Mario Almerighi, giudice in prima linea nella lotta alla mafia e agli apparati corrotti dello stato, ripercorre quarant'anni di storia italiana, tra delitti dimenticati e politici impuniti. Una storia che inizia in Sicilia a fine anni settanta, quando il magistrato Giangiacomo Ciaccio Montalto avvia un'inchiesta su uno dei clan mafiosi più attivi della zona. Montalto si ritrova presto da solo nelle indagini e accerchiato dalle minacce, e il 25 gennaio 1983 viene freddato da un commando di sicari. Da questo omicidio di un servitore dello stato che lo stato stesso non ha saputo o non ha voluto proteggere, parte una scia di sangue e malaffare che intreccia politica, corruzione e criminalità organizzatai. L'antimafia serra i ranghi, sono gli anni del maxiprocesso di Falcone e Borsellino, in risposta alla stagione degli omicidi eccellenti di mafia. Saltano tutti i patti, lo stato forse si compromette oltre ogni misura: Mario Almerighi di quei fatti è stato protagonista, un testimone che racconta in questo libro, per la prima volta, la sua versione.
"Nella borsa di Roberto Calvi c'è un tesoro. Conteso da tutti. Il Vaticano vuole assolutamente entrare in possesso di quelle carte compromettenti, qui rivelate al pubblico insieme alla corrispondenza intercorsa tra alti prelati romani, politici e boss della malavita. Un intreccio sbalorditivo che anticipa molto di quanto accaduto a Roma con l'inchiesta 'Mafia capitale'. Mario Almerighi il magistrato che ha avviato l'inchiesta sulla ricettazione della borsa di Roberto Calvi, il banchiere morto nel 1982, racconta che cosa ha scoperto e fa vedere le carte finora rimaste nei cassetti. Calvi è stato stritolato da poteri troppo forti in cui si sovrappongono politica internazionale, riciclo di denaro sporco, speculazioni finanziarie, commerci illeciti." Prefazione di Marco Travaglio.
Ottobre 1997. Il procuratore capo di Palermo Giancarlo Caselli sta procedendo a indagini delicate sui vertici di Cosa nostra e sulle collusioni con lo Stato. Vive blindato. Mille chilometri più a Nord dello Stivale l'anonima sarda ha sequestrato l'imprenditore bresciano Giuseppe Soffiantini. Ai rapitori che pretendono il riscatto si decide di mandare una squadra di Nocs. A guidarla è l'ispettore Samuele Donatoni, caposcorta dello stesso procuratore Caselli. Durante il raid qualcosa va storto. Donatoni resta ucciso. Un solo colpo, tragica fatalità. Poco dopo Soffiantini è liberato e gran parte della banda viene arrestata. Mario Moro, identificato come l'assassino dell'ispettore, muore nel conflitto a fuoco con le forze dell'ordine. Per il delitto Donatoni le indagini del pm di Roma, Franco Ionta, portano alla condanna di quasi tutti i sequestratori. Quando viene arrestata in Australia la mente del gruppo, Giovanni Farina, tocca a lui finire sotto processo. Questo libro comincia da qui. Da un'aula di tribunale dove, udienza dopo udienza, un giudice scopre uno scenario inquietante. I testimoni non sono attendibili. Solo Nicola Calipari racconta dettagli decisamente contrari all'accusa. Il giudice assolve Farina e invita a cercare i veri colpevoli tra le forze dell'ordine. La sentenza è confermata in Cassazione, ma la giustizia si ferma qui. Oggi quel giudice ha deciso di aprire uno squarcio nelle istituzioni, scrivendo un libro. (Prefazione di Furio Colombo)