Chi non conosce Pinocchio e le sue avventure? Quando e da chi uno le ha conosciute? Difficile la risposta. Pinocchio fa parte della memoria di tutti. Poche cose sono così radicate nella cultura popolare del nostro come di altri paesi. Ma questo significa che nel rimettersi a leggere, a capire le avventure di Pinocchio, si possono capire le esigenze più profonde di quella umanità che le ha fatte proprie. Le esigenze dell'uomo sono la grande strada per comprendere il suo senso della vita, il suo senso religioso. Questo spiega la nascita di un libro di teologia che, capitolo per capitolo, segue le avventure di Pinocchio. La differenza tra burattino e figlio, nolenti o volenti, resta la sintesi del dramma dell'uomo contemporaneo.
Il cristianesimo, diceva Dietrich Bonhoeffer, è fondamentalmente amorale; l'etica cristiana non può in alcun modo essere intesa come la determinazione (teorica) dei principi cui bisogna attenersi per potersi considerare cristiani. L'insegnamento pratico del Vangelo non parte dall'esigenza di «insegnare a fare il bene», ma dalla necessità di tradurre in azione la realtà della redenzione operante nell'uomo. La domanda etica fondamentale per il cristiano è: «Quale realtà Dio vuole che plasmi con le mie azioni?». L'agire cristiano si configura così come un agire autenticamente e biblicamente creativo. Ripercorrendo alcune pericopi evangeliche, il presente lavoro intende mostrare che il nucleo più originario e originale dell'esperienza cristiana è la libertà. Nelle parole e nelle azioni di Gesù prende forma un mondo libero (dalle malattie, dalle differenze sessuali, etniche, sociali, dalle ingiustizie), a partire da una riconfigurazione profonda dell'essere uomo nella relazione con Dio. L'uomo non ha alcun debito da saldare, alcuna colpa da espiare, egli è, agli occhi di Dio, radicalmente e autenticamente libero o, in termini teologici, redento. Questa diversa prospettiva getta una luce radicalmente nuova su alcuni «luoghi abituali» dell'etica cristiana: la colpa, il sacrificio, l'espiazione, la sofferenza, l'obbedienza; e apre alla possibilità di recuperare altre figure dell'etica evangelica, che la prassi cristiana ha «disatteso».
Questo manuale introduce alla comprensione dei sacramenti come avvenimenti di grazia che continuano oggettivamente nella storia i gesti redentori di Gesù Cristo, eventi in cui Egli ora comunica Sé stesso nello Spirito Santo. Il sacramento cristiano è l'evento singolare e straordinario che rende presente la nuova ed eterna alleanza e comunica la vita divina del Capo alle membra; esso concede una grazia divina per mezzo del compimento di un'azione materiale e sensibile. I sacramenti realizzano un incontro unico che tocca realmente e sensibilmente l'uomo rispondendo alla sua domanda di verità e di felicità. Lo scopo del libro consiste non solo nel formare dottrinalmente, ma anche spiritualmente alla vita ecclesiale oggettiva, offrendo una visione essenziale e stimolante a partire sia dalla prassi sacramentale sia dal magistero e dalla riflessione teologica maturati nel corso dei secoli, tenendo presente così la fede professata e celebrata. Inoltre espone sistematicamente tutti gli aspetti e i fattori dell'evento sacramentale non dimenticando il significato e le peculiarità dei singoli sacramenti.
Al di là di ogni mutar dei tempi e di tutte le diversità culturali, è pur vero che il culto che la Chiesa rende a Dio è possibile solo come risposta al servizio che il Dio trinitario ha reso e continua a rendere ad essa. La liturgia è anzitutto il servizio di Dio alla Chiesa, la sua azione nei confronti delle molte sorelle e dei molti fratelli del Figlio suo; pertanto la liturgia della Chiesa è possibile solo come risposta all'azione di Dio. L'idea della comunicazione tra Dio e uomo, fonte di vita e anzi di divinizzazione, costituisce pertanto il motivo dominante dell'intera opera, che ripubblichiamo in edizione aumentata e aggiornata. La prima parte tratta della discesa di Dio verso l'uomo, della dimensione catabatica del culto a Dio, come invito rivolto agli uomini, affinché accedano alla pienezza della vita divina. La seconda parte ha per tema l'accoglimento di tale invito, l'ascesa dell'uomo a Dio, la dimensione anabatica del culto a Dio. Queste due parti costituiscono la cosiddetta «liturgia generale». Le quattro parti successive trattano i temi della liturgia speciale: la celebrazione dell'eucaristia, i sacramenti e i sacramentali, la preghiera delle ore e la liturgia della parola di Dio, come pure l'anno del Signore. Oltre a trasmettere un sapere, questa pubblicazione mira a suscitare e a rafforzare l'amore per la liturgia, per il servizio di Dio verso i molti e per il servizio dei molti credenti alla maggior gloria di Dio.
Se è vero che il cristianesimo, prima di essere una religione, è un «avvenimento» che si compendia nella persona del Figlio di Dio incarnato, crocifisso e risorto, allora il problema teologico fondamentale e anzi per qualche aspetto unico e riassuntivo, è quello di appurare i rapporti che connettono Cristo alla totalità delle cose esistenti. La soluzione - logica e necessaria - è trovata nel «cristocentrismo», che qui ci si propone di esporre nei termini il più possibile pertinenti e precisi. Essa si delinea a poco a poco, assumendo vesti diverse, lungo i secoli della riflessione occidentale, ma solo ai nostri giorni - grazie anche agli apporti della moderna esegesi - ci è dato di arrivare a una formulazione rigorosa e convincente. Ci si avvede allora che la prospettiva cristocentrica è in grado di illuminare alcuni temi teologico-pastorali oggi emergenti, e in particolare di oltrepassare il dilemma inquietante tra la salvaguardia della piena identità cristiana e la generosa «apertura» verso ogni positiva realtà extra-ecclesiale. Prefazione di Inos Biffi.
«Il titolo di questa sezione dell'Opera Omnia indica chiaramente l'oggetto delle opere presentate e subito si può intuire come siamo condotti al cuore dell'esistenza della Chiesa, che vive della Parola e del Pane, nutrendosi alla Tavola dei due alimenti necessari all'esistenza. I volumi di questa sezione hanno una data lontana nel tempo (1949, 1950, 1959-1993, date delle prime edizioni francesi), e tuttavia corrispondono a questioni che oggi sono più che mai importanti e difficili per la teologia e per l'esistenza cristiana; soprattutto, come si vedrà, la questione della lettura e interpretazione della Scrittura. [...] Le opere di de Lubac contenute in Scrittura ed Eucarestia trattano due grandi temi, che coincidono con i fondamenti della fede e della teologia cristiana. La Chiesa, infatti, vive della Parola testimoniata e portata dal Libro, e della Eucarestia, nella memoria di Gesù, celebrazione ma anche sintesi di tutta la storia e del mistero della salvezza. Sono opere che hanno fecondato la riflessione teologica del periodo immediatamente precedente il Vaticano II, e, anche se non citate, hanno nutrito alcuni documenti conciliari tra i più importanti (sulla rivelazione, sulla Chiesa, sulla liturgia). [...] È questo il significato delle opere di de Lubac, che rimangono dei classici della teologia del XX secolo, e proprio perché classici si presentano sempre attuali. Non si può capire la Chiesa senza pensare all'Eucarestia, e viceversa. L'esegesi, ricerca attenta, rigorosa, di tutta la dimensione storica e filologica della Scrittura, ha assoluto bisogno della lettura sempre attenta al "senso spirituale": solo così la Parola vivifica. Altrimenti rimane lettera morta, addirittura portatrice di morte.» (dall'Introduzione di Azzolino Chiappini alla Sezione quinta dell'Opera Omnia)
«Il titolo di questa sezione dell'Opera Omnia indica chiaramente l'oggetto delle opere presentate e subito si può intuire come siamo condotti al cuore dell'esistenza della Chiesa, che vive della Parola e del Pane, nutrendosi alla Tavola dei due alimenti necessari all'esistenza. I volumi di questa sezione hanno una data lontana nel tempo (1949, 1950, 1959-1993, date delle prime edizioni francesi), e tuttavia corrispondono a questioni che oggi sono più che mai importanti e difficili per la teologia e per l'esistenza cristiana; soprattutto, come si vedrà, la questione della lettura e interpretazione della Scrittura. [...] Le opere di de Lubac contenute in Scrittura ed Eucarestia trattano due grandi temi, che coincidono con i fondamenti della fede e della teologia cristiana. La Chiesa, infatti, vive della Parola testimoniata e portata dal Libro, e della Eucarestia, nella memoria di Gesù, celebrazione ma anche sintesi di tutta la storia e del mistero della salvezza. Sono opere che hanno fecondato la riflessione teologica del periodo immediatamente precedente il Vaticano II, e, anche se non citate, hanno nutrito alcuni documenti conciliari tra i più importanti (sulla rivelazione, sulla Chiesa, sulla liturgia). [...] È questo il significato delle opere di de Lubac, che rimangono dei classici della teologia del XX secolo, e proprio perché classici si presentano sempre attuali. Non si può capire la Chiesa senza pensare all'Eucarestia, e viceversa. L'esegesi, ricerca attenta, rigorosa, di tutta la dimensione storica e filologica della Scrittura, ha assoluto bisogno della lettura sempre attenta al "senso spirituale": solo così la Parola vivifica. Altrimenti rimane lettera morta, addirittura portatrice di morte». (Dall'Introduzione di Azzolino Chiappini alla Sezione quinta dell'Opera Omnia)
"Dante e la Divina Commedia" fa parte del lavoro di Balthasar sugli «Stili laicali», figure essenziali della sua Estetica Teologica. Per l'autore ci sono opere letterarie che ci prendono per mano, come Beatrice fa con Dante, per condurci verso la Rivelazione. La chiave di lettura di Balthasar punta a individuare l'orizzonte e il culmine della visione dantesca, che è costituito da Maria, con l'inno alla Vergine, che Dante affida a san Bonaventura. Maria tra gli angeli è la Signora del Paradiso, quel lato del Paradiso che Dante si sente di descrivere preparato e accompagnato da Beatrice, che ha sostituito Virgilio nella peregrinazione. Dante non si addentra oltre nel mistero cristologico e trinitario, la sua filosofia e la sua poesia si compiono nella contemplazione di Maria. Nell'Inferno Dante era stato un fine lettore della Storia e Balthasar non può non notare che l'Inferno di Dante non è ancora stato visitato dal Cristo risorto. Il Cristo risorto dell'arte bizantina, che prende e porta con sé Adamo ed Eva e l'umanità tutta.
«La Sezione prima degli Opera omnia di Henri de Lubac si sostanzia di quattro scritti che, sotto il titolo L'uomo davanti a Dio, sono ricondotti dallo stesso Autore a questo ordine: 1. Sulle vie di Dio; 2. Il dramma dell'umanesimo ateo; 3. Proudhon e il cristianesimo; 4. Paradossi e Nuovi paradossi. L'intento non è stato quello di una proposizione cronologica, ma dell'articolazione dei nuclei tematici del lavoro e della riflessione teologici e storico-teologici dell'Autore. [...] Dovessimo trovare, per quanto ci è dato osservare, un centro, non sistematico ma genetico, a questo plesso di opere, attorno a cui far gravitare l'impegno circoscritto da questa produzione letteraria, lo vedremmo in quel dialogo "disarmato" tra due ventenni, un gesuita o meglio aspirante gesuita e un neo-insegnante non credente, nelle trincee della Grande Guerra. Ci pare che il fatto, insistentemente ricordato dal teologo, conferisca intensità al titolo stesso scelto per la sezione e alla sua problematicità. E ci pare che esso sia ciò che concretamente segna il fuoco o l'anima dell'impegno intellettuale di de Lubac, almeno per questa sezione. [...] Il carattere di quello che de Lubac chiama "umanesimo ateo" non è assimilabile a quello dell'ateismo volgare e neppure a un "ateismo puramente critico", "incapace di sostituire ciò che vuole distruggere"; si tratta di un ateismo che "vuole essere sempre più positivo, organico, costruttivo"; vuole un nuovo umanesimo, dopo aver agito, mediante una critica radicale perché l'umanità occidentale rinneghi "le sue origini cristiane" e volti le spalle a Dio. Nella loro diversità questi umanesimi sono accomunati da un "immanentismo di natura mistica" e da una "lucida coscienza del divenire umano". È "molto più" di un a-teismo, la sua negazione è un anti-teismo, "più precisamente un anticristianesimo." (Dall'Introduzione di Costante Marabelli alla Sezione prima dell'Opera Omnia)
Il Lògos del Dio trinitario - Dio che si rivela compiutamente e definitivamente all'uomo predestinato nel Crocifisso risorto e glorioso -, unico vero oggetto della riflessione teologica, pone nelle condizioni di osare parlare umanamente della Parola di Dio; avendo udito questa Parola, il teologo la «possiede», al punto da mettersi a pensare attraverso e dentro tale Parola. Ora, esattamente la riflessione sulla figura della teologia - scienza o «intelligenza della fede», riflessione o «reazione» del credente all'interno della Parola di Dio - mostra che a vari livelli la storicità ne contrassegna e imprime il carattere. I testi contenuti in questo volume, già apparsi nella «Rivista di Teologia di Lugano» e in questa sede riproposti secondo una successione non cronologica, ma metodologica, affrontano sotto molteplici aspetti il metodo teologico e alcune figure storiche rilevanti della teologia medioevale. La storia del pensiero cristiano genera sempre un genuino fascino; innestata nell'adesione di fede e senza rinunciare alla ragione, ricorda all'uomo la perenne attualità del mistero cristiano e dell'amorevole disegno di Dio.
Chi non conosce Pinocchio e le sue avventure? Quando e da chi uno le ha conosciute? Difficile la risposta. Pinocchio fa parte della memoria di tutti. Poche cose sono così radicate nella cultura popolare del nostro come di altri paesi. Ma questo significa che nel rimettersi a leggere, a capire le avventure di Pinocchio, si possono capire le esigenze più profonde di quella umanità che le ha fatte proprie. Le esigenze dell'uomo sono la grande strada per comprendere il suo senso della vita, il suo senso religioso. Questo spiega la nascita di un libro di teologia che, capitolo per capitolo, segue le avventure di Pinocchio. La differenza tra burattino e figlio, nolenti o volenti, resta la sintesi del dramma dell'uomo contemporaneo.
Una esposizione succinta, ordinata, chiara, della fede cattolica; ecco il proposito di questo libro. Senza soffermarsi sulle diverse condizioni di età, di linguaggio, di cultura dei destinatari (come è consuetudine felicemente acquisita e riconosciuto dovere dei moderni testi di catechesi), esso si preoccupa di garantire la compiutezza della dottrina e la sua interiore organicità. La proposta viene fatta a tre diversi livelli: presentazione essenziale dell'annuncio, ricavata dalle formule del Nuovo Testamento; analisi degli articoli del Credo, alla luce dell'insegnamento perenne del Magistero ecclesiale; sintesi sistematica dei contenuti della fede elaborata con l'ausilio di una precisa e originale visione teologica. È un piccolo contributo all'impresa, da più parti invocata, di uscire dalle nebbie della confusione al sole delle certezze.
Quest'opera di Giacomo Biffi, che risale al 1970, conserva intatta, col suo linguaggio limpido e preciso e col suo pensiero profondo e trasparente, la sua freschezza e il suo vigore. Non è frutto di mode teologiche tutte volte all'"orizzontale"; propone al contrario: «una teologia del tutto "verticale", una pura contemplazione del Cristo come vivente e della sua gloria». Scrive ancora Biffi: «È una contemplazione della verità assoluta, come esiste in sé stessa e come si offre in cibo spirituale agli uomini»; «la verità ci sembra così importante e così bella, da meritare qualche rara volta l'omaggio anche solo di un tentativo di ricerca diretta, gratuita e disimpegnata». La verità contemplata è quella del disegno divino che è il Crocifisso risorto, o Gesù Signore alla destra del Padre, con il quale e nel quale tutto l'universo, e specialmente l'uomo, è stato predestinato. E in questo disegno divino tutti gli aspetti principali del mistero cristiano - il peccato e la redenzione, i sacramenti e la vita cristiana, la Chiesa e i «novissimi» - si trovano esplorati e unificati. Alla destra del Padre sa infondere in chi lo legga e lo assimili una gioia profonda. Il mistero esplorato è un «mistero di gioia», che viene dalla consapevolezza della «nostra condizione di uomini sulla terra che hanno un "Signore nei cieli"». Prefazione di Inos Biffi.
«Quando nell'estate del 1986 monsignor Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, mi invitò a tenere gli esercizi per i sacerdoti del suo movimento a Collevalenza, era appena giunto sul mio tavolo il volume in cui Josef Pieper aveva raccolto e nuovamente pubblicato i suoi trattati su 'Amare, sperare, credere', originariamente pubblicati nel 1935, 1962, 1971. Questa circostanza mi indusse ad affrontare nei giorni degli esercizi spirituali le tre "virtù teologali" servendomi delle meditazioni filosofiche di Pieper come di un libro di testo Li. Fui dapprima esitante verso la richiesta di pubblicazione che veniva dai partecipanti agli esercizi di Collevalenza. Ma quando, due anni dopo, riesaminai il manoscritto, mi parve che l'unione di filosofia, teologia e spiritualità verificatasi per le circostanze della preparazione, potesse forse essere feconda e offrire nuovi punti di vista [...]. Io spero che il piccolo volume che così ne risulta, come le pratiche che ne stanno all'origine, possa servire a una nuova iniziazione a quegli atteggiamenti di fondo in cui l'esistenza umana si apre a Dio e diventa così veramente umana».
Il malessere che innegabilmente serpeggia nella cristianità e le diffuse tentazioni contro la speranza sono la ragione pastorale di questo libro. Esso vuole offrire ai credenti un saggio di diagnosi e un saggio di terapia. La diagnosi è compiuta indicando schematicamente gli «idoli» che, issati sul piedistallo delle imperanti mode culturali, oggi ci chiedono un culto arbitrario. La terapia suggerita sta nella proposta di recuperare l'integrità spirituale che conviene all'uomo di fede. A sostenere e ravvivare la speranza, si offrono le tre meditazioni teologiche ritenute concretamente più necessarie al ritorno della buona salute: sul senso del male e il nostro impegno a lottare; sulla vittoria di Cristo, che è certa e già in atto; sulla bellezza del disegno eterno di Dio, che si avvera nella vita ecclesiale.
"Dalla frequentazione di sant'Ambrogio ho imparato che tre sono gli argomenti che, più di ogni altro, meritano l'attenzione del credente che si pone alla scuola della parola di Dio e medita sulla verità rivelata: Gesù, la Chiesa, l'uomo (o l'anima, come ama dire il santo vescovo). Che poi costituiscono un unico onnicomprensivo oggetto di contemplazione: il Figlio di Dio crocifisso e risorto - nel quale tutte le cose sussistono - considerato in sé stesso, nella sua immagine viva, nella sua "pienezza" di "Christus totus". Ogni pensiero, e quindi anche quello teologico, che non si riduca a una pura esposizione di dati, è sempre "problematico". E appunto a esaminare da vicino qualche interrogativo sulla Chiesa, perché potesse crescere e affinarsi la comprensione della realtà, ho dedicato La Sposa chiacchierata".
Questa raccolta di studi e di interventi brevi su Benedetto e la sua incomparabile opera di asceta, legislatore, evangelizzatore attraverso la Regola e i suoi seguaci, che ne ha fatto ben a ragione un padre e un patrono dell'intera Europa, riflette la cura che Ildefonso Schuster, pur tra impegni crescenti prima nella sua comunità monastica di S. Paolo fuori le mura a Roma, poi in quella più vasta dell'arcidiocesi milanese, sempre profuse nel divulgare, illuminare ed imitare la figura e l'opera di Benedetto, prima giovane eremita penitente a Subiaco, poi maturo costruttore di un nuovo modello di vita cenobitica e padre di monaci a Montecassino. Nel suo percorso intorno a Benedetto, Schuster non perde mai di vista la dimensione storica, temporale e geografica del personaggio insieme storico e agiografico, amato prima ancora che studiato: da Norcia a Roma, da Subiaco a Montecassino, Benedetto vive ed opera in un contesto ben preciso, all'orizzonte del quale c'è la Chiesa di Roma con il suo più alto rappresentante, il Papa. Su questo sfondo si delinea il capolavoro letterario e spirituale di Benedetto, quella "Regula monasteriorum" che Schuster ha testimoniato e insieme studiato e commentato. Infine la lettura schusteriana di Benedetto fa emergere la teologia monastica, in una parola la spiritualità che sta alla base degli orientamenti dottrinali ed esistenziali del santo, che per Schuster altro non sono che un appello all'imitazione di Cristo. Saggio introduttivo di Mariano Dell'Omo.
Pubblicato per la prima volta in francese nel Dialogue de l’histoire et de l’ame charnelle, la meditazione qui offerta da Péguy sulla Passione di Cristo rappresenta un momento apicale della letteratura spirituale. Nonostante l’affezione alla vicenda, l’autore non risparmia decise bordate agli stereotipi e agli schemi teologici del suo tempo. Senza mai cedere al pietismo o a un certo “dolorismo” tipico di inizio secolo, la meditazione di Péguy sugli ultimi momenti della vita terrena di Gesù prende le mosse da alcune considerazioni sulla depressione e la nevrastenia che risultano di particolare attualità. Con grande naturalezza, si stabilisce un sottile legame tra la sofferenza del vivere contemporaneo e l’angoscia di Gesù nel Getsemani nel momento in cui fu colto dai tormenti di una morte annunciata. Il mistero dell’Incarnazione assume così tutto il suo spessore e la sua densità: lo stesso figlio di Dio ha conosciuto la paura dinanzi alla propria finitezza. A testimonianza di come Dio si sia fatto uomo sino alla più tragica conseguenza.
«Il titolo di questa sezione dell'Opera Omnia indica chiaramente l'oggetto delle opere presentate e subito si può intuire come siamo condotti al cuore dell'esistenza della Chiesa, che vive della Parola e del Pane, nutrendosi alla Tavola dei due alimenti necessari all'esistenza. I volumi di questa sezione hanno una data lontana nel tempo (1949, 1950, 1959-1993, date delle prime edizioni francesi), e tuttavia corrispondono a questioni che oggi sono più che mai importanti e difficili per la teologia e per l'esistenza cristiana; soprattutto, come si vedrà, la questione della lettura e interpretazione della Scrittura. [.. .] Le opere di de Lubac contenute in Scrittura ed Eucarestia trattano due grandi temi, che coincidono con i fondamenti della fede e della teologia cristiana. La Chiesa, infatti, vive della Parola testimoniata e portata dal Libro, e della Eucarestia, nella memoria di Gesù, celebrazione ma anche sintesi di tutta la storia e del mistero della salvezza. Sono opere che hanno fecondato la riflessione teologica del periodo immediatamente precedente il Vaticano II, e, anche se non citate, hanno nutrito alcuni documenti conciliari tra i più importanti (sulla rivelazione, sulla Chiesa, sulla liturgia). [...] E questo il significato delle opere di de Lubac, che rimangono dei classici della teologia del XX secolo, e proprio perché classici si presentano sempre attuali. Non si può capire la Chiesa senza pensare all'Eucarestia, e viceversa. L'esegesi, ricerca attenta, rigorosa, di tutta la dimensione storica e filologica della Scrittura, ha assoluto bisogno della lettura sempre attenta al "senso spirituale": solo così la Parola vivifica. Altrimenti rimane lettera morta, addirittura portatrice di morte.» (Dall'Introduzione di Azzolino Chiappini alla Sezione quinta dell'Opera Omnia)