I circa centocinquant'anni che vanno dagli inizi del Settecento all'Unità d'Italia conobbero avvenimenti che mutarono radicalmente le condizioni politiche, sociali, istituzionali del regno meridionale, nonché la produzione artistica, specie nel campo dell'architettura. Trattando dell'arte meridionale del XVIII secolo, occorre innanzitutto registrare l'"internazionalizzazione" della propria cultura artistica; che ha come sfondo il fenomeno decisivo dell'Illuminismo. L'Ottocento si apre invece con i fatti rivoluzionari del 1799 e con la successiva dominazione francese, che segnerà un punto di svolta nella cultura artistica, influenzata fortemente dai modelli d'oltralpe. Dal classicismo di Paolo De Matteis e Francesco Solimena alla grande architettura del periodo borbonico, con il fiorire dei siti reali, primo su tutti la reggia di Caserta progettata da Luigi Vanvitelli, il volume ripercorre l'intero arco di una produzione che ha dato i suoi esiti più alti non solo nelle arti "maggiori" (le sculture di Domenico Antonio e Lorenzo Vaccaro, la prolifica stagione del vedutismo con Giovan Battista Lusieri e Antonio loli), ma anche nelle arti applicate (le grandi dinastie di argentieri, riggiolari e marmorari attivi nella capitale e nelle province del regno).
Questa storia dell'arte prende le mosse dalla frattura longobarda, che segna, insieme con la fine dell'unità politica, l'avvio di una storia di forti diversificazioni. Accanto alle capitali il discorso si sviluppa sulla vasta tessitura di fatti artistici che caratterizzano il territorio e le sue gerarchie, grandi, medie e piccole. Sono dunque in primo luogo le strade a tracciare un connotato forte della storia dell'arte nel Mezzogiorno. Così come peculiare appare la diffusione degli insediamenti monastici, e via via quella dei borghi abitati, sempre più fortemente caratterizzati dall'accentramento e dalla scelta di siti arroccati e protetti.