Fino a che punto è possibile l'unità fra gli uomini e nel popolo di Dio? Ognuno di noi fa esperienze che ci confermano la difficoltà della condivisione di idee, di progetti, di intenti. Leggendo le storie delle origini d'Israele nelle vicende dei Patriarchi si rimane colpiti dal fatto che conflitti e conseguenti separazioni hanno accompagnato in maniera costante la trasmissione della promessa ad Abramo. Le divisioni sono una sorta di "principio di selezione" su cui si è costruita l'identità del popolo eletto ed elemento necessario alla composizione della fraternità tra i dodici figli di Giacobbe. Perché il tema dell'unità non diventi una visione idealistica e utopica vale la pena rileggere, attraverso un'esegesi attenta ma accessibile a tutti, quei racconti dei cicli patriarcali in cui le divisioni sono state necessarie.
Dimostrare l'esistenza di Dioè possibile, ecco le prove. Il bisogno di Assoluto è radicato in ogni animo umano come propensione all'autotrascendenza, a non adagiarsi nella condizione mondana, per cercare un senso dell'esistenza oltre i limiti della nostra natura. Ma ciò che è assoluto e trascendente necessariamente è anche ineffabile, perché non può essere totalmente compreso dalla mente umana. Almeno una volta nella vita ogni uomo si confronta con la possibilità di rispondere razionalmente alla domanda: "Dio esiste?". Se infatti per decidere di credere o di non credere di primo acchito si può non aver bisogno di un motivo razionale, tuttavia dopo aver deciso da che parte collocarsi sia il credente sia il non credente sono obbligati a cercare una giustificazione logica della loro scelta, altrimenti essa resta campata in aria, quindi facilmente scossa dalle intemperie esperienziali e dal logorio del dubbio che attraversa tutte le esistenze umane. Il saggio è rivolto tanto ai credenti quanto ai non credenti e prende in esame i percorsi della ragione intorno a quanto si può conoscere dell'Ineffabile alla ricerca delle prove dell'esistenza di Dio.
Tutto quello che c'è da sapere sulla vita, i miracoli e le leggende di una delle sante più popolari al mondo. Il volume non parla solo della Santa patrona di Palermo e del festino, la festa che i palermitani tributano annualmente in suo onore, ma va oltre. Attestazioni sincrone e pareri d'illustri studiosi italiani e stranieri, sono spunti per indirizzare il lettore verso percorsi che spaziano da quello folcloristico a quello storico, da quello della religiosità popolare a quello della fede cattolica, da quelle delle certezze a quelli dei dubbi sollevati da studiosi e da uomini di chiesa. Religiosità, arte, tradizione, legenda o bugia che si fa, anche, teatro colto e popolare, in un crescendo di rappresentazioni in Sicilia e in Spagna dopo il dichiarato ritrovamento delle ossa della Santa sul Monte Pellegrino. Racconto popolare, racconto di fede, ma anche punto d'incontro di dubbi e d'ipotesi contrastanti sulla veridicità di fatti salienti che spaziano dalla discendenza reale della Santa al ritrovamento delle ossa, alla fine della peste. Il "Pellegrino", alias monte Ercte, è stato ritenuto da sempre luogo sacro, prediletto per riti mitologici e divinatori, fin dai tempi antichi, e anche sede prediletta di molti eremiti.
Racconto e testimonianza diretta di don Stefano Nastasi, parroco dal 2007 al 2013 a Lampedusa. Don Stefano narra le vicende i cui vertici sono segnati dal primo viaggio apostolico di papa Francesco, l'8 luglio 2013, e dal tristissimo naufragio del 3 ottobre. La nuda umanità e i volti delle persone segnati dalla migrazione che incontrano l'accoglienza e la generosità degli abitanti dell'isola. Non può essere assente una lettura teologica del fenomeno migratorio e sulla significativa categoria dei "segni dei tempi" grazie all'intervento del teologo Alfonso Cacciatore. Si ritiene la migrazione sociologicamente come marca del tempo (lettura laica del fenomeno), teologicamente come innesto di Vangelo nella storia (lettura credente). La postfazione è del card. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento dal 2008 al 2021, il quale, sensibile al grido dei poveri, degli ultimi e degli esclusi, rilegge, nel cono di luce del racconto dei discepoli di Emmaus, biblicamente e sapienzialmente il fenomeno della migrazione. Il volume è una chiara contestazione all'atteggiamento securitario prevalente in una parte della politica e dei suoi leaders, e dell'opinione pubblica a questi fidelizzata, che vede nella migrazione e nei migranti un aggravio di problemi e costi per l'Europa e l'Italia.
Un'inedita e sorprendente lettura della storia dei discepoli di Emmaus, immagine del tuo cammino, della tua vita. Questo libro scaturisce dall'esperienza e dalla convinzione che il noi precede l'io, che il camminare assieme semplicemente perché si è uomini e donne che cercano amore e felicità condividendo la propria umanità e quella di Gesù, è ciò che qualifica il camminare stesso. Il mio io non è solo mio, ma anche tuo, e il tuo io è anche mio. Ci apparteniamo anche se non ci conosciamo. «Questa riflessione e frutto di molte letture certo, ma soprattutto frutto di quella lettura continua, paziente e talvolta impaziente che faccio del testo unico e multiforme e sovente abissale che è la "mia" vita».
Il libro aiuta a riscoprire la bellezza del sacramento del perdono, offrendo alcune chiavi di lettura per riflettere, verificare e purificare la mente dalle molteplici idee distorte che, per abitudine e per mancanza di un adeguata formazione, hanno inquinato e trasformato il suo significato. Un percorso di guarigione che vuole aiutare a comprendere come la misericordia di Dio non è ancora finita e che, lì dove arriva, ha il potere di trasformare la vita di un uomo aiutandolo a ritrovare la giusta collocazione nei confronti di Dio e del mondo. Inoltre il libro si sofferma sulle parti che compongono il rito per cogliere maggiormente la sua ricchezza teologica e spirituale. Mentre a conclusione viene proposta una breve antologia di brani scelti e uno schema per l'esame di coscienza, per nutrire la meditazione e la preghiera personale e il desiderio di sperimentare sempre più la misericordia infinita di Dio Padre.
Don Peppino Diana era soltanto un giovane prete, affamato di vita. Né cercava la morte né desiderava il martirio. Don Peppino non è stato un funzionario del sacro, un asettico distributore di sacramenti e di certificati, un burocrate della religione, un indifferente celebrante di morti ammazzati. Non ha accettato di tollerare i soprusi, le intimidazioni e la paura che la camorra imponeva a Casal di Principe e non solo. Annunciando il Vangelo in una terra di omicidi e violenza come prete non ha mai potuto predicare la rassegnazione. In una realtà dove la camorra pretendeva di cogestire il sacro e anche di finanziarlo, di governare e controllare bisogni e diritti, don Peppino ha semplicemente offerto la testimonianza sacerdotale che non era possibile nessuna intesa tra chi uccideva e pretendeva di essere il padrone del mondo e un cristiano, tanto più un prete. Don Peppino aveva il senso della missione in quanto parroco al quale è affidato un popolo e per quel popolo mette in conto la propria vita. Non dunque l'eroismo dei super uomini, ma la testimonianza di un semplice uomo, incarnato in una storia comune ma che non ha trovato scuse per tacere e ha cercato di capire cosa andasse fatto in quel luogo e in quel momento.
La ricerca del senso è la motivazione umana fondamentale, è la questione essenziale. L'essere umano «non vive del solo pane del fattibile, ma vive invece da uomo, e, proprio nella configurazione più tipica della sua umanità, vive di parola, di amore, di senso della realtà. Il senso delle cose è davvero il pane di cui l'uomo si sostenta, di cui alimenta il nucleo più centrale della sua umanità. Senza la parola, senza il senso, senza l'amore, l'uomo viene messo in condizione di non poter più nemmeno vivere, quand'anche fosse circondato in sovrabbondanza di tutti i conforts terreni immaginabili. La totalità di un senso reale di tutta l'esistenza può essere raggiunta solo mediante un impegno totale di tale esistenza in tutte le sue dimensioni» (Joseph Ratzinger).
Il presente volume si propone di indagare alcuni aspetti connessi all'attuale riacutizzazione del conflitto israelo-palestinese: la relazione tra la firma nel 2020 degli storici Accordi di Abramo e la ripresa della violenza di Hamas; la potenziale islamizzazione dell'Occidente in corrispondenza e in ragione del sostegno delle piazze democratiche, europee e non, alla causa palestinese; la necessità di chiarire il modo in cui debba essere inteso Hamas, se come formazione politica legittimamente resistente o come gruppo armato terroristico. Fulcro del testo è l'interpretazione dell'antisionismo, disallineata rispetto alla modalità corrente. Partendo dall'estensione semantica che il concetto di 'sionista' avrebbe assunto, secondo lo studioso Abraham B. Yehoshua, dopo il 1948, per cui lo Stato di Israele non appartiene solo ai suoi cittadini, ma all'intero popolo ebraico, l'Autore riflette sulla possibilità di impiego della nozione di 'antisionismo anti-semitico' per designare quel tipo di contemporanea particolare avversione nei confronti di Israele e degli ebrei nella loro totalità, che, passando strumentalmente per la 'semplice' e 'legittima' critica nei confronti del governo dello Stato ebraico, troppo spesso, ormai, si volge nella delegittimazione e nella richiesta di annientamento di Israele, oggi imprescindibile principio informatore dell'identità 'normalizzata' degli ebrei. Chiude il testo l'esposizione (critica) dei termini in cui si stanno presentando tanto la questione dell'accusa rivolta dal Sudafrica a Israele per genocidio nei confronti del popolo palestinese, sottoposta nel dicembre 2023 alla Corte internazionale di giustizia, quanto la relativa discussione pubblica, che vede contrapposti docenti universitari, avvocati, esperti giuristi, esponenti politici e intellettuali, in un'atmosfera che aggiunge tensione continua a una guerra che sembra non avere fine.
Uno straordinario volume di papa Benedetto XVI per richiamare gli uomini e le donne alla missione della cultura e al ruolo della ragione umana. La cultura è il luogo di incontro tra fede e ragione, in cui la ricerca della verità e la ricerca di Dio possono convergere in un dialogo fecondo. Questo dialogo apre la riflessione su temi cruciali per la nostra epoca: identità dell'uomo, etica, rapporto tra scienza e teologia, superamento delle divisioni tra le diverse discipline, ruolo della cultura per l'Europa. Visti i notevoli progressi della scienza, deve essere sancito un divorzio e così rinchiudere la fede nella superstizione, o è possibile ancora ricercare Dio con la propria ragione? A queste e altre domande risponde papa Benedetto XVI. Da questa magistrale opera emerge con chiarezza il carattere del Papa quale educatore impegnato nell'arricchire il patrimonio intellettuale dell'umanità.
Un volume inedito e straordinario scritto da uno degli allievi della scuola di Barbiana. Paolo Landi è stato a scuola da un "fustigatore di coscienze", così come definisce don Milani. Mettere a fuoco la pedagogia dell'educatore don Milani descrivendone il personaggio, la scuola, i metodi usati nel fare scuola, nonché il come deve essere l'insegnante per volare alto nel fare scuola, quello che don Lorenzo definiva: il come bisogna essere. Molti si soffermano sulla cronologia della vita di don Lorenzo, Paolo Landi invece testimonia e riporta il cuore di questo prete e l'anima del suo insegnamento.
Attraverso il diario di un prete di provincia, si racconta la lenta e inesorabile stretta del Fascismo e i turbamenti spirituali di un giovane pastore di anime, ricco di una vocazione genuina e profonda. Un "antieroe", che ha la capacità di lasciar scorrere gli eventi e di aspettare che facciano affiorare il loro senso nel corso del tempo, fino al gesto a sorpresa presente nel racconto. La storia del libro è ispirata al diario di don Erasmo, realmente esistito. In poco più di due anni di racconto si avvicendano fatti, personaggi e riflessioni. Mano a mano che la vicenda si dipana, don Erasmo si chiarisce le idee sul potere, sulla fede e soprattutto su se stesso. Oltre al protagonista, si affacciano alla storia una serie di figure vive ed emblematiche, come il Podestà, il Direttore di Banca, la Perpetua, l'Arcivescovo e alcuni amici. L'inafferrabile senso della vita è la storia di una conquista spirituale, personale e universale al tempo stesso. Il racconto di una vocazione gioiosa che spinge a cercare la piena realizzazione di sé attraverso la relazione dinamica, di ascolto e, spesso, di contrasto, con il mondo.
Che senso ha farsi preti? Cosa significa essere preti oggi? E soprattutto, ne abbiamo davvero ancora bisogno? Queste e tante altre sono le domande che l'autore si pone con arguzia e con una buona dose di autoironia sul "mestiere impossibile" del prete. Formazione nei seminari, burnout da parrocchia, senso del celibato sono solo alcuni dei temi presenti in quello che vuole essere anche un manuale d'istruzioni per un "mestiere", quello del prete, ormai in via di estinzione, ma che molti, così sembra, sentono ancora di dover custodire. L'autore ci restituisce in queste pagine il volto più umano e più fragile del prete di oggi, ma forse proprio per questo anche quello più credibile perché più simile al mistero fragile di Dio.
La mafia ha "rispettato" la Chiesa nella misura in cui essa non ha messo in discussione il suo controllo del territorio ed il prete si è fatto "affiziu ru parrinu" (l'ufficio del prete) tutto casa e chiesa, promotore di processioni, che "campa e fa campari". Ma don Pino è venuto allo scoperto, ha scelto di uscire dalla sagrestia e di vivere fino in fondo i problemi, i rischi, le speranze della sua gente. Alle spalle di ogni cadavere vittima di mafia si cercano giustamente gli esecutori materiali e i mandanti. Ma ogni delitto di mafia ha una terza categoria di colpevoli: i mandanti inconsapevoli, una categoria sociologica fatta da tutte le persone che per non correre rischi personali preferiscono vivere nel "puzzo del compromesso". Scrivono due testimoni che hanno conosciuto don Pino: uno studioso del fenomeno mafioso e un teologo cattolico provano, in una sorta di dittico, a rileggere il "caso Puglisi" soprattutto in prospettiva costruttiva: cosa possono fare le agenzie educative - in particolare la Chiesa cattolica - per contribuire a disarmare il sistema di dominio mafioso e a svelarne definitivamente le radici culturali ed etiche.
È proprio vero che il denaro è lo sterco del diavolo? Gesù è imprenditore e manager. I suoi insegnamenti sulla capacità della gestione economica e finanziaria sono ancora oggi validi per imprenditori, manager e per ognuno che nella propria vita quotidiana gestisce il denaro quale fonte di sostentamento. Le persone paiono poste di fronte a un'alternativa: o Gesù Cristo o il denaro. Nei Vangeli anche il lettore più preparato legge che la buona novella è annunciata ai poveri mentre ai ricchi è riservata una condanna senza appello. Inoltre, per diventare seguaci di Gesù e avere parte del suo regno occorre disfarsi dei propri beni, abbandonare professione, casa e famiglia, non lavorare, non accumulare per il domani, non preoccuparsi del sostentamento. Eppure, è nei Vangeli stessi che troviamo la spiegazione di come l'incompatibilità tra Cristianesimo e ricchezza sia nei fatti solo apparente e frutto di una lettura superficiale e incompleta. Il presente volume si pone come obiettivo quello di indagare a fondo e di meglio comprendere la delicata relazione (e quindi la compatibilità) tra mondo dell'economia e morale cristiana. Dalle riflessioni sono emerse infine alcune indicazioni e conclusioni che possono essere definite principi di azione. Questi principi sono di fatto delle 'best practice gestionali' che dimostrano quanto Gesù avesse perfettamente presenti questioni, problemi, dubbi e scelte di chi si trova ad agire in questo mondo e a gestire responsabilità e risorse umane, economiche e finanziarie.
Biagio Conte non è come gli altri. È la parte buona di ciascuno di noi. La tentazione di vivere in un altro modo. Che certe volte uno pensa: «Basta, mollo tutto e ricomincio daccapo». Ecco, Biagio è stato questo punto. Un medievale folle di Dio. Ha lasciato la famiglia, rinunciando a un futuro da imprenditore, per seguire il suo istinto sacro. Da eremita ha vissuto fra le montagne siciliane, ha viaggiato a piedi fino ad Assisi. Poi è tornato a Palermo e ha diviso la strada coi barboni. Le sue Città della gioia ora sono tre: la Cittadella del Povero, la Missione di Speranza e Carità, l'Accoglienza femminile. Ogni giorno oltre seicento persone grazie a lui hanno un tetto e tre volte al giorno un pasto caldo. Un racconto religioso che costringe a guardare l'altra faccia delle nostre città. Una rivoluzione. Intensa come la verità. Dolce come la carità. Musulmani, indù, cristiani, perseguitati dalle dittature, dalle guerre. Uomini soli. Tutti insieme, pronti a ripartire. Ed è bello sapere che c'è un posto così.
Papa Benedetto XVI sarà ricordato a lungo come un grande maestro della fede cristiana. Il suo magistero è ricco, coerente, fondato su numerose testimonianze dalla storia della Chiesa e del pensiero. Il teologo e il papa si è occupato di tutti gli aspetti della dottrina, illuminando e attualizzando un patrimonio millenario di conoscenze. Come possiamo vivere la sofferenza, il limite e la malattia in modo nuovo? Qual è la visione cristiana della morte? Come prepararci al giudizio di Dio e affidarci con sapienza e serenità alla sua misericordia? Cosa testimoniano i cristiani quando professano di attendere con gioia la "vita del mondo che verrà"? Cosa vuol dire annunciare la "risurrezione della carne"? Cosa vuol dire "comunione dei santi?" Sono interrogativi che ci toccano nel profondo, sia quando salutiamo una persona cara e dobbiamo rinunciare alla vicinanza di chi amiamo, sia quando noi stessi temiamo l'avvicinarsi della morte. Con paziente dedizione, papa Benedetto XVI getta luce là dove sembrano spesso prevalere il dubbio e la paura: per una fede nelle "Vita eterna" solida, fondata, argomentata e libera. Con il Testamento spirituale di Benedetto XVI.
Frate Francesco è ancora attuale e conserva una reale "forza di contemporaneità". Un frate Francesco fratello, un frate aperto all'ascolto, che sa predicare con parole povere, con un dire credibile, con un linguaggio semplice di parole asciutte, di cuore. Un frate se vogliamo dalla "personalità complessa", ma che non castiga, che non si sente superiore, che sa farsi piccolo, "prossimo". Uno straordinario e inedito dipinto del ritratto di Francesco d'Assisi. Per farlo, l'autore ha usato tutte le fonti più antiche e le ha confrontate con le più accreditate interpretaioni contemporanee. Ne viene fuori un profilo che attrae e insieme interroga ogni lettore. Lo stesso Francesco si definisce fratello, servo, piccolo, spregevole. Non vi è nessun dubbio: si tratta di un uomo umile. Eppure quest'uomo umile, che ha una bassa considerazione di sé, ha un'ambizione straordinaria: vuole parlare ai reggitori dei popoli, a tutti coloro che hanno il potere. E parla loro con autorità.
La sintesi perfetta del magistero di Benedetto XVI. Il papa emerito è presente nella memoria e nella considerazione di tantissimi fedeli anzitutto come maestro di fede. Teologo già attivo e ascoltato al Concilio Vaticano II non ha mai interrotto il suo instancabile servizio di insegnamento, predicazione, esposizione della bellezza e delle ragioni della fede. Un uomo capace di tenere ben chiari ed efficaci i "punti fermi" della dottrina, della morale e della speranza cristiana in un mondo sempre più incerto e diviso. Il libro presenta due parti che si illuminano vicendevolmente: 1. I fondamenti della fede: dal Dio creatore alla missione di Gesù, al dono dello Spirito che anima la Chiesa fino alla speranza cristiana per il futuro di ciascuno di noi. 2. Una risposta concreta alla fede: cosa vuol dire credere, amare, costruire la città dell’uomo, lavorare per la pace e la giustizia nel mondo attuale. Dare ragione della propria fede.
Su Giuda si è scritto tanto, forse troppo. Quella del traditore di Gesù è la figura più romanzata della letteratura biblica: -ha ispirato riflessioni disparate e contrastanti; -sono state fatte ipotesi sulle sue motivazioni e sulla radice del suo coinvolgimento nella morte del Maestro; -ha influenzato l'immaginazione e la percezione di ogni persona; -ha ispirato la letteratura, il cinema e gli artisti. Spesso tutto apertamente in contrasto con quanto realmente accaduto.