Da bambini non cercavamo nelle fiabe il brivido dello spaventino, ma volevamo imparare a riconoscere il coraggio, a vedere all'opera l'intelligenza, l'astuzia, la fortuna che aiuta gli audaci, che avevano la meglio sulla violenza, le ingiustizie, la prepotenza e le meschinità. Cercavamo l'evasione, certo, l'intrattenimento, ma anche tanto altro. In questi anni inquieti, di adattamento a dimensioni ed equilibri nuovi, Silvia Ballestra ha iniziato a comperare albi per bambini. Lo ha fatto per tornare 'a casa'. Alla poesia, alla bellezza, ai grandi temi e alle idee, alla creatività all'opera, alla sperimentazione, agli scarti imprevisti: tutte cose di cui è sempre più raro fare esperienza. Ed è così che è nata l'idea di trascorrere una notte intera nella casa delle fiabe. Al buio e da sola, Silvia Ballestra si è inoltrata nelle stanze dei fratelli Grimm, il Grimmwelt a Kassel in Germania. Non sono state necessarie formule magiche. Ad animarsi, a prendere vita, è stato l'intero edificio, con i suoi fantasmi, le sue storie, le sue voci e soprattutto le parole. Perché sono proprio le parole a guidarci in un universo popolato di donne, anonime e non solo, scrittrici e narratrici orali: le loro mani e le loro voci sono potenti.
«Ho cominciato a andare in Russia nel 1991, più di trenta anni fa e, in questi anni, credo di essere stato a Pietroburgo una ventina di volte. In questi venti viaggi sono stato forse tre volte in quello che, in occidente, è il più celebre dei musei russi, l'Ermitage, e più di venti volte, ventitré, credo, al Museo Russo. Non che mi dispiaccia, l'Ermitage, solo che, all'Ermitage, c'è l'arte occidentale, al Museo Russo c'è la più grande collezione al mondo di arte russa. E, fin dalla prima volta, ad attraversare le sale del Museo Russo mi è sembrato di leggere un libro di storia. Quando mi chiedono cosa ci dicono i romanzi di Dostoevskij sulla vita in Russia nell'Ottocento, a me vien da pensare che è vero, ci dicono molto, della vita in Russia nell'Ottocento, ma molto di più, mi sembra, ci dicono di noi, della nostra vita di adesso, del nostro coraggio e della nostra paura.»