Il mondo arabo, i cui assetti ed equilibri interni costituiscono un fattore decisivo nello scacchiere internazionale di questo inizio di nuovo millennio, è lo scenario della straordinaria e coraggiosa autobiografia di Abdullah II, re di Giordania. Straordinaria e coraggiosa perché la sua decisione di raccontare, senza censure e reticenze, le vicende più delicate vissute in dodici anni di regno dal suo paese e dal Medio Oriente è dettata dalla drammatica percezione che gli spiragli per giungere a una pacifica convivenza tra israeliani e palestinesi, nodo cruciale per la stabilità della regione, si stiano pericolosamente restringendo, e che solo un'analisi dei complessi avvenimenti che hanno determinato il quadro attuale possa contribuire a far capire a tutti l'urgenza di una ripresa immediata del dialogo. Con sorprendente franchezza, Abdullah ripercorre i momenti cruciali della sua crescita come uomo e come statista: la formazione alla leggendaria accademia inglese di Sandhurst; la carriera militare ostacolata dagli intrighi di palazzo; l'amore a prima vista per la bellissima Rania, destinata a diventare icona di stile e paladina dei diritti umani nei paesi arabi; e infine il profondo legame con il padre, l'amatissimo re Hussein, da lui assunto a modello nella difficile arte del governo e della diplomazia.