A 25 anni dal martirio di Padre Pino Puglisi, che cosa rimane della sua eredità umana, pastorale e spirituale? A tale domanda vuole rispondere questo saggio di mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo. Lo fa naturalmente alla luce della recente visita di papa Francesco a Palermo, in cui il Pontefice idealmente ha consegnato il martire di Brancaccio a tutta la Chiesa. Accogliere e riconoscere il martire significa accogliere e riconoscere la Parola di Cristo che si fa presenza concreta nella storia degli uomini. Padre Pino Puglisi, nota l’autore, non è stato un “prete anti-mafia”, ma un uomo, un cristiano, un sacerdote che ha vissuto fino in fondo il Vangelo là dove il Signore l’ha voluto. E questo, come traspare anche dagli interrogatori dei mandanti e dei suoi assassini, ha dato fastidio alla mafia. La buona strada del Vangelo, la beatitudine della mitezza, incarnata da Puglisi, ha letteralmente “destabilizzato” la mentalità mafiosa.
Le pagine culturali dei maggiori quotidiani italiani sostengono che sia in atto una diffusa ripresa di interesse per la filosofia, in effetti, il recente successo di molte pubblicazioni di genere filosofico, nonché di numerosi festival dedicati all'argomento, sembra testimoniare la consistenza di questo fenomeno, il quale, peraltro, pare contraddistinto da una caratteristica indubbiamente interessante, quella della popolarità, cioè dell'ampiezza, mai sino a oggi registrata, del numero di coloro che, pur senza possedere una specifica competenza in materia, manifestano attenzione per la plurisecolare vicenda del pensiero fìlosofico. "I 100 grandi filosofi" intende rivolgersi primariamente proprio a quanti, sebbene non specialisti della disciplina, sono comunque attratti dallo sviluppo della riflessione filosofica così come si è venuto concretamente realizzando attraverso i contributi dei vari pensatori susseguitisi nel tempo.
Nel 1919 un oscuro bibliotecario di New York, Charles H. Fort, pubblicò un'opera che mise a soqquadro gli ambienti intellettuali americani, il volume si intitolava "Il libro dei dannati", e in esso Fort catalogava con scrupolo maniacale una serie di episodi "ai confini della realtà" se non abbondantemente oltre. A distanza di quasi un secolo dalla fatica di Fort, ecco Stephen I. Spignesi muoversi nella medesima direzione con "I 100 grandi fenomeni inspiegabili", un compendio di tutti i misteri irrisolti che hanno accompagnato, e accompagnano tuttora, le vicende del genere umano sul pianeta Terra.
La guerra scatenata da Mussolini contro l'Etiopia per la conquista di un "impero" che innalzasse l'Italia al rango di potenza coloniale (e poco importa che si trattasse, nel giudizio sprezzante di Indro Montanelli, di "una campagna per la conquista di qualche casco di banane") rappresenta una delle pagine meno conosciute del Ventennio. Eppure la conquista dell'impero nel corno d'Africa costituisce uno dei momenti di massima proiezione del regime fascista sulla scena internazionale, una sorta di banco di prova della "romanissima" aggressività della nuova Italia in camicia nera. A ripercorrere le fasi della breve avventura etiopica dei presunti nipotini di Giulio Cesare (un'epopea nel contempo drammatica e grottesca, che si consumò nel giro di pochi anni), provvede ora questo volume, un saggio divulgativo dedicato interamente alla guerra in Africa Orientale dal 1935 al 1941. "La conquista dell'Impero" illustra e approfondisce gli aspetti salienti di quegli anni infuocati, proponendo una ricostruzione a tutto tondo di fatti, personaggi, motivazioni, glorie e menzogne della presenza italiana in Etiopia.
Di tutte le storie personali che hanno segnato la Seconda Guerra Mondiale e i travagliati anni successivi, poche possono reggere il paragone con quella di Eric Pleasants, un membro dell'ala "bastarda" delle SS di Hitler, i British Free Corps. Pacifista convinto, Pleasants passò i primi anni del conflitto nell'isola di Jersey, occupata dai tedeschi. Fu imprigionato dai nazisti e, tra una fuga e l'altra, la sua vita si trasformò in un vortice di eventi imprevedibili. Visse un breve periodo nella Parigi occupata, fu catturato e reclutato dai British Free Corps delle Waffen SS, si innamorò di una giovane donna tedesca, fu testimone del bombardamento di Dresda e tentò di sfuggire alle truppe sovietiche che invadevano Berlino rifugiandosi nei condotti della rete fognaria. Al termine della guerra, Pleasants si ritrovò dalla parte comunista della Cortina di Ferro. Riprese a esibirsi come "forzuto" in un circo itinerante ma fu arrestato dal KGB, accusato di spionaggio e condannato a venticinque anni di lavori forzati in uno dei tristemente noti campi di concentramento della Russia artica. Dopo la morte di Stalin, nel 1953, Eric Pleasants venne finalmente liberato da quello che era diventato il suo Purgatorio privato e speciale, dopo aver passato quasi metà della sua esistenza all'interno di un incubo atroce. Morì nel 1998 all'età di ottantasette anni.