Michel Foucault non è stato soltanto un lettore esigente e uno scrittore il cui stile era riconosciuto e ammirato all'uscita di ogni suo libro. Il suo rapporto con la letteratura è sempre stato complesso, critico, strategico. I testi che compongono il presente volume - trascrizioni inedite di lezioni, conferenze, trasmissioni radiofoniche - ne danno un'ampia e rilevante testimonianza. Shakespeare, Cervantes, Diderot, Sade, Artaud, Leiris... Come poche altre volte ha fatto, Michel Foucault offre una descrizione della sua biblioteca di testi letterari.
In un'epoca in cui le parole d'ordine più accreditate ed efficaci sembrano essere quelle della difesa identitaria e del ritorno alle radici, questo invito all'evasione fatto da Emmanuel Levinas già nel 1935, a due anni cioè dalla vittoria di Hitler in Germania e a dodici da quella di Mussolini in Italia, suona ancora oggi come l'antidoto migliore a quelle forme di dominio che, nonostante la rinuncia alla violenza e il formale rispetto degli ideali democratici, continuano a incatenare la libertà degli individui. Si tratta di evadere dall'essere, dalla sua opacità, dalla sua vischiosità, da quel suo tratto rivoltante e disgustoso di cui l'esperienza della nausea è già una testimonianza e una presa di distanza; ma si tratta soprattutto di evadere da quell'essere ingombrante e mortifero per la nostra esistenza soggettiva rappresentato in primo luogo proprio da noi stessi, dalla nostra identità, dalla nostra illusione di autosufficienza. Si tratta infine di evadere da noi per andare verso l'altro, verso quel radicalmente "altro", in cui riposa, al prezzo di diventarne ostaggi, la nostra, difficile ma irrinunciabile, libertà.
"Farla finita innanzitutto con lo schema unilaterale di un certo razionalismo secondo il quale l'Occidente moderno si sarebbe affermato contro il cristianesimo e sottraendosi al suo oscurantismo (curiosamente, lo stesso Heidegger ripeterà, a modo suo, qualcosa di questo schema): perché si tratta di comprendere come il monoteismo in generale e il cristianesimo in particolare abbiano contribuito a generare l'Occidente. Bloccare, però, anche ogni tentativo di "guarire" i "mali" del mondo attuale (la sua privazione di senso) con un ritorno al cristianesimo in particolare, o alla religione in generale: poiché si tratta di comprendere come siamo già usciti dal religioso. Domandarsi quindi nuovamente che cosa, senza negare il cristianesimo ma senza neanche tornare a esso, potrebbe condurci verso un punto, una risorsa sommersa sotto il cristianesimo, sotto il monoteismo e sotto l'Occidente, che bisognerebbe ormai mettere in luce: perché questo punto aprirebbe, insomma, a un avvenire del mondo che non sarebbe più né cristiano, né anti-cristiano, né monoteista né ateista o politeista, ma capace di andare proprio al di là di tutte queste categorie (dopo averle rese tutte possibili)". (Jean-Luc Nancy)