"In quanto parola di Dio, il Corano è il fondamento della vita di ogni musulmano. Tutti i casi pubblici e privati, religiosi e secolari, rientrano sotto la sua giurisdizione". Questa visione predominante, peraltro formulata da un intellettuale arabo non fondamentalista, è probabilmente una delle principali cause dell'evidente conflitto politico, sociale e ideologico presente nella quasi totalità dei paesi musulmani. Nasr Abu Zayd, uno dei più importanti intellettuali arabi, condensò nelle pagine coraggiose e illuminanti di questo libro le sue riflessioni circa la necessità di contestualizzare il testo sacro nella storia, cercando di restituire all'interpretazione del Corano il suo valore più autentico per sottrarlo a qualsiasi manipolazione politica e religiosa. Ciò che il Corano offre ai musulmani, sostiene Abu Zayd, non è l'islamizzazione della vita, e neppure la totale separazione della religione dalla vita. Separare la religione dallo Stato è tuttavia essenziale, senza che ciò significhi relegare la religione sullo sfondo della vita sociale. Come modalità di comunicazione tra Dio e l'uomo, il Corano, argomenta Abu Zayd, insegna che l'interpretazione letterale del testo sacro significa congelare la parola di Dio nel momento del suo annuncio storico, ovvero semplificare e impoverire l'immensa e complessa dottrina dell'Islam, trasformando una religione della fede in una religione delle opere e dei riti.
Nasr Hàmid Abu Zayd è stato un intellettuale musulmano in grado di cogliere le sfide della modernità e di tradurle nella sua cultura. Al centro del suo progetto una lettura ermeneutica, storica e umanistica del Corano e l'affermazione di un pensiero critico in grado di intrecciare l'Islam con la cultura della libertà e del pluralismo. Il libro, che raccoglie scritti per la maggior parte inediti, è un omaggio ai temi più attuali del dibattito su Islam e diritti umani che l'autore ci ha lasciato: la questione di genere, le pene corporali, la sharia, la finanza islamica, la relazione con altre confessioni e culture, l'apostasia, la poligamia. Un grande rigore scientifico si accompagna a una profonda religiosità al servizio della comprensione di quei versetti più critici, meno chiari o nei quali sembrano dominare i concetti di violenza e ingiustizia, spesso considerati all'origine della dicotomia tra pensiero islamico e modernità. Introduzione di Nina zu Fürstenberg
Nato nel 1943 in Egitto, Nasr cresce nel villaggio di Quhafa dove ancora bambino diventa "portatore del Corano". Dopo un percorso formativo insolito, approda all'università dove comincia la sua avventura intellettuale che lo porterà alla scoperta dell'ermeneutica e delle moderne scienze del linguaggio. Nel 1995 gli viene mossa l'accusa di apostasia e nelle moschee infuria contro di lui una violenta campagna denigratoria. Questo volume intreccia memorie personali e riflessioni di largo respiro, sullo sfondo delle vicende mediorientali degli ultimi decenni. Nasr racconta la sua fede, parla di libertà e democrazia, dei rapporti tra religione e politica nell'Islam in un libro che si pone come vero e proprio ponte fra due culture.