Cos'è che "muove" la storia? Le nazioni, certo, e le grandi scoperte, le rivoluzioni, le curve demografiche, le guerre, le crisi e i boom economici. Le parole. Perché la storia, anche quella con la S maiuscola, non è fatta di astrazioni, bensì di persone, che vivono sbarcando il lunario e hanno speranze, ambizioni, un'idea di futuro. In ogni epoca, a ogni latitudine, alcuni uomini e donne hanno saputo indicare agli altri il futuro attraverso le parole. Hanno parlato in nome della libertà, della dignità, della giustizia o del potere. Hanno risvegliato e veicolato il sentire comune intorno a un'idea. Nel bene e nel male, da Pericle a Obama, saltando a piè pari il politichese in salsa di slogan.
Perché si dice "avere sulla testa la spada di Damocle", "cadere tra le braccia di Morfeo" o "fare uno sforzo titanico"? Cosa sono "i giorni di Alcione", "il nodo gordiano" e il "tocco di Mida"? Ci sono moltissime espressioni d'uso comune che affondano le loro radici lontano nel tempo, nella tradizione greco-latina e nelle storie dei miti, più avvincenti e intricate di una soap opera. Per non farci fare la figura dei barbari (si legga la voce relativa), l'autore ritesse il filo di questi racconti, di cui abbiamo forse perso la memoria, ma che appartengono alla storia dell'umanità e non smettono mai di stupire con la profondità e la modernità che solo i classici hanno.