L'opera intende riproporre quell'interesse per gli studi sistematici relativi alla tarda giurisprudenza romana, in particolare applicati alle opere di codificazione, ripercorrendo, attraverso il confronto capillare degli schemi del Codex Theodosianus e del Codex Jiustinianus, le forme di riflessione logica e di costruzione di un sistema giuridico codicistico. Salvo poi ampliare il confronto anche nello schema del Digesto la cui formazione si veniva verosimilmente completando proprio nel periodo in cui iniziava quella del codice del 534: la stesura di quest'ultimo, dunque, ne potrebbe essere stata a sua volta influenzata. Ne deriva un singolare tessuto di influenze incrociate su cui un ruolo importante devono avere svolto le scuole.
La monografia ripercorre la storia dei testi giusromanistici (leges e iura) recepiti nelle fonti del diritto canonico altomedievali, illustrandone l'uso ed il valore ad essi attribuito presso gli organi giudiziari ecclesiastici (dei quali si analizzano anche i principi procedurali tratti dal diritto romano). Successivamente - sulla base dei dati raccolti - si esamina il problema, ancora oggi aperto, dell'uso del diritto giustinianeo (e teodosiano) da parte di Graziano. Di particolare interesse è infine l'esposizione della teoria grazianea delle fonti del diritto (Distinctiones I-XXI del Decretum) e della tradizione attraverso la quale egli giunse a fornire un fondamento teologico al diritto positivo.
L'opera presenta, nel quadro delle relazioni internazionali, l'attuale situazione della protezione dei diritti umani. La trattazione prende spunto dai mutamenti avvenuti nella comunità internazionale negli anni seguenti il 1989 per studiarne le conseguenze sulla normativa e gli strumenti posti a tutela dei diritti fondamentali dell'uomo a livello dell'ONU e delle sue strutture.