È forse la favola più famosa del mondo, un classico che da secoli seduce i lettori di Oriente e Occidente. Ma è anche un'opera millenaria e stratificata in cui si mescolano tradizioni persiane, arabe e indiane, rimasta a lungo nell'ombra prima che un arabista francese del Settecento ne mettesse in luce lo splendore letterario. Per Kader Abdolah è «quel libro maestoso che è sempre stato sulla mensola del camino» della casa paterna e che lo ha accompagnato per la vita. Seguendo una tradizione di famiglia che invita ogni anziano a riscrivere un testo antico da lasciare in eredità ai discendenti, ma rivolgendosi a noi europei, l'autore iraniano racconta le sue Mille e una notte, una versione moderna che conserva tutta l'atmosfera fiabesca e il fascino sensuale della fonte originaria. Notte dopo notte, per avere salva la vita, la bella Shehrazade ammalia il sultano sanguinario con un fiume di racconti nei racconti che parlano di califfi e visir, principesse e schiave, mercanti, jinn, metamorfosi e magie, mettendo in scena il potere, il desiderio, l'amore e il gioco del destino. Un labirinto incantato di storie a cui Kader Abdolah aggiunge brevi note per raccontare ciò che sta dietro le quinte: le complesse origini dell'opera e della sua protagonista, le modifiche che ha subito attraverso i secoli e le culture, i personaggi storici che nasconde, il ruolo delle figure femminili in un mondo violentemente patriarcale. Ma è soprattutto il piacere di raccontare che si ritrova in ogni pagina di questo libro, i cui protagonisti sono la parola e l'immaginazione con il loro potere di salvarci, di fermare il tempo per più di mille e una notte.
La Storia dei potenti si intreccia con la vita semplice, spesso sofferta, sempre intensa, degli umili, l'amore di Ismail, carico di nostalgia, per la patria con quello intimo e dolente per il padre, gli ideali di giustizia e libertà con l'impegno a parlare per chi non può più farlo. E ancora una volta, l'incontro tra Persia e Occidente, tra impervie montagne iraniane e dune olandesi, tra poesia, icastica e lieve, e una lingua sobria ed essenziale, intesse motivi inattesi e preziosi, figure mitiche e fiabesche nella trama della nostra cultura.
Dopo aver raccolto nel Corano le rivelazioni di Allah a Maometto, Zayd, figlio adottivo e cronista del Messaggero, sente l’urgenza di consegnare ai posteri la storia della sua vita. Perché “non si può capire il Corano se non si capisce Mohammad: un sognatore, un gaudente, un amante delle donne e della vita”, ma soprattutto “un uomo curioso”. Così Zayd parte alla ricerca di testimoni del suo tempo – mercanti, poeti, studiosi, adepti, nemici o famigliari del suo signore – cui cede la parola per ripercorrere la vicenda umana del profeta e condottiero che ha cambiato la Storia. Gli anni dei suoi lunghi viaggi come carovaniere e l'incontro con i grandi imperi - Bisanzio, la Persia e L'Egitto – che avevano conosciuto la civiltà e un unico Dio; il desiderio di riscatto del suo popolo dall’arretratezza e dalle divisioni; i giorni tormentati senza risposte e poi l’incontro scardinante con Allah, la forza rivoluzionaria di quel messaggio che si rivolge agli umili, alle donne e agli schiavi; la strategica fuga alla Medina, fino alla conquista della Mecca e la violenta affermazione dell’Islam. In una dimensione incerta tra realtà, mito e storia, attraverso la prosa elementare e plastica di Zayd-Abdolah, Muhammad è raccontato con le sue debolezze e i suoi sentimenti: un profondo senso religioso convive con gusti libertini, la pazienza con l’ira, la mistica con un mondano cinismo. Kader Abdolah è convinto che non si possa giudicare l’Islam, e quindi capire la realtà, la storia e l’Occidente, senza conoscere il suo Profeta, il suo Libro e il contesto che li hanno generati. Il messaggero è una sua personalissima reinvenzione letteraria che mescola, con delicato rispetto e dissacrante ironia, cronaca e poesia, da cui Muhammad emerge in tutta la sua umanità e modernità. Un racconto che ha i profumi e i colori della sua terra, e che parla del potere della parola e del misterioso incontro con il divino.
Bolfazl è un esule iraniano che ha trovato rifugio in Olanda. Nonostante le difficoltà che deve affrontare in questa nuova esistenza, vive il suo stato di esule con grande forza d'animo, sensibilità, desiderio di comprendere e volontà di integrarsi. Nel suo cammino è aiutato dal vicino di casa René, un ex artista, sposato e con una figlia, che scopre di essere omosessuale. L'emarginazione cui è sottoposto René è identica a quella provata da Bolfazl. Ma per l'iraniano la condizione di diversità è stimolo per una nuova rinascita. E se la crisi di René aumenta e le bottiglie vuote si accumulano nel cortile, la lingua olandese diventa per Bolfazl una chiave per entrare in un mondo nuovo, fatto di sogni e aspettative.