Nel nostro tempo è sempre più dominante la convinzione che la verità, qualsiasi forma di verità, abbia un carattere storico e pragmatico. Ne deriva una concezione della filosofia, oggi oltremodo diffusa, che nega ogni verità e riconosce la propria stessa controvertibilità, storicità, pragmaticità.
A partire da questo sfondo Emanuele Severino discute le posizioni di alcuni filosofi italiani che hanno rivolto critiche e obiezioni al suo pensiero: da Massimo Cacciari a Vincenzo Vitiello, da Carlo Arata a Umberto Galimberti, da Massimo Donà a Vero Tarca, solo per citarne alcuni. Per Severino non solo c'è una dimensione comune sia alla concezione tradizionale della verità, sia alla distruzione di tale concezione – quella operata appunto dal pensiero filosofico del nostro tempo.
Ben oltre questa dimensione, anzi, la verità stessa è destinata a un senso che non appartiene alla storia dell'Occidente. E come tale già da sempre appare in ciò che vi è di più profondo in ciascuno di noi.
Emanuele Severino (Brescia, 1929) è uno dei più importanti filosofi contemporanei. Ha pubblicato numerose opere soprattutto con Adelphi e Rizzoli. Accademico dei Lincei, è da molti anni editorialista del "Corriere della sera".
L'attuale e scottante dibattito sulla natura umana dell'embrione viene qui presentato attraverso un importante contributo della filosofia medievale.
Il libro ricostruisce la posizione di Tommaso d'Aquino quanto all'origine e alla fine della vita umana, discutendo alcune possibili implicazioni bioetiche della sua dottrina embriologica. Centrale la posizione di Tommaso quanto al rapporto tra procurato aborto e omicidio e la sua posizione sul tema della coincidenza tra fine della vita umana e morte biologica dell'organismo. Più in particolare, il libro propone un'inedita e dettagliata ricostruzione del modo in cui Tommaso risolve due questioni cruciali del dibattito embriologico sia medievale che moderno: quella della natura dell’embrione e quella della sua identità trans-temporale.
La tesi centrale del libro è che Tommaso rifiuta consapevolmente la tesi dell'umanizzazione immediata dell'embrione: questa convinzione non scaturisce da nessuna debolezza del suo ragionamento filosofico né dalle limitate e inesatte conoscenze embriologiche che Tommaso aveva a disposizione.
Fabrizio Amerini (Prato, 1971), è attualmente ricercatore e docente di Storia della Filosofia Medievale presso il Dipartimento di Filosofia dell'Università di Parma. Si occupa di logica, metafisica e filosofia della mente nel periodo classico medievale (1250-1350). Editore e contributore dei volumi Dal convento alla città. Filosofia e teologia in Francesco da Prato O.P. (Firenze, 2008) e La logica di Francesco da Prato (Firenze, 2005); autore di Mental Representation and Semantics. Two Essays in Medieval Philosophy, in corso di stampa.