Viaggiare camminando vuol dire entrare in contatto con la Terra, che calpestiamo passo dopo passo, e con la sua Natura a cui abbandonare i nostri sensi per farsi accogliere da Lei in un abbraccio ristoratore e rigenerante. E dunque abbracciare un albero, dormire sotto le stelle, ascoltare il silenzio, annusare e assaggiare le erbe incontrate, bagnarsi nei torrenti o nelle calette isolate dei mari mediterranei, ammirare il volo di un rapace, sono tutte emozioni che ci riempiono di energia. È un viaggiare a bassa velocità, e quindi è la forma di viaggio che consente maggiormente un approfondimento verticale dei luoghi attraversati. Il camminare si è evoluto in questi anni da attività sportiva e performante (arrivare sulla cima) a attività di vagabondaggio, spirituale, di crescita interiore. Il camminare sempre di più è un gesto rivoluzionario, controcorrente, ma anche un bisogno profondo che torna a galla. Di tutto questo vogliamo parlarvi, introducendovi a questa nobile arte. La nuova edizione, riveduta e aggiornata, del primo manuale accessibile e divulgativo sul camminare scritto da uno dei maggiori esperti sull'argomento. Prefazione di Wu Ming 2.
«Le voci degli ultimi custodi della montagna, gente sagace e saggia che sa fare del poco tanto e di due patate una minestra. Uomini semplici che tengono la parola stretta nel silenzio e si riconoscono nella terra in cui vivono». Con una grande cassettiera in spalla e un paio di scufons ai piedi, la Giota partiva da Erto e girovagava per i paesi della pianura veneto-friulana a vendere biancheria intima e mestoli di legno fatti a mano; la gente di Lasèn nell'estate del 1921 per un tozzo di pane cavò ghiaccio nella giazzèra di Ramezza Alta; Beppino de Giambon, sopravvissuto al Vajont, ha insegnato a Mauro Corona a mungere le vacche e usare la sgorbia... Storie che mantengono la memoria dei luoghi, dei mestieri e delle tradizioni: l'arte di menare per aria un'ascia, mungere una vacca, guidare un gregge, tirare su una casa, andare a caccia sui monti, accendere un fuoco coi mughi, fare carbone con la legna, ricavare da un pezzo di faggio un mestolo, intrecciare dei giunchi, falciare l'erba con la falce e tanti altri lavori che facevano callo, muscolo e sopravvivenza.
Raggiungere il punto più alto della Marmolada, la Regina delle Dolomiti, ti dà una scarica di adrenalina. Viverci, in solitudine, per cento giorni di seguito, è un'esperienza che ti cambia la vita. A 42 anni, Carlo Budel decide di lasciare un lavoro sicuro, a tempo indeterminato. Non sopporta più la routine quotidiana, né il pensiero che i giorni della settimana saranno uno uguale all'altro, senza sorprese, senza emozioni. Sulle montagne, Carlo trova la sua strada. Scopre per caso che stanno cercando un gestore per la Capanna Punta Penìa, il rifugio più alto delle Dolomiti. Sente che è quello il suo destino: diventare il custode della Marmolada. Tutto, a 3.343 metri d'altezza, acquista un sapore estremo, dall'esplosione di colore dell'alba, alla terribile forza dei temporali e del vento. Stando sospesi tra terra e cielo, in certi momenti sembra di toccare con mano il confine tra la vita e la morte.
Rinunciare all'automobile è possibile. Un'idea semplice e "rivoluzionaria" è quella di viaggiare utilizzando i trasporti pubblici locali, una forma di erranza in perfetto equilibrio tra lentezza e comodità. Ogni giorno migliaia di autobus tessono una capillare rete di linee extraurbane che penetrano nel profondo della provincia italiana solcando, a velocità moderata, le belle strade della Penisola. Con biglietti economici, comodamente seduti a quasi due metri di altezza, si può godere del lungometraggio del Bel Paese che scorre lento fuori dal finestrino sentendosi un po' nei panni di Soldati, Piovene o Rumiz. È una forma di viaggio che si può praticare dai dodici ai novant'anni senza essere accompagnati dai genitori. "L'esperto di vie traverse" Paolo Merlini ci guida in questo nuovo modo di viaggiare, selezionando i percorsi più significativi, descrivendo le autolinee più efficienti lungo itinerari suggestivi, portandoci per mano alla scoperta di un'altra Italia, da attraversare senza fretta.