Come poter alzare la voce contro la povertà e le ingiustizie senza passare per sepolcri imbiancati? Dopo decenni di esperienza vissuta dentro gli arcipelaghi della cooperazione internazionale, Volontari nel mondo - Focsiv riafferma che l'impegno e la coerenza personali sono le uniche credenziali per poter orientare il nostro agire. Focsiv ha lottato perché una visione meramente professionistica della cooperazione internazionale non snaturasse definitivamente le motivazioni di fratellanza e di condivisione, che non possono mai venir meno nell'impegno per la solidarietà tra i popoli. È questo l'approccio che ha portato Focsiv a misurarsi con le rinnovate sfide dei tempi, cercando di interpretarne i "segni", per poter portare un messaggio di speranza e una testimonianza di solidarietà. Nel suo trentacinquesimo, la Federazione degli Organismi di volontariato internazionale di ispirazione cristiana, principale raggruppamento di Organizzazioni non governative in Italia, vuole mettersi in ascolto delle voci che hanno costruito la sua storia, riallacciare i fili di vite e cammini lontani, ritrovare vecchi protagonisti e collocarli al loro posto, cioè accanto a chi oggi lavora con gli ideali di ieri e con metodi per forza diversi, adatti a tempi più complessi, traendo ispirazione ed esempio da chi il viaggio lo ha cominciato, per continuare a tessere quel filo che collega le origini con il presente.
Questo libro vuole raccontare tre forme di nuove realtà urbane: una baraccopoli (Korogocho a Nairobi), un campo profughi (Kakuma, una regione al confine fra Sudan, Uganda, Etiopia e Kenya, in cui si sono rifugiate 86.000 persone, fuggite da varie guerre) e una periferia marginalizzata (la periferia diffusa di Torino). Si tratta di una ricerca lunga dieci anni, un viaggio in cui l'autore racconta e documenta come e quanto stia cambiando l'idea classica di città, e al suo posto si sia inserito un modo nuovo di intendere lo spazio abitato. Accanto o intorno alle città, ma anche in luoghi - i campi profughi che assomigliano alle città senza esserlo, crescono a dismisura insediamenti di esseri umani inutili al sistema e fuori luogo. Oggi, queste non-città, raccolgono un miliardo di individui. Fra trent'anni saranno 2-3 miliardi. Un fenomeno sconvolgente, in aumento esponenziale. Il libro è un tentativo di dare le ragioni di questo cambiamento, alla luce degli studi di antropologia, economia e sociologia. È un saggio e una testimonianza insieme, che racconta luoghi, volti e storie e che dà spessore umano ai dati statistici.
Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sull'Africa e che nessuno vi ha mai rivelato, potrebbe titolare questo libro. Infatti, padre Giulio Albanese in Africa ha vissuto, studiato, lavorato; all'Africa ha dedicato tutto il suo tempo e ci regala uno sguardo su questo continente molto diverso da quello che siamo abituati a trovare nelle testate non specializzate. Dall'economia alla politica, dai problemi legati allo sviluppo alle malattie, dai bambini soldato alla questione femminile, dall'arte alla cultura a tutto campo, Albanese ha un'opinione molto personale e uno stile coinvolgente per presentarla. Perché, come dice lui "un conto è leggere articoli sul continente africano" (e i mass media italiani spesso sono poco attenti a questa parte del mondo), "e un conto è trovarsi di fronte alla gente, vivere con loro e condividere la complessità dei problemi del loro ambiente". Il libro è diviso in quattro macro-capitoli: economia, politica e sviluppo; carestie, pandemie e guerre; società e religione; cultura, arte e informazione. Ciascun capitolo contiene una riflessione su un particolare aspetto, su un personaggio o un Paese africano in cui l'autore offre una visione a 360 gradi sulla complessità delle questioni. Non mancano le testimonianze, le storie e i volti che inframmezzano le riflessioni, dando al libro un'importante dimensione umana di vita vissuta.
Il 9 luglio 1989 un somalo spara un colpo al cuore di monsignor Salvatore Colombo, vescovo di Mogadiscio che muore in poche ore. Dopo quasi 17 anni le domande circa l'omicidio rimangono aperte. Omicidio a sfondo religioso? Omicidio collegato a interessi di ordine economico? Difficile rispondere. Monsignor Colombo era l'emblema di una nuova presenza cristiana in Somalia, un Paese al 99% musulmano, e di una Chiesa che aveva scelto di farsi conoscere per le opere caritative. Il suo stile pastorale era noto: sincerità e rispetto sia nei confronti delle autorità somale, sia nei confronti della gente comune; grande distacco nel gestire gli aiuti provenienti dall'estero e destinati alla popolazione che beneficiava del suo aiuto.
Il libro, curato da F. Fabris e L. Scalettari, parte da un'analisi di quegli alimenti e oggetti di uso comune, prodotti dai Paesi in via di sviluppo, andando a vedere quali sono le condizioni di lavoro di uomini, donne e spesso bambini, che prestano la loro salute e la loro vita per produrre ciò che i Paesi industrializzati consumano, e quali margini di guadagno sono previsti per pagare il loro salario. I reportage condotti in loco, da giornalisti ed esperti che lavorano sul campo, seguono le varie fasi della filiera di produzione, raccogliendo le testimonianze dirette dei lavoratori. Muovendo da situazioni di forte ingiustizia del mercato tradizionale, si passa a vedere le condizioni di lavoro dei produttori coinvolti dai canali del commercio equo. Queste ultime sono storie di benessere, di solidarietà e di dignità a vantaggio non solo di chi lavora, ma anche dell'intera comunità. Perché i margini di guadagno decisi dal commercio equo, fanno sì che molto rimanga nelle tasche dei produttori i quali, con il meccanismo della cooperativa, reinvestono parte del loro reddito per delle case più sane, per una scuola per tutti, per coinvolgere altri, in un circolo di lavoro virtuoso, che crea sempre maggiore occupazione e benessere.
Da sempre le categorie più deboli e, in particolare le donne, pagano alle guerre il più alto tributo di dolore e di umiliazione e le pagine di questo libro lo stanno a dimostrare. Il volume si configura come un viaggio che tocca 18 paesi del mondo: dall'India al Pakistan, dalla Cambogia alle Filippine, dal Sudan al Ruanda e al Burundi, dalla Colombia al Salvador e al Guatemala, per incontrare donne che hanno dichiarato guerra alla guerra e a tutte le forme di violenza. L'autrice veste i panni del corrispondente di pace e registra l'impegno coraggioso di donne che hanno pagato alla guerra e alla violenza un prezzo altissimo e hanno deciso di lottare contro le cause della guerra e lenire il dolore che ogni conflitto si lascia dietro.
Le promesse dei Paesi ricchi per l'eliminazione della fame e della povertà nei Paesi poveri hanno una lunga storia. Il primo a impegnarsi fu John Kennedy nel 60, poi fu la volta di Henry Kissinger. Negli anni 80 è l'Unicef a pronunciarsi a favore dell'educazione per tutti i bambini del mondo entro il 2000, e nella decade successiva l'Alto Commissariato per i rifugiati e l'Organizzazione mondiale della sanità predicono casa e cure mediche per tutti entro la fine del millennio. Tutte promesse non mantenute. L'ultima grande promessa è quella di fine 2000 quando i capi di Stato delle Nazioni Unite hanno sottoscritto la Dichiarazione del Millennio, assumendosi impegni precisi per il raggiungimento di 8 obiettivi, molto puntuali e concreti, per l'eliminazione entro il 2015 della povertà e di tutte le cause che impediscono lo sviluppo nei Paesi poveri. L'Assemblea generale dell'Onu ha l'obbligo di controllare lo stato di avanzamento dei lavori con cadenza quinquennale. Il 2005 è quindi la prima tappa. Ma non occorre attendere il verdetto dell'Assemblea per sapere che siamo ancora molto in ritardo.
In un'epoca in cui i luoghi lontani sono diventati facilmente raggiungibili e virtualmente conoscibili, gli estremi confini sono ancora quelli geografici? Le metropoli dei paesi ricchi e tecnologicamente avanzati nascondono pieghe di emarginazione, di povertà e di abbandono che fanno pensare a frontiere estreme, anche se si tratta di realtà geograficamente vicine. Le pagine di questo libro raccontano di testimoni speciali che hanno scelto non di andare lontano, ma di andare in fondo all'esperienza umana di chi, sotto tutte le latitudini, soffre l'emarginazione e l'abbandono. Queste storie documentano un modello di evangelizzazione e di solidarietà ispirato al rinnovamento teologico e pastorale aperto dal Concilio Vaticano II.
Questo libro intende fare un resoconto degli obiettivi raggiunti dal governo di Luis Inácio Lula da Silva, nella prima metà del suo precedente mandato come presidente della Repubblica federale del Brasile. Molti sono i Movimenti sociali ed ecclesiali che lo hanno sostenuto nella campagna elettorale e che gli hanno permesso di vincere alle elezioni. La risposta di Lula a questa fiducia a 360 gradi è stata una serie di promesse: eliminare la fame e la sete; lottare per uno sviluppo ambientale sostenibile attraverso la salvaguardia del patrimonio Amazzonia; una maggiore collaborazione con la Chiesa per creare nuovi progetti di sviluppo e promozione della dignità umana; la difesa dei diritti degli indios e dei Senza Terra; la lotta alla violenza attraverso il rispetto dei diritti umani; una maggiore collaborazione con l'Argentina e con gli altri Stati dell'America Latina con l'obiettivo di formare una nuova coalizione politica forte nei poteri decisionali, da opporre al colosso economico degli Stati Uniti, in rapporto all'accordo di libero scambio fra le Americhe; un maggiore impegno in campo finanziario per abbassare il tasso del debito estero e rilanciare l'economia; l'intensificazione dei rapporti diplomatici di buon vicinato con gli altri Paesi in via di sviluppo. In questo periodo Lula incontra le maggiori difficoltà non a causa dell'opposizione politica, ma soprattutto a causa dei "suoi".
Era il 6 aprile 1994 quando in Ruanda si scatenò l'inferno. In tre mesi un milione di morti, massacri e violenze di ogni genere. Uno dei capitoli più terribili del ventesimo secolo. In quei 100 giorni di follia collettiva, una storia italiana. Pierantonio Costa, alle spalle una famiglia con cento anni di emigrazione nel continente nero, imprenditore di successo e console italiano a Kigali (la capitale ruandese), opera "controcorrente". Mentre intorno a lui c'è sofferenza e morte, comincia a girare il piccolo Paese per mettere in salvo il maggior numero di persone possibile. Prima gli italiani, poi tutti gli altri: ruandesi, molti dei quali tutsi ma anche belgi, spagnoli, burundesi, francesi. E mentre lui viaggia la sua famiglia nasconde in casa una quindicina di tutsi. Tre mesi di missioni avventurose, con tanti episodi di altruismo ma anche con un obiettivo: portare in salvo due grossi gruppi di bambini: 600 si trovano nell'orfanotrofio di Nyanza, custoditi dai padri rogazionisti; altri 750 sono in un campo di raccolta della Croce Rossa a Butare. L'ultimo mese è una lotta contro il tempo, con la guerra che arriva e i permessi difficili da ottenere e con i bambini sempre più in pericolo.