Ogni giorno, in Italia, centinaia di persone imparano a memoria un brano di teatro: lo fanno per entrare in un'accademia, per preparare un provino, per una qualsiasi audizione... E sempre, di fronte al testo da recitare (dopo aver letto la trama e ricavato le necessarie notizie sull'autore), devono controllare accenti, addolcimenti di alcune consonanti, passaggi sillabici insidiosi e foneticamente complicati. "Cento monologhi ben pronunciati" risponde a questa precisa esigenza: prendendo lo spunto da brani di varia natura ed epoca, accompagnati da specifici testi esplicativi, il volume evidenzia pronunce aperte e chiuse, raddoppiamenti fonosintattici, suoni dolci, aspri o intensi della lingua italiana. Nell'ampio saggio introduttivo l'autore spiega inoltre le ragioni che sottostanno alla particolare dizione che nel corso dei secoli abbiamo prescelto, con un'attenzione ulteriore verso problemi di prosodia, intonazione, cantilena. Per una pronuncia rigorosa ma allo stesso tempo serena, libera e sicura. Il volume contiene brani ed estratti richiesti nelle prove di ammissione delle più importanti accademie teatrali e cinematografiche italiane.
Nella raccolta di questi monologhi e soliloqui - il cui scopo essenziale, anche se non l'unico, è fornire alle attrici una scelta di testi praticabili in sede di provini e audizioni - è stato preferito un criterio di pura "efficienza" a quello di una diligente sistematizzazione scolastica. Accanto agli estratti di pièces ancora poco note o addirittura inedite, compaiono brani provenienti dalla letteratura, dal cinema e in un paio di casi da epistolari, gli uni e gli altri scelti in virtù degli originali e inconsueti approcci che offrono alla sfida interpretativa. Di volta in volta introdotti da illuminanti note esplicative (in alcuni casi a cura degli stessi autori), nel loro insieme essi suggeriscono gli umori e le atmosfere cangianti della modernità, spesso non estranea a spiazzanti rivisitazioni dei grandi miti.