dell’Abbazia del Gethsemani.
La corrispondenza oltre ad essere uno spaccato della ricerca interiore di Merton, è una fonte di notizie interessanti sul come si viveva la realtà dell’essere monaco negli anni precedenti al Concilio Vaticano II e sono, in alcuni momenti, preludio alle discussioni seguenti che animarono i Padri Conciliari intorno agli argomenti della vita religiosa, del sacerdozio, della vita monastica. E’ l’inizio di una riflessione che porterà il mono monastico ad un nuovo approccio alle tradizioni affascinanti della vita di solitudine.
Questi testi di Thomas Merton ci mostrano la sua più intima visione di quella forma di vita contemplativa che per anni ha sempre cercato. Egli ci offre le sue idee, a lungo meditate, di quello che potrebbe essere il monaco, pensato nei suoi giorni ma che, a distanza di quasi cinquant'anni dalla sua morte, sono valide ancora oggi. Queste idee potrebbero essere, ai nostri giorni, considerate quelle forze spirituali portanti di un sistema, non solo monastico, ma anche laico così che siano da supporto a un'intera società e alla Chiesa stessa quale forza e guida di quelli che cercano Dio.
La preghiera contemplativa nutre il dinamismo di coloro che compiono il bene aiutandoli a restare onesti, coraggiosi e gioiosamente compassionevoli nel servizio agli altri. Le buone azioni senza la preghiera rischiano lo scoraggiamento. La preghiera contemplativa, fra gli altri vantaggi, ci assicura di rimanere persone appassionate e allegre. Gli scritti raccolti in un unico volume da Merton stesso e qui tradotti per la prima volta in italiano presentano ciò che il monaco pensava in riferimento ai valori contemporanei incarnati nell'esperienza quotidiana quale educazione richiesta ad uno stile di vita contemplativa. A suo avviso, la contemplazione non è l'ambito esclusivo per le comunità claustrali o per le chiese ufficialmente riconosciute. L'esperienza contemplativa metodica è un diritto e un dovere per chi nel mondo, agendo da soli o insieme ad altri, porta la parola di Dio in ogni azione del quotidiano quale esempio e condotta della vita stessa.