Stavolta non mi appello alla rabbia, all’orgoglio, alla passione. Mi appello alla Ragione.” La pubblicazione de La Rabbia e l’Orgoglio, dopo il crollo delle due Torri l’Undici Settembre 2001 a New York, genera un dibattito senza precedenti nel mondo intero. In risposta agli attacchi e alle minacce ricevuti per aver espresso il proprio punto di vista in assoluta libertà e senza condizionamenti, Oriana Fallaci decide di lavorare a un post-scriptum intitolato “Due anni dopo”. Pagine ricche di fatti, notizie, riferimenti, da cui nasce questo nuovo saggio, La Forza della Ragione, un’analisi rigorosa e serrata della storia dell’Europa in chiave filosofica, morale e politica, un approfondimento del rapporto tra Occidente e Islam. “Scriverlo era mio dovere.” Identificandosi in un tal Mastro Cecco che nel 1328 viene bruciato vivo dall’Inquisizione a causa di un libro, la Fallaci si presenta come una Mastra Cecca eretica, irriducibile e recidiva che sette secoli dopo fa la stessa fine. Ma non senza battersi per difendere i valori in cui crede e in cui è cresciuta. “Se un’ortica m’invade, se un’edera mi soffoca, se un insetto mi avvelena, se un leone mi morde, se un essere umano mi attacca, io combatto. Accetto la guerra, faccio la guerra. La faccio con l’arma che m’appartiene, che porto sempre con me, che uso senza riserve e senza timidezze, è vero. Ossia l’arma incruenta dei pensieri espressi attraverso la parola scritta, attraverso le idee e i principi che ci distinguono dagli animali e dai vegetali.” Nell’Appendice di questa nuova edizione BUR de La Forza della Ragione sono riprodotti documenti autografi inediti relativi alla versione americana del testo.
"Le donne non sono una fauna speciale e non capisco per quale ragione esse debbano costituire, specialmente sui giornali, un argomento a parte: come lo sport, la politica e il bollettino meteorologico." Così Oriana Fallaci nella premessa a "Il sesso mutile", il primo libro che pubblica con Rizzoli, nel 1961. L'anno precedente, inviata de "L'Europeo", è in Oriente insieme al fotografo Duilio Pallottelli per un'inchiesta sulla condizione delle donne. È partita alla ricerca di tracce di felicità e nel libro racconta la sua esperienza: a Karachi in Pakistan assiste al matrimonio di una sposa bambina e si ribella all'idea delle donne velate; a New Delhi incontra Rajkumari Amrit Kaur, figura di grande potere in India, e le sembra che assomigli a sua nonna; in Malesia conosce le matriarche che vivono nella giungla; a Singapore c'è la scrittrice Han Suyin, che sente subito amica; a Hong Kong le cinesi non hanno più i piedi fasciati ma le intoccabili abitano ancora sulle barche, senza mai scendere a terra; a Tokio è smarrita di fronte all'impenetrabilità delle giapponesi e a Kyoto affronta il mistero delle geishe; alle Hawaii cerca invano i segni di un'esistenza originaria intatta. Il viaggio si conclude a New York, dove il progresso ha reso più facile la vita delle donne a confrontarsi con "un mondo di uomini deboli, incatenati a una schiavitù che essi stessi alimentano e di cui non sanno liberarsi".