"Capitini non è un mistico ma un operatore, non è un santo ma un maestro davvero "elementare", sia perchè considera le situazioni concrete e affronta le condizioni reali, sia per la precedenza e l'importanza che assegna alle pratiche.
Davanti ad Aldo Capitini e i suoi scritti - soprattutto se trattano di scuola e di educazione - si resta insieme persuasi e perplessi: attratti dalla persuasione e tentati dalla perplessità. Sono passati degli anni, si dirà, e troppe cose e persone sono cambiate se è vero che si è alle soglie o secondo altri al termine di una ennesima mutazione antropologica. Ma questa del tempo che passa e trasforma - in coscienza - è sempre stata una scusa. Bisogna in realtà soltanto decidersi, se leggere gli scritti di Capitini con il senso della storia o sotto il segno della compresenza. Se disporsi all'ascolto di una voce che ha cercato e ancora cerca, prima ancora di avere un dialogo con noi, di inaugurare e di invitare tutti a un colloquio corale.
E' davvero troppo per il lettore e l'educatore contemporaneo, ma l'apertura è una unità smisurata di misura con cui conviene confrontarsi.
Gli scritti pedagogici di Capitini - e per questo nostro suo libro che li ripubblica - parlano in effetti del modo e del mondo della scuola, e sono rivolti innanzitutto agli insegnanti che la abitano. Gli scritti pedagogici di Aldo Capitini restano validi proprio perchè sono ancora "inattuali": eppure in gran parte si tratta di modelli attuati e di maestri indimenticati e di analisi ancora valide e di indicazioni ancora fertili." (dall'introduzione)